L’insegnamento della Geografia, nonostante la ricchezza dei suoi linguaggi, (Staluppi, 2002) è spesso malvisto o addirittura odiato, tanto dagli allievi quanto dalle e dagli insegnanti, perché considerato quasi esclusivamente mnemonico (Corna Pellegrini, 2018). Tra gli argomenti più ostici troviamo le Regioni d’Italia e le motivazioni fornite dal corpo docenti sono la lontananza dei temi dalla realtà dei bambini, l’astrattezza dei concetti, la difficoltà nel riassumere le notizie più importanti, l’elevata numerosità delle regioni, il sentimento di noia che esse suscitano (Vignola, 2016). Anche l’immagine che ne deriva dai libri di testo fa apparire le regioni come elenchi di informazioni e liste di nomi, facendo passare l’idea che per conoscere la geografia sia sufficiente imparare a memoria la cartografia, la toponomastica e la descrizione e memorizzazione dei luoghi. A questo si aggiunge il fatto che la geografia sembra essere una materia considerata facile e per questo, forse, non ci si sforza più di tanto dal punto di vista didattico (Corna Pellegrini, 2018). Il fatto di non riconoscerne la complessità significa dare alla didattica della geografia un limitato ventaglio di possibilità di scelta appiattendo, così, le numerose possibilità racchiuse in questa disciplina (Rocca, 2010). Dopo una panoramica dal punto di vista storico del concetto di “regione” e dell’analisi del tema regionale attraverso i diversi programmi scolastici, viene presentata la percezione dell’argomento “Regioni d’Italia” nella scuola di oggi, a cui seguono le descrizioni di diverse modalità utili a proporre le Regioni d’Italia. Gli spunti emersi dalle interviste poste ad alcune insegnanti, la messa in pratica delle idee della Professoressa Rocca e altre proposte incontrate in rete, mostrano come la lezione frontale non sia l’unica via percorribile: la geografia umanista ci insegna che è possibile far leva sugli aspetti emotivi attraverso la letteratura per l’infanzia; il Metodo Montessori permette di coinvolgere i sensi della vista e del tatto; l’outdoor education ci insegna l’importanza dell’utilizzo dei materiali naturali, sia per le loro proprietà intrinseche, sia in ottica di promozione di atteggiamenti positivi di conoscenza e di relazione con l’ambiente; lo Yoga Educativo mostra che è possibile una progettazione in ottica olistica; il Metodo della Ricerca evidenza la possibilità che i bambini e le bambine siano gli artefici della costruzione del loro sapere; una semplice scatola può diventare un potente mediatore didattico utile a contenere fisicamente la regione e le sue peculiarità; il role playing ci mostra come sia possibile raccontare le regioni in modo non didascalico, invitando i bambini ad assumere il ruolo di inviati speciali del Giro d’Italia; il contenuto di una valigia può essere interrogato allo scopo di scoprire la meta di un ipotetico viaggiatore; infine, il podcast può diventare uno strumento utile ad attivare esperienze educative e formative attraverso il coinvolgimento delle ICT. Con un po’ di creatività e spirito d’iniziativa, è possibile progettare lezioni coinvolgenti, capaci, anche, di incontrare e potenziare i diversi stili di apprendimento che incontriamo in classe. Il presente elaborato è stato redatto con l’auspicio che il libro di testo diventi il punto di arrivo di considerazioni e riflessioni mosse in precedenza, anche attraverso modalità creative e accattivanti e che l’insegnante di Geografia indossi sempre più le vesti di “un formidabile ‘allenatore di sguardi’ in grado di rapportare il vicino al lontano, capace di guidare le nuove generazioni a sviluppare un atteggiamento critico di lettura delle diversità, sia territoriali che sociali in modo critico, aperto e dinamico” (Corna Pellegrini, 2018), non per mera accademia, ma perché il sapere geografico è uno dei grandi e necessari saperi del vivere (Corna Pellegrini, 2007).

