La tesi ha per oggetto lo studio in particolare del Giudizio Universale all’interno del ciclo degli affreschi dipinti da Giotto nella Cappella degli Scrovegni a Padova. Tuttavia, il primo capitolo è dedicato al mosaico con il Giudizio Universale della basilica di Santa Maria Assunta a Torcello; l’analisi di questa opera assume una sua rilevanza poiché ha costituito in un certo senso un precedente importante dal quale sono state tratte alcune indicazioni per le rappresentazioni dei Giudizi Universali successivi. Il Giudizio di Giotto ha una struttura formale per certi versi simile e con molte analogie con il Giudizio di Torcello. Quest’ultimo, in maniera esemplicativa, è stato raffrontato tra l’altro con altri Giudizi Universali, e cioè Sant’Angelo in Formis (Capua), mosaico del Battistero di Firenze e affresco del Camposanto di Pisa realizzato da Buonamico Buffalmacco. Nondimeno, l’affresco di Giotto presenta alcune differenze compositive e innovazioni che vanno sottolineate. Il secondo capitolo è dedicato alla Cappella degli Scrovegni. In esso è narrata la storia della sua costruzione e vengono rese esplicite le motivazioni per le quali Enrico Scrovegni fece costruire tale opera, poiché il padre, Rinaldo Scrovegni, brillante uomo d’affari, era anche dedito all’usura, pratica che era condannata, tanto che Dante lo inserisce nel VII cerchio dell’inferno, tra i peccatori di usura. In particolare, viene sottolineato il nesso tra costruzione della Cappella per espiare il peccato paterno e ispirazione di Giotto nella rappresentazione dell’affresco. La Cappella sorge nell’area dell’anfiteatro romano detta “Arena”, e aveva, nelle intenzioni dello Scrovegni, la funzione di Cappella funeraria con la sua tomba e di Cappella Palatina. Per questo fine Enrico Scrovegni affidò a Giovanni Pisano il compito di realizzare tre statue d'altare in marmo raffiguranti la Madonna con Bambino tra due angeli corefori, e a Giotto il ciclo di affreschi. A quest’ultimo venne dato il compito di rappresentare un ciclo di storie tratte dal Vecchio e dal Nuovo Testamento che culminavano nella morte e resurrezione del Figlio di Dio e nel Giudizio Universale, allo scopo di sollecitare chi entrava nella Cappella a rimeditare sul suo sacrificio per la salvezza dell’umanità. Il ciclo pittorico dipinto da Giotto nella Cappella degli Scrovegni si dispiega sull’intera superficie interna e si compone di 39 episodi della vita della Vergine e della Vita di Cristo affrescati entro riquadri lungo le navate e l’arco trionfale. Il terzo capitolo è dedicato interamente al Giudizio Universale affrescato da Giotto sulla controfacciata. L’opera viene analizzata a partire dalle fonti bibliche e dalle Scritture, sottolineando l’originalità e le innovazioni che Giotto introduce in questa opera fondamentale per la pittura europea. Viene messo in luce l’apparato iconologico della rappresentazione pittorica inserito nella costruzione geometrico-formale, che ha alcuni aspetti in comune con il mosaico di Torcello. Successivamente il Giudizio giottesco costituirà una sorta di modello per i Giudizi successivi. Fu imitato molte volte, a partire ad esempio dal Giudizio nella Chiesa dei Santi Vittore e Corona a Feltre, e a Santa Maria Maggiore a Tuscania, presso Roma. Si è sottolineato come la rappresentazione dell’inferno in questo Giudizio Universale diventerà successivamente un modello da tenere presente. In particolare, è stata posta in rilievo la figura di Lucifero, rappresentata da Giotto come un grande mostro, che non giudica ma che ingurgita anime e dannati e li espelle come residui.

