Problema: Lo sfasamento del ritmo circadiano, una sorta di orologio biologico che coinvolge tutte le attività del nostro organismo, compreso il sonno, può essere caratterizzato da numerosi fattori. Al momento del ricovero in terapia intensiva, si osserva una riduzione della qualità del sonno; fattori come la luce, il rumore e le attività di cura al paziente possono ulteriormente interferire sul sonno. Una luce eccessiva compromette la secrezione di melatonina, ormone che interviene nel ritmo circadiano. L'intensità rumorosa risulta più alta rispetto ai valori raccomandati dall'OMS. Le intense e continue attività del reparto sono fattori disturbanti il ​​sonno. Il dolore, spesso non trattato completamente aggrava il disturbo. Dal punto di vista psicologico, invece, il sonno è principalmente interrotto da ansia e paura provati dai pazienti ricoverati. Obiettivo: L'obiettivo è quello di ricercare in letteratura quali sono le tecniche non farmacologiche migliori impiegabili tramite gestione infermieristica per migliorare la qualità del sonno nel reparto di terapia intensiva. Materiali e metodi: È stata condotta una ricerca bibliografica termini utilizzando MeSH intervallati da operatori booleani. La ricerca è stata svolta su archivi elettronici applicando dei limiti per restringere la ricerca e nel motore di ricerca Google. Risultati: Dai risultati è emerso che raramente l'ambiente della terapia intensiva è in grado di supportare i ritmi circadiani dei pazienti. Interventi quali la riduzione del rumore con l'organizzazione dei tempi di silenzio e l'adeguamento dell'intensità luminosa hanno permesso di migliorare la qualità del sonno percepita dai pazienti. Anche per quanto riguarda le tecniche non farmacologiche come la musica, il massaggio terapeutico e l'aromaterapia sono stati considerati degli interventi con effetti positivi sul sonno. Due dei pochi interventi efficaci sono stati l'utilizzo di maschera per occhi e tappi per orecchie. Conclusioni: Portando delle piccole modifiche nell'organizzazione interna del reparto di terapia intensiva ha permesso di migliorare la qualità del sonno nei pazienti. Per quanto riguarda le tecniche complementari come la musica, l'aromaterapia e il massaggio terapeutico, sono necessarie ulteriori ricerche che dimostrino maggiormente la loro efficacia e le loro modalità di impiego.

Problema: Lo sfasamento del ritmo circadiano, una sorta di orologio biologico che coinvolge tutte le attività del nostro organismo, compreso il sonno, può essere caratterizzato da numerosi fattori. Al momento del ricovero in terapia intensiva, si osserva una riduzione della qualità del sonno; fattori come la luce, il rumore e le attività di cura al paziente possono ulteriormente interferire sul sonno. Una luce eccessiva compromette la secrezione di melatonina, ormone che interviene nel ritmo circadiano. L’intensità rumorosa risulta più alta rispetto i valori raccomandati dall’OMS. Le intense e continue attività del reparto sono fattori disturbanti il sonno. Il dolore, spesso non trattato completamente aggrava il disturbo. Dal punto di vista psicologico, invece, il sonno è principalmente interrotto da ansia e paura provati dai pazienti ricoverati. Obiettivo: L’obiettivo è quello di ricercare in letteratura quali sono le tecniche non farmacologiche migliori impiegabili tramite gestione infermieristica per migliorare la qualità del sonno nel reparto di terapia intensiva. Materiali e metodi: È stata condotta una ricerca bibliografica utilizzando termini MeSH intervallati da operatori booleani. La ricerca è stata svolta su archivi elettronici applicando dei limiti per restringere la ricerca e nel motore di ricerca Google. Risultati: Dai risultati è emerso che raramente l’ambiente della terapia intensiva è in grado di supportare i ritmi circadiani dei pazienti. Interventi quali la riduzione del rumore con l’organizzazione di tempi di silenzio e l’adeguamento dell’intensità luminosa hanno permesso di migliorare la qualità del sonno percepita dai pazienti. Anche per quanto riguarda le tecniche non farmacologiche come la musica, il massaggio terapeutico e l’aromaterapia sono stati considerati degli interventi con effetti positivi sul sonno. Due dei pochi interventi efficaci sono stati l’utilizzo di maschera per occhi e tappi per orecchie. Conclusioni: Portando delle piccole modifiche nell’organizzazione interna del reparto di terapia intensiva ha permesso di migliorare la qualità del sonno nei pazienti. Per quanto riguarda le tecniche complementari come la musica, l’aromaterapia e il massaggio terapeutico, sono necessarie ulteriori ricerche che dimostrino maggiormente la loro efficacia e le loro modalità di impiego.

