PROBLEMA: Si stima che ogni anno gli arresti cardiocircolatori intraospedalieri coinvolgano da uno a cinque pazienti ogni 1000 ricoverati, senza considerare gli arresti cardiocircolatori che si presentano in ambiente extra-ospedaliero che sono circa 38 ogni 100.000 abitanti (Sandroni, Nolan, Cavallaro, & Antonelli, 2007; Atwood, Eisenberg, Herlitz, & Rea, 2005). La rianimazione cardiopolmonare (RCP) è il primo intervento messo in atto dagli operatori sanitari presenti ed è una manovra che può assicurare la vita all’assistito ma che, dovendo essere eseguita in situazioni di emergenza, può essere causa di elevate quantità di stress acuto per il personale sanitario (Hunziker et al., 2012). Per gli infermieri che si trovano quotidianamente ad affrontare questo genere di emergenze, diventa fondamentale mettere in pratica strategie per fronteggiare lo stress. In queste situazioni un tema controverso e dibattuto tra gli infermieri riguarda la presenza o meno dei familiari e persiste l’atteggiamento contrastante tra gli operatori sanitari (Danci & Benetton, 2010; Egging et al., 2011; Kissoon, 2006; Köberich et al., 2010). SCOPO: Lo scopo di questo studio è quello di indagare i vissuti degli infermieri di area critica che hanno eseguito RCP, relativamente alle loro emozioni e alle strategie di coping messe in atto, al fine di analizzare il livello di coinvolgimento emotivo. Si vogliono inoltre analizzare i vissuti in relazione alla presenza dei familiari del paziente. DISEGNO DELLO STUDIO: Studio di tipo qualitativo, fenomenologico. CAMPIONE: Il campione totale intervistato è costituito da n. 32 infermieri, di questi, n. 15 (46,9%) sono stati reclutati presso le U.O. di Pronto Soccorso dei P.O. di Jesolo e San Donà di Piave, n. 17 (53,1%) presso le U.O. di Terapia Intensiva dei P.O. di San Donà di Piave e Portogruaro dell’Azienda ULSS n° 10 “Veneto Orientale”. METODI E STRUMENTI: Ad ogni partecipante è stata richiesta la compilazione di una scheda anagrafico-professionale per poter ottenere una descrizione delle caratteristiche del campione. Successivamente, si è effettuata un’intervista semi-strutturata, la quale presentava cinque domande orientative, ma non direttive, che indagavano i vissuti degli infermieri rispetto alla procedura di rianimazione cardiopolmonare, le strategie di coping e i comportamenti messi in atto. Si è voluto, inoltre, indagare se i vissuti fossero diversi, e se si come, in relazione al tipo di paziente e alla presenza dei familiari che assistevano alla manovra. RISULTATI: L’analisi tramite metodo Van Kaam ha dimostrato che i vissuti principali durante la procedura di rianimazione cardiopolmonare risultano essere il controllo e il distacco (46,9%). Sono stati descritti vissuti diversi in relazione al tipo di paziente, in particolare intensità emotiva e ansia maggiori in bambini, giovani o conoscenti rispetto ad anziani (65,6%), diversi anche in relazione al tipo di rapporto che si instaura con familiari e pazienti e loro aspettativa di vita dopo RCP; alcuni infermieri invece non hanno descritto alcuna differenza. Le principali strategie di coping emerse sono: isolamento ed estraniazione (34,4%), concentrazione esclusiva sulla procedura (71,9%), eliminazione delle emozioni (40,6%) e concentrazione su aspetti tecnici quali l’ALS (28,1%). Solo il 59,4% del campione ha eseguito la manovra in presenza dei familiari del paziente (quasi esclusivamente infermieri appartenenti al campione di Pronto Soccorso). A tale proposito, questo campione ha riferito che l’esperienza dell’osservazione da parte dei familiari permette agli stessi di capire che la situazione è grave (28,1%), che si sta facendo tutto il possibile (25%) e consente loro una migliore elaborazione del lutto del proprio caro (18,7%). Alcuni infermieri, tuttavia, riferiscono di allontanarli per disturbo o soggezione (21,9%) e, in ugual percentuale, dichiarano di isolarsi e non tenere conto dei familiari. CONCLUSIONI: Dallo studio realizzato emerge quindi che in ambito sanitario il problema dello stress occupazionale è particolarmente evidente. Importante diventa, alla luce di queste considerazioni, il coping, il quale contribuisce all’elaborazione delle emozioni associate agli eventi vissuti. La ricerca ha permesso di mettere in luce aspetti dell’operatore dell’emergenza che vanno al di là delle necessità e competenze tecniche. La possibilità di rielaborare l’evento in gruppo, non solo da un punto di vista tecnico, ma con un debriefing strutturato e guidato, che permetta loro di confrontarsi anche sulle proprie sensazioni e fronteggiare l’ansia accumulata durante gli interventi, potrebbe essere la strategia che aiuta l’operatore a fronteggiare il disagio (Jonsson et al., 2003). Relativamente alla presenza dei familiari durante la manovra di rianimazione cardiopolmonare è emerso che, pur riconoscendo dei vantaggi, sono ancora percepiti molti svantaggi che ostacolano l’accettazione di questa pratica in modo diffuso soprattutto nei contesti protetti dei presidi ospedalieri e risulta essere quindi un problema ancora dibattuto.

