La terapia con eparina non frazionata è molto utilizzata in ambito ospedaliero e nei reparti di terapia intensiva, dove viene somministrata ai pazienti critici con un’alta instabilità emodinamica ad opera del personale sanitario. L’infermiere, tramite l’utilizzo di appositi protocolli aziendali, ha la gestione della terapia in questione, regolando la velocità di infusione o la sua temporanea sospensione a seconda dei valori dei tempi di coagulazione. In questa revisione della letteratura si è analizzato come al giorno d’oggi l’utilizzo dell’eparina non frazionata sia largamente utilizzata, proprio come farmaco principe, in situazioni in cui il paziente è sottoposto a macchinari quali Ecmo, emofiltrazione e nel caso in cui presenti patologie acute come l’embolia Polmonare. La somministrazione del farmaco avviene al fine di rendere il sangue del paziente scoagulato e per impedire la “cascata coagulativa” negli accessi venosi delle macchine a cui è sottoposto. Questa terapia ha numerosi vantaggi: la facilità di neutralizzazione, una breve emivita ed un costo relativamente minore rispetto ad altri anticoagulanti. Tuttavia la sua somministrazione può manifestare alcuni svantaggi, relativi a significativi effetti avversi. Il rischio emorragico e la trombocitopenia ad esempio, possono compromettere negativamente il quadro già critico del paziente. Pertanto il professionista sanitario è chiamato a monitorare e a valutare il paziente al fine di prevenire la manifestazione di complicazioni avverse, poichè qualora queste si verificassero, allo stesso professionista, è chiesto di intervenire mediante la somministrazione dell’antidoto ed in alcuni casi agendo sospendendo la suddetta terapia al paziente.
Eparina non frazionata: utilizzo del farmaco e gestione delle complicanze
BOLLETTIN, MATTEO
2020/2021
Abstract
La terapia con eparina non frazionata è molto utilizzata in ambito ospedaliero e nei reparti di terapia intensiva, dove viene somministrata ai pazienti critici con un’alta instabilità emodinamica ad opera del personale sanitario. L’infermiere, tramite l’utilizzo di appositi protocolli aziendali, ha la gestione della terapia in questione, regolando la velocità di infusione o la sua temporanea sospensione a seconda dei valori dei tempi di coagulazione. In questa revisione della letteratura si è analizzato come al giorno d’oggi l’utilizzo dell’eparina non frazionata sia largamente utilizzata, proprio come farmaco principe, in situazioni in cui il paziente è sottoposto a macchinari quali Ecmo, emofiltrazione e nel caso in cui presenti patologie acute come l’embolia Polmonare. La somministrazione del farmaco avviene al fine di rendere il sangue del paziente scoagulato e per impedire la “cascata coagulativa” negli accessi venosi delle macchine a cui è sottoposto. Questa terapia ha numerosi vantaggi: la facilità di neutralizzazione, una breve emivita ed un costo relativamente minore rispetto ad altri anticoagulanti. Tuttavia la sua somministrazione può manifestare alcuni svantaggi, relativi a significativi effetti avversi. Il rischio emorragico e la trombocitopenia ad esempio, possono compromettere negativamente il quadro già critico del paziente. Pertanto il professionista sanitario è chiamato a monitorare e a valutare il paziente al fine di prevenire la manifestazione di complicazioni avverse, poichè qualora queste si verificassero, allo stesso professionista, è chiesto di intervenire mediante la somministrazione dell’antidoto ed in alcuni casi agendo sospendendo la suddetta terapia al paziente.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/11505