Qualità del sonno in terapia intensiva e strategie infermieristiche per migliorarlo

GALLIO, ANGELA
2020/2021

Abstract

Problema: Lo sfasamento del ritmo circadiano, una sorta di orologio biologico che coinvolge tutte le attività del nostro organismo, compreso il sonno, può essere caratterizzato da numerosi fattori. Al momento del ricovero in terapia intensiva, si osserva una riduzione della qualità del sonno; fattori come la luce, il rumore e le attività di cura al paziente possono ulteriormente interferire sul sonno. Una luce eccessiva compromette la secrezione di melatonina, ormone che interviene nel ritmo circadiano. L'intensità rumorosa risulta più alta rispetto ai valori raccomandati dall'OMS. Le intense e continue attività del reparto sono fattori disturbanti il ​​sonno. Il dolore, spesso non trattato completamente aggrava il disturbo. Dal punto di vista psicologico, invece, il sonno è principalmente interrotto da ansia e paura provati dai pazienti ricoverati. Obiettivo: L'obiettivo è quello di ricercare in letteratura quali sono le tecniche non farmacologiche migliori impiegabili tramite gestione infermieristica per migliorare la qualità del sonno nel reparto di terapia intensiva. Materiali e metodi: È stata condotta una ricerca bibliografica termini utilizzando MeSH intervallati da operatori booleani. La ricerca è stata svolta su archivi elettronici applicando dei limiti per restringere la ricerca e nel motore di ricerca Google. Risultati: Dai risultati è emerso che raramente l'ambiente della terapia intensiva è in grado di supportare i ritmi circadiani dei pazienti. Interventi quali la riduzione del rumore con l'organizzazione dei tempi di silenzio e l'adeguamento dell'intensità luminosa hanno permesso di migliorare la qualità del sonno percepita dai pazienti. Anche per quanto riguarda le tecniche non farmacologiche come la musica, il massaggio terapeutico e l'aromaterapia sono stati considerati degli interventi con effetti positivi sul sonno. Due dei pochi interventi efficaci sono stati l'utilizzo di maschera per occhi e tappi per orecchie. Conclusioni: Portando delle piccole modifiche nell'organizzazione interna del reparto di terapia intensiva ha permesso di migliorare la qualità del sonno nei pazienti. Per quanto riguarda le tecniche complementari come la musica, l'aromaterapia e il massaggio terapeutico, sono necessarie ulteriori ricerche che dimostrino maggiormente la loro efficacia e le loro modalità di impiego.
2020
Sleep quality in the intensive care unite and nursing strategies to improve it
Problema: Lo sfasamento del ritmo circadiano, una sorta di orologio biologico che coinvolge tutte le attività del nostro organismo, compreso il sonno, può essere caratterizzato da numerosi fattori. Al momento del ricovero in terapia intensiva, si osserva una riduzione della qualità del sonno; fattori come la luce, il rumore e le attività di cura al paziente possono ulteriormente interferire sul sonno. Una luce eccessiva compromette la secrezione di melatonina, ormone che interviene nel ritmo circadiano. L’intensità rumorosa risulta più alta rispetto i valori raccomandati dall’OMS. Le intense e continue attività del reparto sono fattori disturbanti il sonno. Il dolore, spesso non trattato completamente aggrava il disturbo. Dal punto di vista psicologico, invece, il sonno è principalmente interrotto da ansia e paura provati dai pazienti ricoverati. Obiettivo: L’obiettivo è quello di ricercare in letteratura quali sono le tecniche non farmacologiche migliori impiegabili tramite gestione infermieristica per migliorare la qualità del sonno nel reparto di terapia intensiva. Materiali e metodi: È stata condotta una ricerca bibliografica utilizzando termini MeSH intervallati da operatori booleani. La ricerca è stata svolta su archivi elettronici applicando dei limiti per restringere la ricerca e nel motore di ricerca Google. Risultati: Dai risultati è emerso che raramente l’ambiente della terapia intensiva è in grado di supportare i ritmi circadiani dei pazienti. Interventi quali la riduzione del rumore con l’organizzazione di tempi di silenzio e l’adeguamento dell’intensità luminosa hanno permesso di migliorare la qualità del sonno percepita dai pazienti. Anche per quanto riguarda le tecniche non farmacologiche come la musica, il massaggio terapeutico e l’aromaterapia sono stati considerati degli interventi con effetti positivi sul sonno. Due dei pochi interventi efficaci sono stati l’utilizzo di maschera per occhi e tappi per orecchie. Conclusioni: Portando delle piccole modifiche nell’organizzazione interna del reparto di terapia intensiva ha permesso di migliorare la qualità del sonno nei pazienti. Per quanto riguarda le tecniche complementari come la musica, l’aromaterapia e il massaggio terapeutico, sono necessarie ulteriori ricerche che dimostrino maggiormente la loro efficacia e le loro modalità di impiego.
Sleep
Intensive care unite
Critical care
Circadian Rhythm
Sleep disorders
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/11915