L'elaborato si propone come un riassunto delle principali riflessioni filosofiche sulla fotografia. Strutturato in tre capitoli, il saggio offre: (a) una riflessione sul rapporto tra fotografia e arte, partendo dal ragionamento di Robert Scruton; (b) l'analisi del pensiero di Kendall Walton, che propone la teoria della trasparenza fotografica; (c) il confronto - partendo dal ragionamento di Gregory Currie - tra la visione diretta che l'osservatore ha nei confronti della realtà con la visione della realtà mediata dalla fotografia. Considerato uno dei principali esponenti dello scetticismo artistico fotografico, Scruton sostiene che, a causa della sua origine meccanica, la fotografia non possa essere una forma di rappresentazione artistica. Egli arriva a questa conclusione perchè ritiene che un'opera per essere una forma d'arte necessiti di manifestare l'intenzionalità dell'artista nel momento della sua creazione, cosa che secondo Scruton, nella fotografia è impossibile. In risposta a Scruton, Diarmuid Costello e Dominic Lopes (esponenti della nuova teoria fotografica) analizzeranno la fotografia non più come risultato di un processo meccanico causale, ma come un processo in cui avviene la registrazione di un evento luminoso che poi viene elaborato. In questo modo, si cerca di dar spazio alla fotografia nel mondo artistico. Concordando con Scruton su alcuni punti, Kendall Walton propone la teoria della trasparenza filosofica. Secondo Walton, vedere una fotografia equivale a vedere la realtà in modo diretto. Affermare ciò significa affermare che si genera nell'osservatore lo stesso senso di contatto percettivo che egli avrebbe se vedesse ciò che è rappresentato nella fotografia in modo diretto. Questo senso di contatto è lo scarto che separa la fotografia dalla pittura e l'avvicina a quegli oggetti protesici - come specchi, microscopi, telescopi - che sono classificati come trasparenti. Il ragionamento di Walton ha generato un vivace dibattito sul rapporto tra osservatore - fotografia - realtà. Partendo dalla riflessione di Gregory Currie, che vede le fotografie come forme di rappresentazioni naturali - e in quanto tali ne nega la trasparenza - il dibattito passa attraverso la riflessione di Jonathan Cohen and Aaron Meskin, i quali negano alla fotografia la possibilità di essere trasparente. I due autori, evidenziano l'incapacità della fotografia di fornire le informazioni spazio temporali (informazioni egocentriche) dell'oggetto all'osservatore. In risposta a Cohen e Meskin, Won-Leep Moon sosterrà invece che alcune fotografie, con le determinate circostanze, possono essere trasparenti.

Arte, rappresentazione e trasparenza. Sulla filosofia della fotografia

PIOTTO, FEDERICO
2021/2022

Abstract

L'elaborato si propone come un riassunto delle principali riflessioni filosofiche sulla fotografia. Strutturato in tre capitoli, il saggio offre: (a) una riflessione sul rapporto tra fotografia e arte, partendo dal ragionamento di Robert Scruton; (b) l'analisi del pensiero di Kendall Walton, che propone la teoria della trasparenza fotografica; (c) il confronto - partendo dal ragionamento di Gregory Currie - tra la visione diretta che l'osservatore ha nei confronti della realtà con la visione della realtà mediata dalla fotografia. Considerato uno dei principali esponenti dello scetticismo artistico fotografico, Scruton sostiene che, a causa della sua origine meccanica, la fotografia non possa essere una forma di rappresentazione artistica. Egli arriva a questa conclusione perchè ritiene che un'opera per essere una forma d'arte necessiti di manifestare l'intenzionalità dell'artista nel momento della sua creazione, cosa che secondo Scruton, nella fotografia è impossibile. In risposta a Scruton, Diarmuid Costello e Dominic Lopes (esponenti della nuova teoria fotografica) analizzeranno la fotografia non più come risultato di un processo meccanico causale, ma come un processo in cui avviene la registrazione di un evento luminoso che poi viene elaborato. In questo modo, si cerca di dar spazio alla fotografia nel mondo artistico. Concordando con Scruton su alcuni punti, Kendall Walton propone la teoria della trasparenza filosofica. Secondo Walton, vedere una fotografia equivale a vedere la realtà in modo diretto. Affermare ciò significa affermare che si genera nell'osservatore lo stesso senso di contatto percettivo che egli avrebbe se vedesse ciò che è rappresentato nella fotografia in modo diretto. Questo senso di contatto è lo scarto che separa la fotografia dalla pittura e l'avvicina a quegli oggetti protesici - come specchi, microscopi, telescopi - che sono classificati come trasparenti. Il ragionamento di Walton ha generato un vivace dibattito sul rapporto tra osservatore - fotografia - realtà. Partendo dalla riflessione di Gregory Currie, che vede le fotografie come forme di rappresentazioni naturali - e in quanto tali ne nega la trasparenza - il dibattito passa attraverso la riflessione di Jonathan Cohen and Aaron Meskin, i quali negano alla fotografia la possibilità di essere trasparente. I due autori, evidenziano l'incapacità della fotografia di fornire le informazioni spazio temporali (informazioni egocentriche) dell'oggetto all'osservatore. In risposta a Cohen e Meskin, Won-Leep Moon sosterrà invece che alcune fotografie, con le determinate circostanze, possono essere trasparenti.
2021
Art, representation and trasparency. On the philosophy of photography
fotografia
intenzionalità
causalità
arte
trasparenza
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/10294