L’infarto miocardico acuto (IMA) è definito la conseguenza di una prolungata ischemia delle cellule del miocardio. Per porre diagnosi di IMA è necessario un aumento dei biomarkers di danno cardiaco ,la troponina cardiaca (cTn), al di sopra del 99° percentile. A tale reperto devono associarsi una clinica suggestiva, o alterazioni tipiche dell’ECG, reperti coronarografici od indagini di imaging.In queste condizioni, soprattutto nel T1MI, la cascata fisiopatologica che conduce all’evento ischemico è strettamente correlata a fenomeni flogistici. Un aumento degli indici di infiammazione è un elemento noto nei pazienti con IMA. L’aumento degli indici di flogosi può presentarsi negli stessi pazienti anche come manifestazione di complicanze infettive che possono incorrere durante il ricovero e richiedono un trattamento tempestivo. Riconoscere se un aumento degli indici di flogosi sia dovuto all’evento ischemico di per sé o allo svilupparsi di un’infezione è spesso difficile, soprattutto in pazienti anziani e pluricomorbidi.Definire in maniera chiara quali marcatori di infiammazione siano più strettamente correlati all’estensione dell’evento ischemico e quali siano indipendenti all'evento potrebbe aiutare a scegliere ed interpretare correttamente i biomarkes da utilizzare in caso si voglia indagare la presenza di una complicanza infettiva in questi pazienti. Lo studio ha lo scopo di raccogliere dati riguardanti i marcatori di flogosi, ed è stata descritta una potenziale correlazione con l’evento ischemico (conta leucocitaria,IL6, PCR, PCT, PSP) per poterli confrontare con l’entità dell’evento ischemico cardiaco in pazienti con T1MI e senza infezioni concomitanti.Sono stati arruolati pazienti ricoverati presso l’Unità di Terapia Intensiva Cardiaca (UCIC) dell’Azienda Ospedaliera di Padova con infarto miocardico di tipo STEMI. Sono stati esclusi i pazienti per i quali fossero presenti elementi suggestivi di stato infettivo in atto o condizioni flogistiche croniche. Sono stati raccolti dati anamnestici, elettrocardiografici, coronografici ed ecocardiografici. In differenti time-points (ingresso, 6, 12, 24, 48, 72 ore) sono stati raccolti campioni ematici per la determinazione di troponina I ad alta sensibilità (hs-cTn), conta leucocitaria, IL-6, PCR, PCT, PSP. In tutti i pazienti è stata eseguita una CMR entro 10 giorni dall’evento per la determinare l’estensione dell’area ischemica. È stata misurata la massa cardiaca con late gadolinum enhancement (LGE) ed è sommata da dark zone (DZ). La correlazione tra variabili continue è stata valutata tramite coefficiente di correlazione per ranghi di Spearma.I 13 pazienti, 12 erano maschi (92.3%). L’età mediana era di 61.0 anni (49.5, 74.5). I valori di hs-cTn sono correlati con l’estensione dell’area ischemica misurata tramite CMR in tutti i time-points eccetto l’ingresso. Si è osservata una correlazione tra conta leucocitaria ed LGE+DZ nelle prime ore dopo l’evento (tempo 0, p= 0,019; 6 ore, p=0,023; 24 ore, p=0,021) ma non negli altri time-points.IL-6 e PCR hanno dimostrato una correlazione con LGE+DZ solo a 48 ore dall’evento (p<0.001 e p=0,023, rispettivamente). PCT e PSP non hanno una correlazione con LGE+DZ in nessun time-point. La conta leucocitaria presenta il picco all’ingresso per poi ridursi.IL-6 e PCR hanno il picco a 24-48 ore. PCT e PSP hanno aumento modesto, nei dei range di normalità. In pazienti l’estensione del danno miocardico valutato con CMR correla con hs-cTn e conta leucocitaria, IL6 e PCR. L’assenza di correlazione con PCT e PSP suggerisce un potenziale utilizzo qualora si voglia verificare un un evento infettivo in un paziente con IMA.

