Problema: La malattia di Alzheimer (AD, Alzheimer Disease), la quinta causa di morte nella popolazione anziana, è una patologia neurodegenerativa progressiva ed irreversibile, con esordio insidioso, caratterizzata dalla perdita delle funzioni cognitive, disturbi del comportamento e dell’affettività. (Cheever et al., 2017). Con l’invecchiamento della popolazione, la malattia di Alzheimer è diventata una patologia rilevante per la salute pubblica: ad oggi si stima che siano circa 50 milioni le persone colpite da demenze, il 50-60% delle quali soffrono di Alzheimer e circa 3 milioni sono le persone direttamente o indirettamente coinvolte nell’assistenza dei loro cari. In particolare, in Italia, ottava tra i paesi con il maggior numero di persone affette, si stimano 1,4 milioni di malati di demenza, oltre 600.000 dei quali colpiti da AD (Airalzh, 2021). AD è la forma più comune di demenza ed è uno stato clinico provocato da una alterazione delle funzioni cerebrali che implica serie difficoltà per il paziente nel condurre le normali attività quotidiane. Colpisce la memoria e le funzioni cognitive, si ripercuote sulla capacità di parlare e di pensare ma può causare anche altri problemi, fra cui stati di confusione mentale, cambiamenti di umore e disorientamento spazio-temporale. Il decorso della malattia è lento e in media i pazienti possono vivere fino a 8-10 anni dopo la diagnosi della malattia. Ipotesi: La progressione lenta ed ingravescente dei sintomi richiede una gestione a 360° del soggetto, con attività sanitarie mirate alla stimolazione delle risorse cognitive e alla riduzione dei disturbi comportamentali. L’infermiere in tal contesto ricopre un ruolo fondamentale nell’attuazione di trattamenti finalizzati al mantenimento della dignità del paziente, a prescindere dal mutamento delle condizioni cognitive, graduali o immediate, o dal cambiamento della personalità o dei comportamenti. L’inconsapevolezza dell’individuo infatti non può essere usata come giustificazione ad una diminuzione del riconoscimento della persona. Obiettivi: L’obiettivo di questa tesi è quello di vagliare, tramite una revisione della letteratura, gli interventi infermieristici che possono essere attuati nelle varie fasi della malattia, dalla diagnosi alla fase terminale affinché il paziente conservi sempre la dignità di vita. Inoltre, è importante ricordare che tale malattia colpisce l’intero nucleo familiare del paziente; l’infermiere è infatti responsabile dell’educazione e della guida dei familiari e caregiver. Risultati e conclusioni: Dagli studi selezionati è emerso che la cura centrata sulla persona risulta essenziale per garantire un’assistenza dignitosa al paziente con AD: è necessario che l’infermiere conosca il paziente, grazie alle informazioni fornitogli dai familiari; i quali rappresentano un elemento fondamentale del processo di cura. È opportuna una formazione più specifica dell’infermiere circa la malattia di Alzheimer e l’assistenza al paziente che ne è affetto.
L'assistenza infermieristica al paziente con malattia di Alzheimer: i trattamenti finalizzati al mantenimento della dignità di vita
CARRARO, ELENA
2020/2021
Abstract
Problema: La malattia di Alzheimer (AD, Alzheimer Disease), la quinta causa di morte nella popolazione anziana, è una patologia neurodegenerativa progressiva ed irreversibile, con esordio insidioso, caratterizzata dalla perdita delle funzioni cognitive, disturbi del comportamento e dell’affettività. (Cheever et al., 2017). Con l’invecchiamento della popolazione, la malattia di Alzheimer è diventata una patologia rilevante per la salute pubblica: ad oggi si stima che siano circa 50 milioni le persone colpite da demenze, il 50-60% delle quali soffrono di Alzheimer e circa 3 milioni sono le persone direttamente o indirettamente coinvolte nell’assistenza dei loro cari. In particolare, in Italia, ottava tra i paesi con il maggior numero di persone affette, si stimano 1,4 milioni di malati di demenza, oltre 600.000 dei quali colpiti da AD (Airalzh, 2021). AD è la forma più comune di demenza ed è uno stato clinico provocato da una alterazione delle funzioni cerebrali che implica serie difficoltà per il paziente nel condurre le normali attività quotidiane. Colpisce la memoria e le funzioni cognitive, si ripercuote sulla capacità di parlare e di pensare ma può causare anche altri problemi, fra cui stati di confusione mentale, cambiamenti di umore e disorientamento spazio-temporale. Il decorso della malattia è lento e in media i pazienti possono vivere fino a 8-10 anni dopo la diagnosi della malattia. Ipotesi: La progressione lenta ed ingravescente dei sintomi richiede una gestione a 360° del soggetto, con attività sanitarie mirate alla stimolazione delle risorse cognitive e alla riduzione dei disturbi comportamentali. L’infermiere in tal contesto ricopre un ruolo fondamentale nell’attuazione di trattamenti finalizzati al mantenimento della dignità del paziente, a prescindere dal mutamento delle condizioni cognitive, graduali o immediate, o dal cambiamento della personalità o dei comportamenti. L’inconsapevolezza dell’individuo infatti non può essere usata come giustificazione ad una diminuzione del riconoscimento della persona. Obiettivi: L’obiettivo di questa tesi è quello di vagliare, tramite una revisione della letteratura, gli interventi infermieristici che possono essere attuati nelle varie fasi della malattia, dalla diagnosi alla fase terminale affinché il paziente conservi sempre la dignità di vita. Inoltre, è importante ricordare che tale malattia colpisce l’intero nucleo familiare del paziente; l’infermiere è infatti responsabile dell’educazione e della guida dei familiari e caregiver. Risultati e conclusioni: Dagli studi selezionati è emerso che la cura centrata sulla persona risulta essenziale per garantire un’assistenza dignitosa al paziente con AD: è necessario che l’infermiere conosca il paziente, grazie alle informazioni fornitogli dai familiari; i quali rappresentano un elemento fondamentale del processo di cura. È opportuna una formazione più specifica dell’infermiere circa la malattia di Alzheimer e l’assistenza al paziente che ne è affetto.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/11510