Unbound Politics: Puerto Rico, Radical Migration, and the Reimagining of Political Form Beyond the State. Exploring Sovereignty, Ambiguity, and the Generative Horizons of Mobility.

This thesis treats Puerto Rico as a litmus-test laboratory for reimagining political form beyond the state. It begins with a critical reconstruction of sovereignty’s classic pillars, decision (Schmitt), plurality (Arendt), exception and bare life (Agamben), and necro-colonial governance (Mbembe), to show how Puerto Rico’s anomalous positioning unsettles each. A legal genealogy of the Foraker Act, the Insular Cases, and the Commonwealth then clarifies the paradox of “citizenship without full rights.” Rather than reading ambiguity as a mere deficit, the thesis argues that ambiguity operates as a generative device: it produces new subjectivities and opens space for what I call generative institutions, arrangements that arise from movement, contingency, and proximity rather than territorial fixity. Against standard invocations of self-determination as a territorial endpoint (especially in a context where many Puerto Ricans demand U.S. statehood) the thesis foregrounds a right to movement as a radical political claim that exposes the limits of the self-determination principle. Drawing on Fanon, Spivak, Bhabha, and Scott, it reads Puerto Rican diasporic practices as post-state subjectivation: translocal networks, deterritorialized citizenship, and relational forms of belonging (Anderson; Shachar; Gilroy; Hall; Massey). The final chapter proposes an alternative lexicon (mobility, affective proximity, relational authority, margin-as-method) clarifying how shifting configurations of territory, authority, and rights arise from movement rather than territorial fixity. Methodologically, the project braids legal analysis with political theory and diasporic inquiry to trace how mobility does not escape institutions but makes them. By centering Puerto Rico’s radical migrations, the thesis reframes sovereignty as a reversible, relational practice and sketches the horizons of generative institutions capable of hosting political life beyond the bounded state.

Questa tesi tratta Porto Rico come un laboratorio per reimmaginare la forma politica oltre lo Stato. Inizia con una ricostruzione critica dei pilastri classici della sovranità, decisione (Schmitt), pluralità (Arendt), eccezione (Agamben) e governo necro-coloniale (Mbembe), per mostrare come la posizione anomala di Porto Rico destabilizzi ciascuno di essi. Una genealogia giuridica del Foraker Act, degli Insular Cases e del Commonwealth chiarisce poi il paradosso di una “cittadinanza senza pieni diritti”. Invece di leggere l’ambiguità come un mero deficit, la tesi sostiene che essa operi come dispositivo generativo: produce nuove soggettività e apre spazio a quelle che chiamo istituzioni generative, assetti che scaturiscono dal movimento, dalla contingenza e dalla prossimità più che dalla fissità territoriale. Contro le invocazioni standard dell’autodeterminazione come approdo territoriale (soprattutto in un contesto in cui molti portoricani chiedono l’ammissione come Stato degli Stati Uniti), la tesi mette in primo piano un diritto al movimento come rivendicazione politica radicale che mette a nudo i limiti del principio di autodeterminazione. Traendo spunto da Fanon, Spivak, Bhabha e Scott, interpreta le pratiche diasporiche portoricane come soggettivazione post-statuale: reti translocali, cittadinanza deterritorializzata e forme relazionali di appartenenza (Anderson; Shachar; Gilroy; Hall; Massey). Il capitolo finale propone un lessico alternativo (mobilità, prossimità affettiva, autorità relazionale, margine-come-metodo), chiarendo come configurazioni mutevoli di territorio, autorità e diritti sorgano dal movimento più che dalla fissità territoriale. Metodologicamente, il progetto intreccia analisi giuridica, teoria politica e indagine diasporica per mostrare come la mobilità non si limiti a sfuggire alle istituzioni, ma le produca. Centrando le migrazioni radicali di Porto Rico, la tesi riconfigura la sovranità come pratica reversibile e relazionale e abbozza gli orizzonti di istituzioni generative capaci di ospitare la vita politica oltre lo Stato confinato.