I Comitati Etici di Giappone e Stati Uniti durante l’epidemia di COVID-19: uno studio trasversale

Background. Il COVID-19 ha avuto un impatto non solo sulla pratica clinica, ma anche sulla ricerca, che rappresenta il mezzo principale per lo sviluppo di terapie, vaccini, ed in generale di tutte quelle evidenze che sono utili a guidare la pratica clinica. Per estensione quindi, molti Comitati Etici non solo hanno visto modificazioni nella quantità, qualità e tipologia di protocolli studio, ma hanno anche dovuto allo stesso tempo modificare le proprie modalità di lavoro, incluse la conduzione delle riunioni, la discussione e valutazione dei protocolli, per rispettare la raccomandazione generalizzata al telelavoro applicata nella maggior parte dei paesi colpiti dalla pandemia. Un possibile aumento del carico di lavoro e la pressione generata dall’emergenza sanitaria potrebbe aver alterato la qualità della valutazione dei protocolli di studio. Obiettivi. L’obiettivo dello studio è comprendere come il telelavoro e in generale l’emergenza sanitaria abbia influenzato l’operato dei comitati Etici di Stati Uniti e Giappone, in termini di modalità di lavoro adottate, numero di protocolli valutati (confrontandolo anche con il numero di protocolli valutati nel 2019), percezione del carico di lavoro e del rispetto dei principi etici. L’obiettivo è inoltre capire se anche in un contesto extraeuropeo si siano verificati simili fenomeni di adattamento simili a quelli rilevati in altri studi condotti in contesto italiano ed europeo da cui questo studio deriva. Materiali e metodi. Lo studio è stato condotto servendosi di una versione modificata del questionario utilizzato in un simile studio condotto in contesto europeo, portato a 70 item e inviato ad un totale di circa 775 Comitati Etici statunitensi e giapponesi, i cui contatti sono stati reperiti tramite ricerca nel web e nell’UMIN (University hospital Medical Information Network), nel caso dei contatti giapponesi. Risultati. Sono state raccolte in totale 9 risposte dal questionario, 8 dagli Stati Uniti, 1 in cui il partecipante non ha specificato il paese di provenienza. 7 partecipanti su 9 hanno riferito l’istituzione di un lockdown a livello locale, tuttavia tutti hanno riferito l’implementazione del telelavoro (o smartworking). Solo 2 partecipanti hanno riferito che il proprio Comitato Etico ha dato priorità a protocolli inerenti il COVID-19. In generale i partecipanti non hanno percepito un rallentamento dell’attività da parte del Comitato. Nessuno dei partecipanti ha percepito una diminuzione dei principi etici. Un uguale numero di partecipanti hanno percepito un aumento e una diminuzione del carico di lavoro durante il lockdown. Conclusioni. Sembra che i Comitati Etici interpellati si siano adattati rapidamente al telelavoro, operando relativamente minori modifiche alla priorità e al tipo di protocolli valutati, senza avvertire rallentamenti a causa del lavoro da remoto. Sarebbe interessante comprendere come l’esperienza maturata dal telelavoro durante la presente emergenza sanitaria andrà ad influenzare le future raccomandazioni riguardo alla ricerca in situazioni di emergenza.