Dai primi sintetizzatori e strumenti elettronici analogici fino agli ultimissimi software di produzione, passando per la sintesi digitale…una sola costante lega più di un secolo di eventi e nomi: il binomio tecnologia-musica. I sintetizzatori analogici sono i dispositivi che hanno dato origine e lustro alla musica elettronica, tanto da costituire le basi di partenza per la creazione di successivi criteri musicali i quali anzi aspirano molto spesso ad emulare le funzioni, i timbri e le interfacce tipiche del mondo analogico che tanto si è avvicinato al suono naturale. Nella redazione della tesi il binomio sopracitato è rappresentato dalla coppia microelettronica-sintesi analogica, che è grandezza invariabile per l’esame storico del primo capitolo ed espediente per la trattazione dei successivi due. Nel corso del primo capitolo si sfrutta il binomio tecnologia-musica per approfondire lo sviluppo dei dispositivi di sintesi analogica secondo diverse classificazioni e superando, talvolta, il mero susseguirsi cronologico di eventi. Una prima e più veloce classificazione dei sintetizzatori avviene raggruppandoli sotto il nome del proprio inventore o della società di produzione. Un secondo ordinamento vede la formazione di tre raggruppamenti in base alla tecnologia usata per l’implementazione dei dispositivi e, secondo l’effettivo ordine cronologico di sviluppo troviamo: la tecnologia meccanico-elettrica del Telharmonium di Cahill, la tecnologia a valvole termoioniche dei primi del ‘900 e, infine, la solid-state circuitry con l’avvento dei primi transistor intorno agli anni ’50. Infine, un più sottile criterio di evoluzione degli strumenti risiede nella valutazione delle caratteristiche funzionali dei dispositivi: composizione, interfaccia, controllo ed elaborazione del segnale. Nel secondo capitolo si analizza il funzionamento di un sintetizzatore analogico attraverso, a prescindere dal tipo di interfaccia utilizzata per la sua effettiva costruzione, una sua scomposizione a blocchi con diverse funzioni. In base al tipo di controllo che si deve operare per regolare il funzionamento dei blocchi dello strumento a livello elettronico, si riconoscono due classificazioni. Si parla semplicemente di sintetizzatori analogici se l’opera di controllo si attua manualmente a livello dei componenti passivi. La diffusione degli strumenti elettronici di sintesi si deve però ad un’altra classe, ampiamente discussa nel corso di questo capitolo, ovvero i sintetizzatori analogici controllati in tensione (voltage-controlled synthesizer). Nel capitolo si tratta principalmente la seconda classe di sintetizzatori in quanto più complessi dal punto di vista del funzionamento e più generalizzabili nell’implementazione. Nel terzo capitolo si coniugano basi della teoria dei segnali e funzionamento dei singoli blocchi, visto nel capitolo precedente, per spiegare come si implementino le tecniche di sintesi. Queste risultano essere le principali concorrenti allo sviluppo timbrico dei suoni sintetici e alle ottimizzazione circuitali, al pari del progresso tecnologico. Il primo esempio di applicazione di sintesi è il Telharmonium di Cahill che combina i suoni di più generatori sfruttando i principi della sintesi additiva. I dispositivi analogici di Moog sono esempi virtuosi di elaborazione del suono secondo le regole di sintesi sottrattiva. Nella chiusura del capitolo, sono approfondite le modulazioni di segnali utilizzate, nei sintetizzatori, come forma di sintesi per creare nuovi suoni complessi in timbrica a partire da segnali più semplici. Tali tecniche ebbero successo e applicazione più ampi prima nel broadcasting radio e poi nell’ambito musicale di sintesi digitale e software arrivando, infine, ad applicazioni in ambito analogico.

Sintetizzatori analogici: storia, sviluppo e funzionamento

ZIN, PIETRO
2021/2022

Abstract

Dai primi sintetizzatori e strumenti elettronici analogici fino agli ultimissimi software di produzione, passando per la sintesi digitale…una sola costante lega più di un secolo di eventi e nomi: il binomio tecnologia-musica. I sintetizzatori analogici sono i dispositivi che hanno dato origine e lustro alla musica elettronica, tanto da costituire le basi di partenza per la creazione di successivi criteri musicali i quali anzi aspirano molto spesso ad emulare le funzioni, i timbri e le interfacce tipiche del mondo analogico che tanto si è avvicinato al suono naturale. Nella redazione della tesi il binomio sopracitato è rappresentato dalla coppia microelettronica-sintesi analogica, che è grandezza invariabile per l’esame storico del primo capitolo ed espediente per la trattazione dei successivi due. Nel corso del primo capitolo si sfrutta il binomio tecnologia-musica per approfondire lo sviluppo dei dispositivi di sintesi analogica secondo diverse classificazioni e superando, talvolta, il mero susseguirsi cronologico di eventi. Una prima e più veloce classificazione dei sintetizzatori avviene raggruppandoli sotto il nome del proprio inventore o della società di produzione. Un secondo ordinamento vede la formazione di tre raggruppamenti in base alla tecnologia usata per l’implementazione dei dispositivi e, secondo l’effettivo ordine cronologico di sviluppo troviamo: la tecnologia meccanico-elettrica del Telharmonium di Cahill, la tecnologia a valvole termoioniche dei primi del ‘900 e, infine, la solid-state circuitry con l’avvento dei primi transistor intorno agli anni ’50. Infine, un più sottile criterio di evoluzione degli strumenti risiede nella valutazione delle caratteristiche funzionali dei dispositivi: composizione, interfaccia, controllo ed elaborazione del segnale. Nel secondo capitolo si analizza il funzionamento di un sintetizzatore analogico attraverso, a prescindere dal tipo di interfaccia utilizzata per la sua effettiva costruzione, una sua scomposizione a blocchi con diverse funzioni. In base al tipo di controllo che si deve operare per regolare il funzionamento dei blocchi dello strumento a livello elettronico, si riconoscono due classificazioni. Si parla semplicemente di sintetizzatori analogici se l’opera di controllo si attua manualmente a livello dei componenti passivi. La diffusione degli strumenti elettronici di sintesi si deve però ad un’altra classe, ampiamente discussa nel corso di questo capitolo, ovvero i sintetizzatori analogici controllati in tensione (voltage-controlled synthesizer). Nel capitolo si tratta principalmente la seconda classe di sintetizzatori in quanto più complessi dal punto di vista del funzionamento e più generalizzabili nell’implementazione. Nel terzo capitolo si coniugano basi della teoria dei segnali e funzionamento dei singoli blocchi, visto nel capitolo precedente, per spiegare come si implementino le tecniche di sintesi. Queste risultano essere le principali concorrenti allo sviluppo timbrico dei suoni sintetici e alle ottimizzazione circuitali, al pari del progresso tecnologico. Il primo esempio di applicazione di sintesi è il Telharmonium di Cahill che combina i suoni di più generatori sfruttando i principi della sintesi additiva. I dispositivi analogici di Moog sono esempi virtuosi di elaborazione del suono secondo le regole di sintesi sottrattiva. Nella chiusura del capitolo, sono approfondite le modulazioni di segnali utilizzate, nei sintetizzatori, come forma di sintesi per creare nuovi suoni complessi in timbrica a partire da segnali più semplici. Tali tecniche ebbero successo e applicazione più ampi prima nel broadcasting radio e poi nell’ambito musicale di sintesi digitale e software arrivando, infine, ad applicazioni in ambito analogico.
2021
Analog synthesizers: history, development and operation
Sintetizzatore
Sviluppo
Elettronica
Audio
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/10370