Understanding and explaining human behavior is particularly challenging when the underlying motivations differ from those that are more common or widely recognized. Human observation remains the primary method by which Psychological Science attempts to formulate hypotheses in order to develop a more comprehensive understanding of human nature. Often, we find ourselves astonished and disoriented when confronted with news articles and reports related to violent and heinous behaviors – sometimes even murders – which intensifies the search for meaning, making it more concrete and goal-oriented, with the aim of better understanding and ultimately preventing such inhuman acts. Upon closer examination, the explanations commonly offered by mass media for such atrocious events seem to trace back to early childhood and the nature of the attachment formed between parent and child. While this hypothesis might appear intuitively plausible, it is not easily supported by empirical evidence. The Attachment Theory serves as the foundational framework for this particular type of formulation regarding the parent-child bond. John Bowlby’s hypothesis – along with numerous psychoanalytic considerations that preceded and followed his work – has not only provided fertile ground for scientific production in the clinical field, but has also shaped a distinctive framework that has taken hold in public opinion, leading to the belief that parental influence is the central factor around which an individual’s personality and behavior revolve throughout the lifespan. This paper will analyze the effect that such a hypothesis may have on the psychological well-being of parents whose children have committed heinous and reprehensible crimes. "Existential shame" and "sense of guilt" are two psychological states experienced when the underlying motivations behind criminal actions carried out by their children are explained and traced back to dysfunctional parental and attachment styles in early childhood. This approach cannot be considered exhaustive in understanding contemporary phenomena, nor effective in preventing them. Instead, it risks being highly detrimental to the lived experiences of parents who find themselves enduring a tragic condition of pain, shame, and guilt.

Comprendere e saper spiegare le condotte umane è un compito assai difficile, specialmente quando le motivazioni sottostanti si affrancano da quelle più comuni e diffuse. Osservare gli esseri umani continua ad essere lo strumento principale attraverso cui la Psicologia cerca di formulare le proprie ipotesi per poter offrire una sempre più completa comprensione dell’Uomo. Sovente capita di trovarsi attoniti e spaesati dinanzi a notizie e articoli relativi a comportamenti violenti ed efferati – talvolta addirittura omicidi – che spingono questa ricerca di senso a farsi sempre più concreta ed efficace affinché sia possibile in futuro scongiurare fenomeni tanto inumani. A ben vedere, le motivazioni che spesso vengono fornite attraverso i mass media per spiegare episodi tanto atroci sembrano poter essere riconducibili alla prima infanzia e alla modalità di attaccamento che il genitore è riuscito ad instaurare con il proprio figlio. Sebbene questa ipotesi possa essere facilmente intuibile, è piuttosto difficile da dimostrare. A fungere da base per questa particolare tipologia di formulazioni sul legame genitore-figlio è la Teoria dell’Attaccamento. L’ipotesi di John Bowlby – accompagnata dalle numerose considerazioni psicoanalitiche a lui precedenti e successive – ha offerto terreno fertile non soltanto alla produzione scientifica in ambito clinico, ma ha contribuito anche a dare forma ad una peculiare matrice di pensiero che si è diffusa e strutturata tra l’opinione pubblica, arrivando a considerare l’influenza genitoriale come il perno attorno a cui circumnavigano la personalità e le condotte dell’individuo nell’arco del ciclo di vita. In questo lavoro si prenderà in analisi l’effetto che tale ipotesi può avere sul benessere psicologico dei genitori di individui che si macchiano di reati efferati e biasimevoli. “Vergona esistenziale” e “senso di colpa” sono due stati psicologici che vengono vissuti e sofferti nel momento in cui le motivazioni sottostanti alle azioni criminali condotte dai figli vengono narrate e fatte ricondurre a particolari stili genitoriali e di attaccamento disfunzionali in tenera età. Un approccio che non si può definire né esaustivo per comprendere quanto accade nella nostra contemporaneità, né utile per prevenire in futuro tali fenomeni, ma che rischia di essere altamente dannoso per il vissuto di genitori che si ritrovano a vivere una condizione tragica di dolore, di vergogna e di colpa.

Genitori sotto accusa. Vergogna esistenziale e senso di colpa nella narrazione psicologica e massmediatica.

