La tesi analizza l’evoluzione del diritto dei consumatori, le diverse tipologie di consumatori, la disciplina delle pratiche commerciali scorrette, facendo infine riferimento ad un approfondimento applicativo attraverso l’analisi del caso Compass Banca. L’elaborato si apre con una riflessione sull’importanza crescente del consumo nella società contemporanea; l’acquisto di beni e servizi è diventato una pratica quotidiana che riflette non solo scelte economiche, ma anche culturali e identitarie. In questo scenario postmoderno, il consumatore assume un ruolo sempre più centrale, non solo nei mercati, ma anche nel diritto. Nel primo capitolo, vengono ricostruite le origini storiche del consumerismo, nato agli inizi del Novecento negli Stati Uniti in risposta a problematiche legate alla salute pubblica (come le frodi alimentari) e ai comportamenti delle grandi imprese. Questo movimento si è poi diffuso in Europa, portando alla formazione di associazioni di tutela dei consumatori e all’introduzione delle prime norme specifiche. In Italia, il percorso è stato più lento, ma ha trovato espressione sia attraverso l’associazionismo che nella normazione nazionale e comunitaria, culminando nel Codice del Consumo. Particolare attenzione è dedicata alla definizione giuridica di consumatore, che in ambito europeo e italiano fa riferimento alla persona fisica che agisce per scopi estranei all’attività imprenditoriale o professionale. Tuttavia, la tesi mette in evidenza come tale definizione, pur consolidata, lasci fuori soggetti deboli non formalmente riconosciuti (come piccole imprese, associazioni o famiglie in difficoltà) e non tenga conto delle situazioni di effettiva fragilità in cui molti individui si trovano. Vengono distinte tre figure principali: il consumatore medio, il consumatore negligente e il consumatore vulnerabile. Il secondo capitolo è dedicato alla disciplina delle pratiche commerciali scorrette, ossia quei comportamenti messi in atto da professionisti per indurre o manipolare le decisioni dei consumatori. Queste pratiche, che possono essere ingannevoli (per omissione o falsità) o aggressive (per pressione psicologica o coercizione), sono vietate dalla Direttiva 2005/29/CE e dal Codice del Consumo. L’obiettivo è garantire una corretta informazione, la trasparenza delle condizioni contrattuali e una scelta libera e consapevole da parte dell’utente. In questo ambito, assume un ruolo cruciale l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM), chiamata a vigilare, accertare e sanzionare le violazioni. La sua attività si configura non solo come repressiva ma anche regolatoria, nella misura in cui contribuisce a delineare le condotte lecite e a orientare il comportamento degli operatori economici. Il terzo capitolo è dedicato all’analisi del caso Compass Banca, emerso tra il 2015 e il 2018, che ha visto coinvolta l’istituzione finanziaria italiana in una vicenda di presunta pratica commerciale scorretta. In particolare, Compass Banca venne accusata dall’AGCM di aver venduto polizze assicurative abbinate a prestiti personali, senza chiarire che l’adesione a tali polizze fosse opzionale. Questa omissione informativa ha compromesso la libertà di scelta dei consumatori, molti dei quali in condizioni di vulnerabilità, inducendoli a sottoscrivere prodotti non necessari. Il caso è stato portato davanti alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che ha confermato la necessità di una valutazione della scorrettezza della pratica sulla base della sua incidenza concreta sulla libertà di scelta del consumatore.
Dal consumatore medio al consumatore vulnerabile. Il caso Compass
NERI, ILARIA
2024/2025
Abstract
La tesi analizza l’evoluzione del diritto dei consumatori, le diverse tipologie di consumatori, la disciplina delle pratiche commerciali scorrette, facendo infine riferimento ad un approfondimento applicativo attraverso l’analisi del caso Compass Banca. L’elaborato si apre con una riflessione sull’importanza crescente del consumo nella società contemporanea; l’acquisto di beni e servizi è diventato una pratica quotidiana che riflette non solo scelte economiche, ma anche culturali e identitarie. In questo scenario postmoderno, il consumatore assume un ruolo sempre più centrale, non solo nei mercati, ma anche nel diritto. Nel primo capitolo, vengono ricostruite le origini storiche del consumerismo, nato agli inizi del Novecento negli Stati Uniti in risposta a problematiche legate alla salute pubblica (come le frodi alimentari) e ai comportamenti delle grandi imprese. Questo movimento si è poi diffuso in Europa, portando alla formazione di associazioni di tutela dei consumatori e all’introduzione delle prime norme specifiche. In Italia, il percorso è stato più lento, ma ha trovato espressione sia attraverso l’associazionismo che nella normazione nazionale e comunitaria, culminando nel Codice del Consumo. Particolare attenzione è dedicata alla definizione giuridica di consumatore, che in ambito europeo e italiano fa riferimento alla persona fisica che agisce per scopi estranei all’attività imprenditoriale o professionale. Tuttavia, la tesi mette in evidenza come tale definizione, pur consolidata, lasci fuori soggetti deboli non formalmente riconosciuti (come piccole imprese, associazioni o famiglie in difficoltà) e non tenga conto delle situazioni di effettiva fragilità in cui molti individui si trovano. Vengono distinte tre figure principali: il consumatore medio, il consumatore negligente e il consumatore vulnerabile. Il secondo capitolo è dedicato alla disciplina delle pratiche commerciali scorrette, ossia quei comportamenti messi in atto da professionisti per indurre o manipolare le decisioni dei consumatori. Queste pratiche, che possono essere ingannevoli (per omissione o falsità) o aggressive (per pressione psicologica o coercizione), sono vietate dalla Direttiva 2005/29/CE e dal Codice del Consumo. L’obiettivo è garantire una corretta informazione, la trasparenza delle condizioni contrattuali e una scelta libera e consapevole da parte dell’utente. In questo ambito, assume un ruolo cruciale l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM), chiamata a vigilare, accertare e sanzionare le violazioni. La sua attività si configura non solo come repressiva ma anche regolatoria, nella misura in cui contribuisce a delineare le condotte lecite e a orientare il comportamento degli operatori economici. Il terzo capitolo è dedicato all’analisi del caso Compass Banca, emerso tra il 2015 e il 2018, che ha visto coinvolta l’istituzione finanziaria italiana in una vicenda di presunta pratica commerciale scorretta. In particolare, Compass Banca venne accusata dall’AGCM di aver venduto polizze assicurative abbinate a prestiti personali, senza chiarire che l’adesione a tali polizze fosse opzionale. Questa omissione informativa ha compromesso la libertà di scelta dei consumatori, molti dei quali in condizioni di vulnerabilità, inducendoli a sottoscrivere prodotti non necessari. Il caso è stato portato davanti alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che ha confermato la necessità di una valutazione della scorrettezza della pratica sulla base della sua incidenza concreta sulla libertà di scelta del consumatore.| File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/95782