Problema L’aborto spontaneo è una delle complicazioni più comuni, infatti sono coinvolte circa il 15- 20% delle gravidanze. Ciononostante, su questa condizione sono alquanto diffuse informazioni sbagliate e pregiudizi che portano coloro che l’hanno vissuta a non parlarne e a soffrirne in solitudine. È evidente come il ruolo dell’infermiere si esprima nel sostenere queste donne e non solo in un mero tecnicismo. Coloro che si occupano di assistenza devono essere in grado di supportarle, di recepire i loro sentimenti e di fare in modo che si sentano a loro agio per esprimerli. La difficoltà più grande riscontrata è l'intraprendere questa tipologia di relazione, conoscendo gli elementi principali che rendono fruttuosa un’assistenza. Spesso gli operatori sanitari, e quindi anche gli infermieri, rispondono ai dubbi e ai silenzi delle donne nel modo che pensano più giusto, a volte alleggerendo la situazione utilizzando frasi consolatorie come “era solo la sua prima gravidanza” o “almeno ha un altro bambino a casa”: queste affermazioni rappresentano false rassicurazioni, banalizzando i sentimenti delle pazienti e quindi non fornendo efficacemente supporto. Dopo l’evento infausto la donna deve elaborare un lutto e - se non supportata in questo delicato e difficile momento sin dall’inizio - può avere conseguenze importanti per il suo futuro, poiché una paziente si sente madre sin da quando scopre di essere incinta, iniziando fin da subito ad immaginare il suo bambino; in questo contesto non è importante l’età gestazionale della donna al momento dell’aborto, ma la condizione stessa di maternità. L’infermiere è presente nei momenti immediatamente successivi all’aborto spontaneo e si trova in una posizione di vicinanza tale da poter individuare il problema ed eventualmente pianificare e attuare interventi che possano aiutare la paziente, ma spesso non è in grado in quanto non è a conoscenza delle azioni da svolgere e della loro rilevanza. Obiettivo Si è proposto di analizzare la letteratura al fine di definire il significato dell’assistenza infermieristica ad una donna che ha subito un aborto spontaneo, delineando gli interventi principali da perseguire al fine di assicurare una buona care che contribuisca a migliorare gli esiti psicologici della paziente. Materiale e Metodi Si è condotta una ricerca nei database elettronici Pubmed, Cinahl e Scopus e attraverso il motore di ricerca Google. I criteri di inclusioni sono stati: abstract e full text presenti. Parole chiave presenti: “Spontaneous abortion nursing”, “Spontaneous abortion nurse”, “Spontaneous abortion care”, “Spontaneous abortion[Mesh] AND nursing[Mesh]”. Sono stati selezionati ed utilizzati per scrivere i risultati in totale 53 articoli. Risultati I risultati mettono in risalto una serie di elementi necessari al fine di somministrare una buona assistenza in caso di aborto spontaneo: una formazione adeguata, infatti, quando il personale infermieristico non riceve un’educazione consona non riesce a soddisfare l’esigenza di supporto che hanno le donne dopo la perdita prematura del loro bambino; saper gestire il coinvolgimento personale, poiché se l’operatore sanitario non riesce a reggere i forti sentimenti provati vi è una alta probabilità che attui in modo automatico e inconsapevole comuni meccanismi di difesa e possa sviluppare il burn-out; avere una buona capacità di comunicare e di relazionare con la paziente mantenendo la privacy, allontanandosi dal ruolo prettamente tecnico dell’infermiere ascoltando la paziente, instaurando un rapporto basato sulla fiducia ed essendo empatico; essere in grado di fornire le informazioni necessarie, in quanto le donne dopo aver appreso la notizia infausta hanno bisogno di chiarimenti ed ulteriori spiegazioni, che devono essere fornite in maniera comprensibile; riconoscere la perdita, poiché le donne considerano necessario che gli infermieri comprendano e condividano il loro dolore ed in caso contrario viene alimentato il loro senso di abbandono; prevedere un follow-up e consigliare la partecipazione ai gruppi di auto-aiuto, poiché dalla letteratura analizzata è emerso fondamentale avere la possibilità di parlare della propria esperienza successivamente alla perdita e di poter condividere il proprio dolore con genitori che hanno già affrontato quest’esperienza.