Giotto e il Giudizio universale: tradizione e innovazione nel modello padovano degli Scrovegni

FERRARO, JOHANNES MANFREDI
2021/2022

Abstract

La tesi ha per oggetto lo studio in particolare del Giudizio Universale all’interno del ciclo degli affreschi dipinti da Giotto nella Cappella degli Scrovegni a Padova. Tuttavia, il primo capitolo è dedicato al mosaico con il Giudizio Universale della basilica di Santa Maria Assunta a Torcello; l’analisi di questa opera assume una sua rilevanza poiché ha costituito in un certo senso un precedente importante dal quale sono state tratte alcune indicazioni per le rappresentazioni dei Giudizi Universali successivi. Il Giudizio di Giotto ha una struttura formale per certi versi simile e con molte analogie con il Giudizio di Torcello. Quest’ultimo, in maniera esemplicativa, è stato raffrontato tra l’altro con altri Giudizi Universali, e cioè Sant’Angelo in Formis (Capua), mosaico del Battistero di Firenze e affresco del Camposanto di Pisa realizzato da Buonamico Buffalmacco. Nondimeno, l’affresco di Giotto presenta alcune differenze compositive e innovazioni che vanno sottolineate. Il secondo capitolo è dedicato alla Cappella degli Scrovegni. In esso è narrata la storia della sua costruzione e vengono rese esplicite le motivazioni per le quali Enrico Scrovegni fece costruire tale opera, poiché il padre, Rinaldo Scrovegni, brillante uomo d’affari, era anche dedito all’usura, pratica che era condannata, tanto che Dante lo inserisce nel VII cerchio dell’inferno, tra i peccatori di usura. In particolare, viene sottolineato il nesso tra costruzione della Cappella per espiare il peccato paterno e ispirazione di Giotto nella rappresentazione dell’affresco. La Cappella sorge nell’area dell’anfiteatro romano detta “Arena”, e aveva, nelle intenzioni dello Scrovegni, la funzione di Cappella funeraria con la sua tomba e di Cappella Palatina. Per questo fine Enrico Scrovegni affidò a Giovanni Pisano il compito di realizzare tre statue d'altare in marmo raffiguranti la Madonna con Bambino tra due angeli corefori, e a Giotto il ciclo di affreschi. A quest’ultimo venne dato il compito di rappresentare un ciclo di storie tratte dal Vecchio e dal Nuovo Testamento che culminavano nella morte e resurrezione del Figlio di Dio e nel Giudizio Universale, allo scopo di sollecitare chi entrava nella Cappella a rimeditare sul suo sacrificio per la salvezza dell’umanità. Il ciclo pittorico dipinto da Giotto nella Cappella degli Scrovegni si dispiega sull’intera superficie interna e si compone di 39 episodi della vita della Vergine e della Vita di Cristo affrescati entro riquadri lungo le navate e l’arco trionfale. Il terzo capitolo è dedicato interamente al Giudizio Universale affrescato da Giotto sulla controfacciata. L’opera viene analizzata a partire dalle fonti bibliche e dalle Scritture, sottolineando l’originalità e le innovazioni che Giotto introduce in questa opera fondamentale per la pittura europea. Viene messo in luce l’apparato iconologico della rappresentazione pittorica inserito nella costruzione geometrico-formale, che ha alcuni aspetti in comune con il mosaico di Torcello. Successivamente il Giudizio giottesco costituirà una sorta di modello per i Giudizi successivi. Fu imitato molte volte, a partire ad esempio dal Giudizio nella Chiesa dei Santi Vittore e Corona a Feltre, e a Santa Maria Maggiore a Tuscania, presso Roma. Si è sottolineato come la rappresentazione dell’inferno in questo Giudizio Universale diventerà successivamente un modello da tenere presente. In particolare, è stata posta in rilievo la figura di Lucifero, rappresentata da Giotto come un grande mostro, che non giudica ma che ingurgita anime e dannati e li espelle come residui.
2021
Giotto and the Doom’s day: tradition and innovation in the paduan model of Scrovegni
Giotto
Giudizio Universale
Scrovegni
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/11174