Sallekhanā is a millenary practice of voluntary death by starvation practiced by some specific members of the indian Jain community. It still represents a critical issue, object of notable national and international legal, political, medical e cultural clashes. In 2015, even before but with less resonance, an accuse against the practice has been ruled stating It is undeniably a suicidal act directly in contrast to the positive right to live difended by the Constitution. In the meanwhile, the defenders of sallekhanā tried to make It clear that It has nothing to do with suicide, since the latter is egoistic and irrational. A more accurate analyses of this pratice, of its different narrations avaible in canonical texts, in european travelers' reports and in today's cronicals, will be helpful in clarifying the process of the cultural creation of historical imaginaries which work as roots for the current controversy. Finally, putting the sallekhanā into the wider topic of the end of life, we will see if such atavic practices, with their historial complexity, can contribute to the global bioethical debate on the right to die as well as to live.

La sallekhanā è una pratica millenaria di morte volontaria messa in atto da alcuni membri della comunità indiana jaina. Ha rappresentato, e ancora rappresenta, un oggetto di importanti scontri legali, politici, medici e culturali, nazionali e internazionali. Nel 2015, e con minore risonanza anche precedentemente, le è stata mossa l'accusa di essere evidentemente una pratica suicidaria in diretto contrasto con il diritto alla vita costituzionalmente difeso. Nel frattempo, invece, i suoi difensori si sono impegnati a dimostrare che essa non condivide niente con il suicidio, essendo quest'ultimo un atto egoistico e irrazionale. Un'analisi più accurata di questa pratica, attraverso le differenti narrazioni presenti nei testi canonici, nei resoconti dei viaggiatori europei e nelle cronache odierne, permettono di analizzare più dettagliatamente le categorie epistemiche alla base della creazione storica degli immaginari attualmente condivisi. Infine, inserendo la sallekhanā nel più ampio contesto del fine vita, si cercherà di comprendere se pratiche ataviche come questa, grazie proprio alla loro specifica complessità storica, possano contribuire all'attuale dibattito bioetico globale sul diritto di disporre della propria vita e morte.

Sallekhanā. Narratività della morte volontaria

BONAVENTURA, MARTA
2024/2025

Abstract

Sallekhanā is a millenary practice of voluntary death by starvation practiced by some specific members of the indian Jain community. It still represents a critical issue, object of notable national and international legal, political, medical e cultural clashes. In 2015, even before but with less resonance, an accuse against the practice has been ruled stating It is undeniably a suicidal act directly in contrast to the positive right to live difended by the Constitution. In the meanwhile, the defenders of sallekhanā tried to make It clear that It has nothing to do with suicide, since the latter is egoistic and irrational. A more accurate analyses of this pratice, of its different narrations avaible in canonical texts, in european travelers' reports and in today's cronicals, will be helpful in clarifying the process of the cultural creation of historical imaginaries which work as roots for the current controversy. Finally, putting the sallekhanā into the wider topic of the end of life, we will see if such atavic practices, with their historial complexity, can contribute to the global bioethical debate on the right to die as well as to live.
2024
Sallekhanā. Narrativity of voluntary death
La sallekhanā è una pratica millenaria di morte volontaria messa in atto da alcuni membri della comunità indiana jaina. Ha rappresentato, e ancora rappresenta, un oggetto di importanti scontri legali, politici, medici e culturali, nazionali e internazionali. Nel 2015, e con minore risonanza anche precedentemente, le è stata mossa l'accusa di essere evidentemente una pratica suicidaria in diretto contrasto con il diritto alla vita costituzionalmente difeso. Nel frattempo, invece, i suoi difensori si sono impegnati a dimostrare che essa non condivide niente con il suicidio, essendo quest'ultimo un atto egoistico e irrazionale. Un'analisi più accurata di questa pratica, attraverso le differenti narrazioni presenti nei testi canonici, nei resoconti dei viaggiatori europei e nelle cronache odierne, permettono di analizzare più dettagliatamente le categorie epistemiche alla base della creazione storica degli immaginari attualmente condivisi. Infine, inserendo la sallekhanā nel più ampio contesto del fine vita, si cercherà di comprendere se pratiche ataviche come questa, grazie proprio alla loro specifica complessità storica, possano contribuire all'attuale dibattito bioetico globale sul diritto di disporre della propria vita e morte.
Sallekhanā
voluntary death
narrativity
Jainism
Indian religions
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/91237