Il SARS-CoV-2, virus che si è diffuso a livello mondiale a partire dall’inizio del 2020, ha causato una vera e propria pandemia non ancora debellata e dichiarata tale l’11 Marzo 2020. L’infezione da SARS-CoV-2 si manifesta con sintomi tipici quali febbre, tosse, mancanza di respiro e affaticamento; nei casi più critici causa una polmonite bilaterale e la sindrome da distress respiratorio acuto. Una volta che si è esposti al virus, il periodo di incubazione varia dai 2 ai 14 giorni. Ciò nonostante, non è detto che tutti i soggetti esposti al virus si infettino. Vi sono poi dei soggetti che, una volta contratto il COVID-19, manifestano sintomi persistenti anche dopo il periodo di guarigione presentando la cosiddetta sintomatologia Long-COVID-19. In aggiunta ad interessare principalmente l’apparato cardiorespiratorio, il virus colpisce anche il muscolo scheletrico, nel quale si verifica una serie di disadattamenti o alterazioni, ancora non del tutto chiare, che possono inevitabilmente condizionarne la funzionalità e l’integrità. Un altro fenomeno strettamente associato all’infezione da COVID-19, e riguardante in particolar modo la popolazione degli atleti, è il detraining. Infatti, in seguito all’applicazione da parte dei governi di misure quali quarantena, isolamento e distanziamento sociale, molti atleti sono stati costretti ad interrompere la loro routine di allenamento esponendo l’organismo in modo improvviso ad una riduzione o modificazione dello stimolo o carico allenante. Tra i principali effetti documentati dello stop forzato troviamo una riduzione della massa, della forza e della potenza muscolare. Studi recenti hanno osservato che proprio questo periodo di ridotta attività dovuto alle conseguenze del COVID-19 è stato associato ad un aumento del rischio di infortuni in atleti. Tuttavia, non è ancora chiaro se l'incremento degli infortuni post COVID-19 sia una conseguenza diretta dell’infezione o sia una risultante del detraining indotto da isolamento/restrizioni/confinamento. In questo studio sono stati raccolti ed analizzati dati disponibili pubblicamente sul sito transfermarkt riguardanti le prime dieci squadre dei cinque principali campionati Europei di calcio (Serie A, LaLiga, Bundesliga, Ligue1 e Premier League), riguardanti la stagione calcistica 2020-2021. Dopo aver studiato 1451 giocatori, è stato osservato come il 18% degli individui abbia contratto l’infezione e il 46% dei positivi si sia infortunato. Inoltre, si è notato come il 36% dei giocatori positivi abbia avuto un infortunio di Tipo 1; il 28% un infortunio di Tipo 2 mentre il 36% un infortunio di Tipo 3. In aggiunta, è stata calcolata una durata media di positività al COVID-19 pari a 14,5 giorni. I giorni di positività al COVID-19 e il numero degli infortuni sono stati maggiori nella Serie A rispetto agli altri campionati. L’argomento di quest’analisi è stato scelto perché il COVID-19 ha colpito molti atleti d’élite e l’osservazione delle sue conseguenze in ambito sportivo è tuttora da determinare.
COVID-19: analisi di prevalenza ed effetti dell'infezione in calciatori d'élite di diversi campionati europei
DONINI, ANGELA
2021/2022
Abstract
Il SARS-CoV-2, virus che si è diffuso a livello mondiale a partire dall’inizio del 2020, ha causato una vera e propria pandemia non ancora debellata e dichiarata tale l’11 Marzo 2020. L’infezione da SARS-CoV-2 si manifesta con sintomi tipici quali febbre, tosse, mancanza di respiro e affaticamento; nei casi più critici causa una polmonite bilaterale e la sindrome da distress respiratorio acuto. Una volta che si è esposti al virus, il periodo di incubazione varia dai 2 ai 14 giorni. Ciò nonostante, non è detto che tutti i soggetti esposti al virus si infettino. Vi sono poi dei soggetti che, una volta contratto il COVID-19, manifestano sintomi persistenti anche dopo il periodo di guarigione presentando la cosiddetta sintomatologia Long-COVID-19. In aggiunta ad interessare principalmente l’apparato cardiorespiratorio, il virus colpisce anche il muscolo scheletrico, nel quale si verifica una serie di disadattamenti o alterazioni, ancora non del tutto chiare, che possono inevitabilmente condizionarne la funzionalità e l’integrità. Un altro fenomeno strettamente associato all’infezione da COVID-19, e riguardante in particolar modo la popolazione degli atleti, è il detraining. Infatti, in seguito all’applicazione da parte dei governi di misure quali quarantena, isolamento e distanziamento sociale, molti atleti sono stati costretti ad interrompere la loro routine di allenamento esponendo l’organismo in modo improvviso ad una riduzione o modificazione dello stimolo o carico allenante. Tra i principali effetti documentati dello stop forzato troviamo una riduzione della massa, della forza e della potenza muscolare. Studi recenti hanno osservato che proprio questo periodo di ridotta attività dovuto alle conseguenze del COVID-19 è stato associato ad un aumento del rischio di infortuni in atleti. Tuttavia, non è ancora chiaro se l'incremento degli infortuni post COVID-19 sia una conseguenza diretta dell’infezione o sia una risultante del detraining indotto da isolamento/restrizioni/confinamento. In questo studio sono stati raccolti ed analizzati dati disponibili pubblicamente sul sito transfermarkt riguardanti le prime dieci squadre dei cinque principali campionati Europei di calcio (Serie A, LaLiga, Bundesliga, Ligue1 e Premier League), riguardanti la stagione calcistica 2020-2021. Dopo aver studiato 1451 giocatori, è stato osservato come il 18% degli individui abbia contratto l’infezione e il 46% dei positivi si sia infortunato. Inoltre, si è notato come il 36% dei giocatori positivi abbia avuto un infortunio di Tipo 1; il 28% un infortunio di Tipo 2 mentre il 36% un infortunio di Tipo 3. In aggiunta, è stata calcolata una durata media di positività al COVID-19 pari a 14,5 giorni. I giorni di positività al COVID-19 e il numero degli infortuni sono stati maggiori nella Serie A rispetto agli altri campionati. L’argomento di quest’analisi è stato scelto perché il COVID-19 ha colpito molti atleti d’élite e l’osservazione delle sue conseguenze in ambito sportivo è tuttora da determinare.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/11117