Il significato dell'assistenza infermieristica ad una donna che ha subito un aborto spontaneo

Spavento, Ambra
2015/2016

Abstract

Problema L’aborto spontaneo è una delle complicazioni più comuni, infatti sono coinvolte circa il 15- 20% delle gravidanze. Ciononostante, su questa condizione sono alquanto diffuse informazioni sbagliate e pregiudizi che portano coloro che l’hanno vissuta a non parlarne e a soffrirne in solitudine. È evidente come il ruolo dell’infermiere si esprima nel sostenere queste donne e non solo in un mero tecnicismo. Coloro che si occupano di assistenza devono essere in grado di supportarle, di recepire i loro sentimenti e di fare in modo che si sentano a loro agio per esprimerli. La difficoltà più grande riscontrata è l'intraprendere questa tipologia di relazione, conoscendo gli elementi principali che rendono fruttuosa un’assistenza. Spesso gli operatori sanitari, e quindi anche gli infermieri, rispondono ai dubbi e ai silenzi delle donne nel modo che pensano più giusto, a volte alleggerendo la situazione utilizzando frasi consolatorie come “era solo la sua prima gravidanza” o “almeno ha un altro bambino a casa”: queste affermazioni rappresentano false rassicurazioni, banalizzando i sentimenti delle pazienti e quindi non fornendo efficacemente supporto. Dopo l’evento infausto la donna deve elaborare un lutto e - se non supportata in questo delicato e difficile momento sin dall’inizio - può avere conseguenze importanti per il suo futuro, poiché una paziente si sente madre sin da quando scopre di essere incinta, iniziando fin da subito ad immaginare il suo bambino; in questo contesto non è importante l’età gestazionale della donna al momento dell’aborto, ma la condizione stessa di maternità. L’infermiere è presente nei momenti immediatamente successivi all’aborto spontaneo e si trova in una posizione di vicinanza tale da poter individuare il problema ed eventualmente pianificare e attuare interventi che possano aiutare la paziente, ma spesso non è in grado in quanto non è a conoscenza delle azioni da svolgere e della loro rilevanza. Obiettivo Si è proposto di analizzare la letteratura al fine di definire il significato dell’assistenza infermieristica ad una donna che ha subito un aborto spontaneo, delineando gli interventi principali da perseguire al fine di assicurare una buona care che contribuisca a migliorare gli esiti psicologici della paziente. Materiale e Metodi Si è condotta una ricerca nei database elettronici Pubmed, Cinahl e Scopus e attraverso il motore di ricerca Google. I criteri di inclusioni sono stati: abstract e full text presenti. Parole chiave presenti: “Spontaneous abortion nursing”, “Spontaneous abortion nurse”, “Spontaneous abortion care”, “Spontaneous abortion[Mesh] AND nursing[Mesh]”. Sono stati selezionati ed utilizzati per scrivere i risultati in totale 53 articoli. Risultati I risultati mettono in risalto una serie di elementi necessari al fine di somministrare una buona assistenza in caso di aborto spontaneo: una formazione adeguata, infatti, quando il personale infermieristico non riceve un’educazione consona non riesce a soddisfare l’esigenza di supporto che hanno le donne dopo la perdita prematura del loro bambino; saper gestire il coinvolgimento personale, poiché se l’operatore sanitario non riesce a reggere i forti sentimenti provati vi è una alta probabilità che attui in modo automatico e inconsapevole comuni meccanismi di difesa e possa sviluppare il burn-out; avere una buona capacità di comunicare e di relazionare con la paziente mantenendo la privacy, allontanandosi dal ruolo prettamente tecnico dell’infermiere ascoltando la paziente, instaurando un rapporto basato sulla fiducia ed essendo empatico; essere in grado di fornire le informazioni necessarie, in quanto le donne dopo aver appreso la notizia infausta hanno bisogno di chiarimenti ed ulteriori spiegazioni, che devono essere fornite in maniera comprensibile; riconoscere la perdita, poiché le donne considerano necessario che gli infermieri comprendano e condividano il loro dolore ed in caso contrario viene alimentato il loro senso di abbandono; prevedere un follow-up e consigliare la partecipazione ai gruppi di auto-aiuto, poiché dalla letteratura analizzata è emerso fondamentale avere la possibilità di parlare della propria esperienza successivamente alla perdita e di poter condividere il proprio dolore con genitori che hanno già affrontato quest’esperienza.
2015-11-03
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/20380