GIOVANNELLI PAGONI, LUCA
2024/2025

Abstract

Understanding and explaining human behavior is particularly challenging when the underlying motivations differ from those that are more common or widely recognized. Human observation remains the primary method by which Psychological Science attempts to formulate hypotheses in order to develop a more comprehensive understanding of human nature. Often, we find ourselves astonished and disoriented when confronted with news articles and reports related to violent and heinous behaviors – sometimes even murders – which intensifies the search for meaning, making it more concrete and goal-oriented, with the aim of better understanding and ultimately preventing such inhuman acts. Upon closer examination, the explanations commonly offered by mass media for such atrocious events seem to trace back to early childhood and the nature of the attachment formed between parent and child. While this hypothesis might appear intuitively plausible, it is not easily supported by empirical evidence. The Attachment Theory serves as the foundational framework for this particular type of formulation regarding the parent-child bond. John Bowlby’s hypothesis – along with numerous psychoanalytic considerations that preceded and followed his work – has not only provided fertile ground for scientific production in the clinical field, but has also shaped a distinctive framework that has taken hold in public opinion, leading to the belief that parental influence is the central factor around which an individual’s personality and behavior revolve throughout the lifespan. This paper will analyze the effect that such a hypothesis may have on the psychological well-being of parents whose children have committed heinous and reprehensible crimes. "Existential shame" and "sense of guilt" are two psychological states experienced when the underlying motivations behind criminal actions carried out by their children are explained and traced back to dysfunctional parental and attachment styles in early childhood. This approach cannot be considered exhaustive in understanding contemporary phenomena, nor effective in preventing them. Instead, it risks being highly detrimental to the lived experiences of parents who find themselves enduring a tragic condition of pain, shame, and guilt.
2024
Parents on trial. Existential shame and sense of guilt in psychological and mass media narratives.
Comprendere e saper spiegare le condotte umane è un compito assai difficile, specialmente quando le motivazioni sottostanti si affrancano da quelle più comuni e diffuse. Osservare gli esseri umani continua ad essere lo strumento principale attraverso cui la Psicologia cerca di formulare le proprie ipotesi per poter offrire una sempre più completa comprensione dell’Uomo. Sovente capita di trovarsi attoniti e spaesati dinanzi a notizie e articoli relativi a comportamenti violenti ed efferati – talvolta addirittura omicidi – che spingono questa ricerca di senso a farsi sempre più concreta ed efficace affinché sia possibile in futuro scongiurare fenomeni tanto inumani. A ben vedere, le motivazioni che spesso vengono fornite attraverso i mass media per spiegare episodi tanto atroci sembrano poter essere riconducibili alla prima infanzia e alla modalità di attaccamento che il genitore è riuscito ad instaurare con il proprio figlio. Sebbene questa ipotesi possa essere facilmente intuibile, è piuttosto difficile da dimostrare. A fungere da base per questa particolare tipologia di formulazioni sul legame genitore-figlio è la Teoria dell’Attaccamento. L’ipotesi di John Bowlby – accompagnata dalle numerose considerazioni psicoanalitiche a lui precedenti e successive – ha offerto terreno fertile non soltanto alla produzione scientifica in ambito clinico, ma ha contribuito anche a dare forma ad una peculiare matrice di pensiero che si è diffusa e strutturata tra l’opinione pubblica, arrivando a considerare l’influenza genitoriale come il perno attorno a cui circumnavigano la personalità e le condotte dell’individuo nell’arco del ciclo di vita. In questo lavoro si prenderà in analisi l’effetto che tale ipotesi può avere sul benessere psicologico dei genitori di individui che si macchiano di reati efferati e biasimevoli. “Vergona esistenziale” e “senso di colpa” sono due stati psicologici che vengono vissuti e sofferti nel momento in cui le motivazioni sottostanti alle azioni criminali condotte dai figli vengono narrate e fatte ricondurre a particolari stili genitoriali e di attaccamento disfunzionali in tenera età. Un approccio che non si può definire né esaustivo per comprendere quanto accade nella nostra contemporaneità, né utile per prevenire in futuro tali fenomeni, ma che rischia di essere altamente dannoso per il vissuto di genitori che si ritrovano a vivere una condizione tragica di dolore, di vergogna e di colpa.
Attaccamento
Vergogna
Senso di colpa
Bowlby
Genitori
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/88794