The purpose of this paper is to analyse the relationship between law and religion in the Indian legal system, specifically examining the exercise of religious freedom by women. Through its Preamble and the section on fundamental freedoms, the Indian Constitution guarantees women an equal right to exercise their religious freedom. In fact, secularism and the principles of equality and fraternity are core values of the Indian constitutional system. However, these ideals clash with Hindu law and other personal Statutes, as the latter have been formed through a process of codification of religious rules. These norms discriminate women in most cases, for example, the religious practice of excluding women from temples during menstruations. Moreover, the above-mentioned values are at risk because of the Bharatiya Janata Party (BJP), as its political views are based on ancient Hindu philosophy, which denigrates women’s dignity. A transformative interpretation of the Constitution can be seen as a solution to these problems, as it allows the Indian Supreme Court to declare unconstitutional those religious practices that violate the fundamental principles of the Constitution. In this regard, the famous “Sabarimala” case had an emblematic result: the Indian judge used technical-legal reasoning to declare unconstitutional the temple-entry ban that was imposed on women between the age of 10 and 50. However, these sorts of solutions are not so immediate, as they depend on the judge’s cultural mentality.

Questo elaborato ha la finalità di analizzare il legame tra diritto e religione nel sistema giuridico indiano, esaminando, più specificamente, l’esercizio della libertà religiosa da parte della donna. La Costituzione indiana, attraverso il Preambolo e la parte dedicata alle libertà fondamentali, garantisce un pari diritto alle donne indiane di esercitare la loro libertà di religione. Infatti, i princìpi di uguaglianza, fraternità e laicità sono valori cardini dell’ordinamento costituzionale indiano. Ciononostante, tali ideali entrano in conflitto con il diritto Indù e gli altri Statuti personali, poiché questi ultimi si sono formati mediante un processo di codificazione delle norme religiose, che, nella maggior parte dei casi, sono discriminatorie nei confronti della femmina. Infatti, la pratica religiosa di escludere le donne dal tempio durante la fase mestruale è solo uno dei tanti esempi. Inoltre, questi valori si trovano in pericolo a causa del partito politico Bharatiya Janata Party (BJP), in quanto la sua politica si basa sull’antica filosofia induista, non propriamente rispettosa della donna. Le soluzioni a queste problematiche sono state individuate nell’interpretazione evolutiva delle norme costituzionali, che consentono alla Corte suprema indiana di dichiarare incostituzionali quelle pratiche religiose che violano i princìpi fondamentali della Carta indiana. In questo senso, una decisione emblematica è stata adottata nel celebre caso “Sabarimala”, ove il giudice indiano, attraverso dei ragionamenti tecnico-giuridici, ha dichiarato incostituzionale il divieto di ingresso imposto alle donne comprese nella fascia d’età tra i 10 e i 50 anni. Tuttavia, queste tipologie di decisioni non sono così scontate, in quanto dipendono anche dalla mentalità culturale del giudicante.

La libertà religiosa e il ruolo della donna nell'ordinamento giuridico indiano

KUMARI, CHANCHAL
2021/2022

Abstract

The purpose of this paper is to analyse the relationship between law and religion in the Indian legal system, specifically examining the exercise of religious freedom by women. Through its Preamble and the section on fundamental freedoms, the Indian Constitution guarantees women an equal right to exercise their religious freedom. In fact, secularism and the principles of equality and fraternity are core values of the Indian constitutional system. However, these ideals clash with Hindu law and other personal Statutes, as the latter have been formed through a process of codification of religious rules. These norms discriminate women in most cases, for example, the religious practice of excluding women from temples during menstruations. Moreover, the above-mentioned values are at risk because of the Bharatiya Janata Party (BJP), as its political views are based on ancient Hindu philosophy, which denigrates women’s dignity. A transformative interpretation of the Constitution can be seen as a solution to these problems, as it allows the Indian Supreme Court to declare unconstitutional those religious practices that violate the fundamental principles of the Constitution. In this regard, the famous “Sabarimala” case had an emblematic result: the Indian judge used technical-legal reasoning to declare unconstitutional the temple-entry ban that was imposed on women between the age of 10 and 50. However, these sorts of solutions are not so immediate, as they depend on the judge’s cultural mentality.
2021
Religious freedom and the role of woman in the Indian legal system
Questo elaborato ha la finalità di analizzare il legame tra diritto e religione nel sistema giuridico indiano, esaminando, più specificamente, l’esercizio della libertà religiosa da parte della donna. La Costituzione indiana, attraverso il Preambolo e la parte dedicata alle libertà fondamentali, garantisce un pari diritto alle donne indiane di esercitare la loro libertà di religione. Infatti, i princìpi di uguaglianza, fraternità e laicità sono valori cardini dell’ordinamento costituzionale indiano. Ciononostante, tali ideali entrano in conflitto con il diritto Indù e gli altri Statuti personali, poiché questi ultimi si sono formati mediante un processo di codificazione delle norme religiose, che, nella maggior parte dei casi, sono discriminatorie nei confronti della femmina. Infatti, la pratica religiosa di escludere le donne dal tempio durante la fase mestruale è solo uno dei tanti esempi. Inoltre, questi valori si trovano in pericolo a causa del partito politico Bharatiya Janata Party (BJP), in quanto la sua politica si basa sull’antica filosofia induista, non propriamente rispettosa della donna. Le soluzioni a queste problematiche sono state individuate nell’interpretazione evolutiva delle norme costituzionali, che consentono alla Corte suprema indiana di dichiarare incostituzionali quelle pratiche religiose che violano i princìpi fondamentali della Carta indiana. In questo senso, una decisione emblematica è stata adottata nel celebre caso “Sabarimala”, ove il giudice indiano, attraverso dei ragionamenti tecnico-giuridici, ha dichiarato incostituzionale il divieto di ingresso imposto alle donne comprese nella fascia d’età tra i 10 e i 50 anni. Tuttavia, queste tipologie di decisioni non sono così scontate, in quanto dipendono anche dalla mentalità culturale del giudicante.
India
Libertà religiosa
Donna
Pratiche religiose
Intoccabilità
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
Kumari_Chanchal.pdf

accesso riservato

Dimensione 1.06 MB
Formato Adobe PDF
1.06 MB Adobe PDF

The text of this website © Università degli studi di Padova. Full Text are published under a non-exclusive license. Metadata are under a CC0 License

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/11825