Alla luce di molti studi che suggeriscono lo stretto legame che potrebbe intercorrere tra la variabilità fisiologica e la flessibilità psicologica, cioè la capacità di adattarsi all’ambiente in modo plastico, duttile e coerente in base all’entità degli stimoli a cui continuamente siamo chiamati a rispondere, in questo studio si è scelto di approfondire l’indagine di tale legame. Alla base c’è il profondo convincimento, supportato da vasta letteratura, che l’equilibrio tra il sistema nervoso simpatico e parasimpatico, sia cruciale per il benessere psicologico, permettendo di avere risposte pronte e perfino acute se le circostanze lo richiedono, ma anche di ritornare ad un baseline in un tempo coerente con la durata e l’intensità dello stimolo. La prima ipotesi formulata in questo studio è stata dunque che ci fosse una relazione lineare tra le variabili: cioè che a più alti valori di variabilità fisiologica corrispondessero maggiori valori di flessibilità psicologica, visto che la letteratura collega minori livelli di HRV e SC a inflessibilità psicologica, psicopatologia e deficit nella regolazione emotiva. Tuttavia, dato che una recente review sull’argomento afferma che ci sia un intervallo ideale di variabilità fisiologica che corrisponde a salute psichica (Heiss et. al., 2021), in questo studio si è elaborata una seconda ipotesi: che ci sia una relazione non lineare tra variabilità fisiologica e flessibilità psicologica. Considerando le difese come filtro maladattivo dell’esperienza, che viene interpretata in maniera rigida e poco flessibile in quanto minaccia conflittuale, con una scarsa regolazione emotiva, si può ipotizzare che tale rigida interpretazione comporti una cattiva regolazione dell’ansia inconscia che emerge dalle emozioni conflittuali e quindi una minore adattabilità all’ambiente: si ipotizza che questo processo sia riscontrabile sia dall’osservazione clinica attraverso il linguaggio verbale e non verbale, sia dagli indici fisiologici registrati, quali la variabilità della frequenza cardiaca e della conduttanza cutanea, rilevando una distribuzione che veda corrispondere maggiori livelli di flessibilità psicologica a un range intermedio dei valori della variabilità fisiologica. Al contrario, ci si attende una scarsa flessibilità psicologica in corrispondenza di valori estremi di variabilità fisiologica. Una persona tendenzialmente flessibile avrà un repertorio più ampio di strumenti a sua disposizione e mostrerà un uso più malleabile e adattivo delle sue risorse, mostrando di attestarsi su livelli intermedi di variabilità della frequenza cardiaca e di conduttanza cutanea, in una sorta di intervallo ideale.
INTERAZIONE TRA FLESSIBILITA' PSICOLOGICA E VARIABILITA' FISIOLOGICA NELLA REGOLAZIONE DELL'ANSIA INCONSCIA
MARCHETTI, CHIARA
2024/2025
Abstract
Alla luce di molti studi che suggeriscono lo stretto legame che potrebbe intercorrere tra la variabilità fisiologica e la flessibilità psicologica, cioè la capacità di adattarsi all’ambiente in modo plastico, duttile e coerente in base all’entità degli stimoli a cui continuamente siamo chiamati a rispondere, in questo studio si è scelto di approfondire l’indagine di tale legame. Alla base c’è il profondo convincimento, supportato da vasta letteratura, che l’equilibrio tra il sistema nervoso simpatico e parasimpatico, sia cruciale per il benessere psicologico, permettendo di avere risposte pronte e perfino acute se le circostanze lo richiedono, ma anche di ritornare ad un baseline in un tempo coerente con la durata e l’intensità dello stimolo. La prima ipotesi formulata in questo studio è stata dunque che ci fosse una relazione lineare tra le variabili: cioè che a più alti valori di variabilità fisiologica corrispondessero maggiori valori di flessibilità psicologica, visto che la letteratura collega minori livelli di HRV e SC a inflessibilità psicologica, psicopatologia e deficit nella regolazione emotiva. Tuttavia, dato che una recente review sull’argomento afferma che ci sia un intervallo ideale di variabilità fisiologica che corrisponde a salute psichica (Heiss et. al., 2021), in questo studio si è elaborata una seconda ipotesi: che ci sia una relazione non lineare tra variabilità fisiologica e flessibilità psicologica. Considerando le difese come filtro maladattivo dell’esperienza, che viene interpretata in maniera rigida e poco flessibile in quanto minaccia conflittuale, con una scarsa regolazione emotiva, si può ipotizzare che tale rigida interpretazione comporti una cattiva regolazione dell’ansia inconscia che emerge dalle emozioni conflittuali e quindi una minore adattabilità all’ambiente: si ipotizza che questo processo sia riscontrabile sia dall’osservazione clinica attraverso il linguaggio verbale e non verbale, sia dagli indici fisiologici registrati, quali la variabilità della frequenza cardiaca e della conduttanza cutanea, rilevando una distribuzione che veda corrispondere maggiori livelli di flessibilità psicologica a un range intermedio dei valori della variabilità fisiologica. Al contrario, ci si attende una scarsa flessibilità psicologica in corrispondenza di valori estremi di variabilità fisiologica. Una persona tendenzialmente flessibile avrà un repertorio più ampio di strumenti a sua disposizione e mostrerà un uso più malleabile e adattivo delle sue risorse, mostrando di attestarsi su livelli intermedi di variabilità della frequenza cardiaca e di conduttanza cutanea, in una sorta di intervallo ideale.| File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/85077