Marker infiammatori nei pazienti con infarto miocardico acuto con sopraslivellamento del tratto ST: correlazione con Troponina I ad alta sensibilità, e risonanza magnetica cardiaca

CASABRANCA, VITTORIA
2021/2022

Abstract

L’infarto miocardico acuto (IMA) è definito la conseguenza di una prolungata ischemia delle cellule del miocardio. Per porre diagnosi di IMA è necessario un aumento dei biomarkers di danno cardiaco ,la troponina cardiaca (cTn), al di sopra del 99° percentile. A tale reperto devono associarsi una clinica suggestiva, o alterazioni tipiche dell’ECG, reperti coronarografici od indagini di imaging.In queste condizioni, soprattutto nel T1MI, la cascata fisiopatologica che conduce all’evento ischemico è strettamente correlata a fenomeni flogistici. Un aumento degli indici di infiammazione è un elemento noto nei pazienti con IMA. L’aumento degli indici di flogosi può presentarsi negli stessi pazienti anche come manifestazione di complicanze infettive che possono incorrere durante il ricovero e richiedono un trattamento tempestivo. Riconoscere se un aumento degli indici di flogosi sia dovuto all’evento ischemico di per sé o allo svilupparsi di un’infezione è spesso difficile, soprattutto in pazienti anziani e pluricomorbidi.Definire in maniera chiara quali marcatori di infiammazione siano più strettamente correlati all’estensione dell’evento ischemico e quali siano indipendenti all'evento potrebbe aiutare a scegliere ed interpretare correttamente i biomarkes da utilizzare in caso si voglia indagare la presenza di una complicanza infettiva in questi pazienti. Lo studio ha lo scopo di raccogliere dati riguardanti i marcatori di flogosi, ed è stata descritta una potenziale correlazione con l’evento ischemico (conta leucocitaria,IL6, PCR, PCT, PSP) per poterli confrontare con l’entità dell’evento ischemico cardiaco in pazienti con T1MI e senza infezioni concomitanti.Sono stati arruolati pazienti ricoverati presso l’Unità di Terapia Intensiva Cardiaca (UCIC) dell’Azienda Ospedaliera di Padova con infarto miocardico di tipo STEMI. Sono stati esclusi i pazienti per i quali fossero presenti elementi suggestivi di stato infettivo in atto o condizioni flogistiche croniche. Sono stati raccolti dati anamnestici, elettrocardiografici, coronografici ed ecocardiografici. In differenti time-points (ingresso, 6, 12, 24, 48, 72 ore) sono stati raccolti campioni ematici per la determinazione di troponina I ad alta sensibilità (hs-cTn), conta leucocitaria, IL-6, PCR, PCT, PSP. In tutti i pazienti è stata eseguita una CMR entro 10 giorni dall’evento per la determinare l’estensione dell’area ischemica. È stata misurata la massa cardiaca con late gadolinum enhancement (LGE) ed è sommata da dark zone (DZ). La correlazione tra variabili continue è stata valutata tramite coefficiente di correlazione per ranghi di Spearma.I 13 pazienti, 12 erano maschi (92.3%). L’età mediana era di 61.0 anni (49.5, 74.5). I valori di hs-cTn sono correlati con l’estensione dell’area ischemica misurata tramite CMR in tutti i time-points eccetto l’ingresso. Si è osservata una correlazione tra conta leucocitaria ed LGE+DZ nelle prime ore dopo l’evento (tempo 0, p= 0,019; 6 ore, p=0,023; 24 ore, p=0,021) ma non negli altri time-points.IL-6 e PCR hanno dimostrato una correlazione con LGE+DZ solo a 48 ore dall’evento (p<0.001 e p=0,023, rispettivamente). PCT e PSP non hanno una correlazione con LGE+DZ in nessun time-point. La conta leucocitaria presenta il picco all’ingresso per poi ridursi.IL-6 e PCR hanno il picco a 24-48 ore. PCT e PSP hanno aumento modesto, nei dei range di normalità. In pazienti l’estensione del danno miocardico valutato con CMR correla con hs-cTn e conta leucocitaria, IL6 e PCR. L’assenza di correlazione con PCT e PSP suggerisce un potenziale utilizzo qualora si voglia verificare un un evento infettivo in un paziente con IMA.
2021
Inflammatory markers in patients with ST-segment elevation myocardial infarction: correlation with high‐sensitivity troponin I and cardiac magnetic resonance
marcatori
instabilità
di placca
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/11101