A fronte della sua intrinseca liminalità, la spiaggia è spesso stata interpretata come un archetipo, rubricandola tra i simboli della condizione umana. I testi, almeno dal dopoguerra in poi, ce ne restituiscono però un’immagine ambigua, sospesa tra piacevolezza e inquietudine allucinata. Di qui, la necessità di ripensare questo cronotopo attraverso gli strumenti della critica tematica, ponendo l’accento sulla reattività che la letteratura ha dimostrato anche di fronte a quello che in apparenza è il più trascurabile tra gli habitus contemporanei: l’andare al mare. Le narrazioni balneari non sono infatti da considerarsi poco impegnate o di minor pregio artistico, libri “da spiaggia”, come la loro ambientazione potrebbe ingannevolmente indurre a pensare. Al contrario, ricoprono un ruolo qualitativamente significativo nella produzione dei migliori prosatori italiani e sono caratterizzate da un preciso inventario stilistico e tematico. Non si tratta, quindi, di una mera lista di opere che tematizzano lo spazio marino, ma di un’indagine che mira a mettere a fuoco tanto le costanti quanto le varianti del tema in oggetto, interpretandole sia attraverso strumenti ermeneutici specificatamente letterari, sia in un'ottica interdisciplinare, ponendole in relazione ai principali mutamenti socioculturali ed economici occorsi nel secondo Novecento. Individuare ed esaminare il repertorio dei motivi ricorrenti, dei moduli espressivi e delle modalità discorsive con cui gli autori hanno “ritagliato” le spiagge reali e inventato le spiagge di carta – cercando sempre di storicizzarli e compararli creando nessi critici – è dunque l’oggetto di questa tesi.
La spiaggia. Varianti e persistenze di un tema nella narrativa italiana del secondo Novecento
STEFENEL, SOFIA
2024/2025
Abstract
A fronte della sua intrinseca liminalità, la spiaggia è spesso stata interpretata come un archetipo, rubricandola tra i simboli della condizione umana. I testi, almeno dal dopoguerra in poi, ce ne restituiscono però un’immagine ambigua, sospesa tra piacevolezza e inquietudine allucinata. Di qui, la necessità di ripensare questo cronotopo attraverso gli strumenti della critica tematica, ponendo l’accento sulla reattività che la letteratura ha dimostrato anche di fronte a quello che in apparenza è il più trascurabile tra gli habitus contemporanei: l’andare al mare. Le narrazioni balneari non sono infatti da considerarsi poco impegnate o di minor pregio artistico, libri “da spiaggia”, come la loro ambientazione potrebbe ingannevolmente indurre a pensare. Al contrario, ricoprono un ruolo qualitativamente significativo nella produzione dei migliori prosatori italiani e sono caratterizzate da un preciso inventario stilistico e tematico. Non si tratta, quindi, di una mera lista di opere che tematizzano lo spazio marino, ma di un’indagine che mira a mettere a fuoco tanto le costanti quanto le varianti del tema in oggetto, interpretandole sia attraverso strumenti ermeneutici specificatamente letterari, sia in un'ottica interdisciplinare, ponendole in relazione ai principali mutamenti socioculturali ed economici occorsi nel secondo Novecento. Individuare ed esaminare il repertorio dei motivi ricorrenti, dei moduli espressivi e delle modalità discorsive con cui gli autori hanno “ritagliato” le spiagge reali e inventato le spiagge di carta – cercando sempre di storicizzarli e compararli creando nessi critici – è dunque l’oggetto di questa tesi.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/83800