Il genocidio artistico armeno: una tragedia contemporanea nascosta

This thesis explores the highly sensitive topic of the Armenian artistic genocide, a systematic process of destruction targeting Armenian cultural and artistic heritage that began in 1894 and reached its peak during the years of the Armenian Genocide in 1915. After a brief overview of the historical background and a discussion of the legal issues surrounding the recognition of cultural genocide as a distinct crime under international law, the study focuses on a selected group of artistic and cultural sites—including monasteries, churches, khachkars, frescoes, and architectural complexes—that were destroyed, burned, looted, or repurposed as stables, warehouses, military barracks, or prisons. Through documentary and iconographic analysis, this research aims to reconstruct the memory of these places and the lost artworks—many of which are now vanishing even from official records. The primary goal is to give voice to a silenced heritage, restoring historical dignity and academic visibility to these cultural testimonies, within a broader reflection on the relationship between cultural destruction and collective identity.

La presente tesi affronta il tema estremamente delicato del genocidio artistico armeno, un processo sistematico di distruzione del patrimonio culturale e artistico armeno che ha avuto inizio nel 1894 e ha raggiunto il suo apice durante gli anni del genocidio armeno del 1915. Dopo una sintetica ricostruzione storica degli eventi e un’esposizione delle principali questioni giuridiche legate al riconoscimento del genocidio culturale come crimine distinto nel diritto internazionale, lo studio si concentra su una selezione di siti artistici e culturali – tra monasteri, chiese, khachkar, affreschi e complessi architettonici – che furono distrutti, incendiati, saccheggiati o trasformati in stalle, magazzini, caserme e prigioni. Attraverso un’analisi documentaria e iconografica, questa ricerca intende ricostruire la memoria di questi luoghi e delle opere d’arte perdute, molte delle quali stanno ormai scomparendo anche dai registri ufficiali. Lo scopo principale è quello di dare voce a un patrimonio silenziato, restituendogli dignità storica e visibilità accademica all’interno di una più ampia riflessione sul rapporto tra distruzione culturale e identità collettiva.