Rianimazione cardiopolmonare: i vissuti degli infermieri di area critica

Saramin, Elena
2015/2016

Abstract

PROBLEMA: Si stima che ogni anno gli arresti cardiocircolatori intraospedalieri coinvolgano da uno a cinque pazienti ogni 1000 ricoverati, senza considerare gli arresti cardiocircolatori che si presentano in ambiente extra-ospedaliero che sono circa 38 ogni 100.000 abitanti (Sandroni, Nolan, Cavallaro, & Antonelli, 2007; Atwood, Eisenberg, Herlitz, & Rea, 2005). La rianimazione cardiopolmonare (RCP) è il primo intervento messo in atto dagli operatori sanitari presenti ed è una manovra che può assicurare la vita all’assistito ma che, dovendo essere eseguita in situazioni di emergenza, può essere causa di elevate quantità di stress acuto per il personale sanitario (Hunziker et al., 2012). Per gli infermieri che si trovano quotidianamente ad affrontare questo genere di emergenze, diventa fondamentale mettere in pratica strategie per fronteggiare lo stress. In queste situazioni un tema controverso e dibattuto tra gli infermieri riguarda la presenza o meno dei familiari e persiste l’atteggiamento contrastante tra gli operatori sanitari (Danci & Benetton, 2010; Egging et al., 2011; Kissoon, 2006; Köberich et al., 2010). SCOPO: Lo scopo di questo studio è quello di indagare i vissuti degli infermieri di area critica che hanno eseguito RCP, relativamente alle loro emozioni e alle strategie di coping messe in atto, al fine di analizzare il livello di coinvolgimento emotivo. Si vogliono inoltre analizzare i vissuti in relazione alla presenza dei familiari del paziente. DISEGNO DELLO STUDIO: Studio di tipo qualitativo, fenomenologico. CAMPIONE: Il campione totale intervistato è costituito da n. 32 infermieri, di questi, n. 15 (46,9%) sono stati reclutati presso le U.O. di Pronto Soccorso dei P.O. di Jesolo e San Donà di Piave, n. 17 (53,1%) presso le U.O. di Terapia Intensiva dei P.O. di San Donà di Piave e Portogruaro dell’Azienda ULSS n° 10 “Veneto Orientale”. METODI E STRUMENTI: Ad ogni partecipante è stata richiesta la compilazione di una scheda anagrafico-professionale per poter ottenere una descrizione delle caratteristiche del campione. Successivamente, si è effettuata un’intervista semi-strutturata, la quale presentava cinque domande orientative, ma non direttive, che indagavano i vissuti degli infermieri rispetto alla procedura di rianimazione cardiopolmonare, le strategie di coping e i comportamenti messi in atto. Si è voluto, inoltre, indagare se i vissuti fossero diversi, e se si come, in relazione al tipo di paziente e alla presenza dei familiari che assistevano alla manovra. RISULTATI: L’analisi tramite metodo Van Kaam ha dimostrato che i vissuti principali durante la procedura di rianimazione cardiopolmonare risultano essere il controllo e il distacco (46,9%). Sono stati descritti vissuti diversi in relazione al tipo di paziente, in particolare intensità emotiva e ansia maggiori in bambini, giovani o conoscenti rispetto ad anziani (65,6%), diversi anche in relazione al tipo di rapporto che si instaura con familiari e pazienti e loro aspettativa di vita dopo RCP; alcuni infermieri invece non hanno descritto alcuna differenza. Le principali strategie di coping emerse sono: isolamento ed estraniazione (34,4%), concentrazione esclusiva sulla procedura (71,9%), eliminazione delle emozioni (40,6%) e concentrazione su aspetti tecnici quali l’ALS (28,1%). Solo il 59,4% del campione ha eseguito la manovra in presenza dei familiari del paziente (quasi esclusivamente infermieri appartenenti al campione di Pronto Soccorso). A tale proposito, questo campione ha riferito che l’esperienza dell’osservazione da parte dei familiari permette agli stessi di capire che la situazione è grave (28,1%), che si sta facendo tutto il possibile (25%) e consente loro una migliore elaborazione del lutto del proprio caro (18,7%). Alcuni infermieri, tuttavia, riferiscono di allontanarli per disturbo o soggezione (21,9%) e, in ugual percentuale, dichiarano di isolarsi e non tenere conto dei familiari. CONCLUSIONI: Dallo studio realizzato emerge quindi che in ambito sanitario il problema dello stress occupazionale è particolarmente evidente. Importante diventa, alla luce di queste considerazioni, il coping, il quale contribuisce all’elaborazione delle emozioni associate agli eventi vissuti. La ricerca ha permesso di mettere in luce aspetti dell’operatore dell’emergenza che vanno al di là delle necessità e competenze tecniche. La possibilità di rielaborare l’evento in gruppo, non solo da un punto di vista tecnico, ma con un debriefing strutturato e guidato, che permetta loro di confrontarsi anche sulle proprie sensazioni e fronteggiare l’ansia accumulata durante gli interventi, potrebbe essere la strategia che aiuta l’operatore a fronteggiare il disagio (Jonsson et al., 2003). Relativamente alla presenza dei familiari durante la manovra di rianimazione cardiopolmonare è emerso che, pur riconoscendo dei vantaggi, sono ancora percepiti molti svantaggi che ostacolano l’accettazione di questa pratica in modo diffuso soprattutto nei contesti protetti dei presidi ospedalieri e risulta essere quindi un problema ancora dibattuto.
2015-11-17
rianimazione cardiopolmonare (cardiopulmonary resuscitation), coping (adaptation, psychological), infermieri (nurses), familiari (family), infermieristica d’emergenza (emergency nursing), emozioni (emotions), vissuti (experiences).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/20366