Regioniamo: percorsi attivi tra le Regioni d'Italia

BARISON, ISABELLA
2021/2022

Abstract

L’insegnamento della Geografia, nonostante la ricchezza dei suoi linguaggi, (Staluppi, 2002) è spesso malvisto o addirittura odiato, tanto dagli allievi quanto dalle e dagli insegnanti, perché considerato quasi esclusivamente mnemonico (Corna Pellegrini, 2018). Tra gli argomenti più ostici troviamo le Regioni d’Italia e le motivazioni fornite dal corpo docenti sono la lontananza dei temi dalla realtà dei bambini, l’astrattezza dei concetti, la difficoltà nel riassumere le notizie più importanti, l’elevata numerosità delle regioni, il sentimento di noia che esse suscitano (Vignola, 2016). Anche l’immagine che ne deriva dai libri di testo fa apparire le regioni come elenchi di informazioni e liste di nomi, facendo passare l’idea che per conoscere la geografia sia sufficiente imparare a memoria la cartografia, la toponomastica e la descrizione e memorizzazione dei luoghi. A questo si aggiunge il fatto che la geografia sembra essere una materia considerata facile e per questo, forse, non ci si sforza più di tanto dal punto di vista didattico (Corna Pellegrini, 2018). Il fatto di non riconoscerne la complessità significa dare alla didattica della geografia un limitato ventaglio di possibilità di scelta appiattendo, così, le numerose possibilità racchiuse in questa disciplina (Rocca, 2010). Dopo una panoramica dal punto di vista storico del concetto di “regione” e dell’analisi del tema regionale attraverso i diversi programmi scolastici, viene presentata la percezione dell’argomento “Regioni d’Italia” nella scuola di oggi, a cui seguono le descrizioni di diverse modalità utili a proporre le Regioni d’Italia. Gli spunti emersi dalle interviste poste ad alcune insegnanti, la messa in pratica delle idee della Professoressa Rocca e altre proposte incontrate in rete, mostrano come la lezione frontale non sia l’unica via percorribile: la geografia umanista ci insegna che è possibile far leva sugli aspetti emotivi attraverso la letteratura per l’infanzia; il Metodo Montessori permette di coinvolgere i sensi della vista e del tatto; l’outdoor education ci insegna l’importanza dell’utilizzo dei materiali naturali, sia per le loro proprietà intrinseche, sia in ottica di promozione di atteggiamenti positivi di conoscenza e di relazione con l’ambiente; lo Yoga Educativo mostra che è possibile una progettazione in ottica olistica; il Metodo della Ricerca evidenza la possibilità che i bambini e le bambine siano gli artefici della costruzione del loro sapere; una semplice scatola può diventare un potente mediatore didattico utile a contenere fisicamente la regione e le sue peculiarità; il role playing ci mostra come sia possibile raccontare le regioni in modo non didascalico, invitando i bambini ad assumere il ruolo di inviati speciali del Giro d’Italia; il contenuto di una valigia può essere interrogato allo scopo di scoprire la meta di un ipotetico viaggiatore; infine, il podcast può diventare uno strumento utile ad attivare esperienze educative e formative attraverso il coinvolgimento delle ICT. Con un po’ di creatività e spirito d’iniziativa, è possibile progettare lezioni coinvolgenti, capaci, anche, di incontrare e potenziare i diversi stili di apprendimento che incontriamo in classe. Il presente elaborato è stato redatto con l’auspicio che il libro di testo diventi il punto di arrivo di considerazioni e riflessioni mosse in precedenza, anche attraverso modalità creative e accattivanti e che l’insegnante di Geografia indossi sempre più le vesti di “un formidabile ‘allenatore di sguardi’ in grado di rapportare il vicino al lontano, capace di guidare le nuove generazioni a sviluppare un atteggiamento critico di lettura delle diversità, sia territoriali che sociali in modo critico, aperto e dinamico” (Corna Pellegrini, 2018), non per mera accademia, ma perché il sapere geografico è uno dei grandi e necessari saperi del vivere (Corna Pellegrini, 2007).
2021
Reasoning on regions: many routs to take to ingage children through the Italian Regions
regioni d'italia
didattica attiva
esperienziale
ICT
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/11752