Il Doctor Faustus di Christopher Marlowe è un’opera di contrasti poiché in essa coesistono le principali contraddizioni tipiche del XVI secolo in Inghilterra, non solo perché era difficile tracciare una linea in grado di separare la magia dalla filosofia della natura, ma anche perché entrambe le categorie potevano essere a loro volta suddivise in sottogruppi sulla base di quanto questi ultimi fossero socialmente accettabili. Ecco, dunque, che si iniziò a condannare coloro che praticavano la magia nera, la quale derivava inevitabilmente da un patto con il diavolo, mentre si lodava chi era in grado di utilizzare la cosiddetta magia bianca per beneficiare il prossimo. Allo stesso modo, lo studio della filosofia naturale era ben visto fintanto che era limitato al fine di avvicinare gli umani alla comprensione del creato, ma diventava esecrabile nel momento in cui gli studiosi pretendevano di andare oltre i confini della conoscenza umana. Sebbene Doctor Faustus derivi da una storia popolare del XV secolo, il personaggio creato da Marlowe è l’archetipo dello studioso rinascimentale. Avvezzo a ogni forma di sapere e indicibilmente colto, Faust è tuttavia insoddisfatto della propria conoscenza e mira all’ottenimento dell’onniscienza che, per tradizione cristiana, spetta solo a Dio. Questa tesi analizza, dunque, il modo in cui le differenze tra antico e moderno, magia e scienza, bene e male, redenzione e predestinazione etc. si riflettono nell’opera teatrale di Marlowe ponendo particolare attenzione al soliloquio iniziale del protagonista e al dialogo tra Faust e Mefistofele. Viene inoltre proposta un’analisi sulle controversie e le accuse di blasfemia legate alla percezione pubblica del teatro elisabettiano e dell’opera marloviana, oltre a una breve riflessione sul personaggio di Elena di Troia. Nonostante gli studiosi presi in considerazione nella stesura di questo elaborato abbiano suggerito sempre nuove teorie circa le intenzioni dietro all’opera di Marlowe, non vi sono sufficienti fonti storiche per fornire una risposta univoca. Si può, tuttavia, supporre che l’autore, essendo notoriamente eclettico, abbia semplicemente deciso di fornire un’interpretazione più affine al proprio tempo di una leggenda dalle forti connotazioni morali.
Magic and Natural Philosophy in Marlowe's Doctor Faustus
BARBATO, CHIARA
2021/2022
Abstract
Il Doctor Faustus di Christopher Marlowe è un’opera di contrasti poiché in essa coesistono le principali contraddizioni tipiche del XVI secolo in Inghilterra, non solo perché era difficile tracciare una linea in grado di separare la magia dalla filosofia della natura, ma anche perché entrambe le categorie potevano essere a loro volta suddivise in sottogruppi sulla base di quanto questi ultimi fossero socialmente accettabili. Ecco, dunque, che si iniziò a condannare coloro che praticavano la magia nera, la quale derivava inevitabilmente da un patto con il diavolo, mentre si lodava chi era in grado di utilizzare la cosiddetta magia bianca per beneficiare il prossimo. Allo stesso modo, lo studio della filosofia naturale era ben visto fintanto che era limitato al fine di avvicinare gli umani alla comprensione del creato, ma diventava esecrabile nel momento in cui gli studiosi pretendevano di andare oltre i confini della conoscenza umana. Sebbene Doctor Faustus derivi da una storia popolare del XV secolo, il personaggio creato da Marlowe è l’archetipo dello studioso rinascimentale. Avvezzo a ogni forma di sapere e indicibilmente colto, Faust è tuttavia insoddisfatto della propria conoscenza e mira all’ottenimento dell’onniscienza che, per tradizione cristiana, spetta solo a Dio. Questa tesi analizza, dunque, il modo in cui le differenze tra antico e moderno, magia e scienza, bene e male, redenzione e predestinazione etc. si riflettono nell’opera teatrale di Marlowe ponendo particolare attenzione al soliloquio iniziale del protagonista e al dialogo tra Faust e Mefistofele. Viene inoltre proposta un’analisi sulle controversie e le accuse di blasfemia legate alla percezione pubblica del teatro elisabettiano e dell’opera marloviana, oltre a una breve riflessione sul personaggio di Elena di Troia. Nonostante gli studiosi presi in considerazione nella stesura di questo elaborato abbiano suggerito sempre nuove teorie circa le intenzioni dietro all’opera di Marlowe, non vi sono sufficienti fonti storiche per fornire una risposta univoca. Si può, tuttavia, supporre che l’autore, essendo notoriamente eclettico, abbia semplicemente deciso di fornire un’interpretazione più affine al proprio tempo di una leggenda dalle forti connotazioni morali.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/11555