Introduzione: I bambini ospedalizzati sono spesso sottoposti a diverse procedure cliniche, anche invasive e dolorose, e quando questo accade, il successo della procedura viene a volte raggiunto tramite il ricorso alla contenzione fisica. Gli infermieri e i professionisti sanitari sperimentano però un conflitto personale nel decidere se sottoporre un bambino alla contenzione, quando egli si oppone alla procedura clinica, anche se la procedura è ritenuta necessaria per raggiungere il benessere del bambino. La tesi analizza, attraverso una revisione di letteratura, gli aspetti etici e legali nell’utilizzo della contenzione, la frequenza e le motivazioni nel suo utilizzo durante le procedure cliniche in pediatria, le esperienze di coloro che ne sono coinvolti, l’educazione e la formazione che ricevono i professionisti sanitari, e le guide disponibili riguardanti il suo utilizzo. Metodi: La ricerca della letteratura è stata eseguita attraverso le banche dati elettroniche “Pubmed” e “Cinahl”, mediante le parole chiave “restraint”, “children”, “clinical procedures” e “nursing”, dalle quali sono stati reperiti e analizzati 24 articoli. Sono stati consultati, per la ricerca di ulteriore materiale, i rispettivi siti Internet di Ipasvi, Royal College of Nursing, EACH, ABIO e Unicef, per un totale di 34 articoli. Infine, è stato tenuto in considerazione il Codice Deontologico dell’Infermiere (2009). Risultati: I risultati confermano che il ricorso alla contenzione, da parte degli infermieri, per portare a termine una procedura clinica, è frequente in tutti i contesti sanitari pediatrici, e l’utilizzo maggiore avviene nei reparti di radiologia medica. La frequenza nell’utilizzo dipende dal tipo di procedura (la frequenza aumenta durante il posizionamento di sondino naso-gastrico, l’inserzione di catetere venoso periferico e durante la puntura lombare) e dall’età del bambino (la frequenza aumenta con il diminuire dell’età del bambino). Le motivazioni principali, per il ricorso alla pratica, date dai professionisti sanitari, sono la garanzia di sicurezza e l’età del bambino, mentre i sentimenti suscitati da tale pratica, in coloro che la subiscono e in coloro che ne sono coinvolti, sono per la maggior parte sentimenti negativi e di disagio. Vengono infine riportate e riassunte, alcune guide, sviluppate dagli autori, per orientare la decisione dei professionisti sanitari in relazione a come e quando procedere con la contenzione. Discussione: Vi è una ricerca limitata in relazione all’utilizzo della contenzione per portare a termine le procedure infermieristiche in ambito pediatrico: il ricorso a tale pratica dovrebbe avvenire come ultima risorsa, quando le alternative, ovvero le tecniche farmacologiche e non farmacologiche, non si siano rivelate efficaci, e la decisione di procedere con la contenzione dovrebbe essere intrapresa in modo collaborativo, con tutti i professionisti sanitari che si occupano della cura del bambino, con i genitori e, quando possibile, con il bambino stesso. L’utilizzo della contenzione deve avvenire ad opera di personale competente, secondo modalità sicure ed approvate, e nel rispetto dei diritti del bambino.

La pratica della contenzione quando il bambino si oppone alle procedure infermieristiche: una revisione della letteratura

Valentini, Martina
2015/2016

Abstract

Introduzione: I bambini ospedalizzati sono spesso sottoposti a diverse procedure cliniche, anche invasive e dolorose, e quando questo accade, il successo della procedura viene a volte raggiunto tramite il ricorso alla contenzione fisica. Gli infermieri e i professionisti sanitari sperimentano però un conflitto personale nel decidere se sottoporre un bambino alla contenzione, quando egli si oppone alla procedura clinica, anche se la procedura è ritenuta necessaria per raggiungere il benessere del bambino. La tesi analizza, attraverso una revisione di letteratura, gli aspetti etici e legali nell’utilizzo della contenzione, la frequenza e le motivazioni nel suo utilizzo durante le procedure cliniche in pediatria, le esperienze di coloro che ne sono coinvolti, l’educazione e la formazione che ricevono i professionisti sanitari, e le guide disponibili riguardanti il suo utilizzo. Metodi: La ricerca della letteratura è stata eseguita attraverso le banche dati elettroniche “Pubmed” e “Cinahl”, mediante le parole chiave “restraint”, “children”, “clinical procedures” e “nursing”, dalle quali sono stati reperiti e analizzati 24 articoli. Sono stati consultati, per la ricerca di ulteriore materiale, i rispettivi siti Internet di Ipasvi, Royal College of Nursing, EACH, ABIO e Unicef, per un totale di 34 articoli. Infine, è stato tenuto in considerazione il Codice Deontologico dell’Infermiere (2009). Risultati: I risultati confermano che il ricorso alla contenzione, da parte degli infermieri, per portare a termine una procedura clinica, è frequente in tutti i contesti sanitari pediatrici, e l’utilizzo maggiore avviene nei reparti di radiologia medica. La frequenza nell’utilizzo dipende dal tipo di procedura (la frequenza aumenta durante il posizionamento di sondino naso-gastrico, l’inserzione di catetere venoso periferico e durante la puntura lombare) e dall’età del bambino (la frequenza aumenta con il diminuire dell’età del bambino). Le motivazioni principali, per il ricorso alla pratica, date dai professionisti sanitari, sono la garanzia di sicurezza e l’età del bambino, mentre i sentimenti suscitati da tale pratica, in coloro che la subiscono e in coloro che ne sono coinvolti, sono per la maggior parte sentimenti negativi e di disagio. Vengono infine riportate e riassunte, alcune guide, sviluppate dagli autori, per orientare la decisione dei professionisti sanitari in relazione a come e quando procedere con la contenzione. Discussione: Vi è una ricerca limitata in relazione all’utilizzo della contenzione per portare a termine le procedure infermieristiche in ambito pediatrico: il ricorso a tale pratica dovrebbe avvenire come ultima risorsa, quando le alternative, ovvero le tecniche farmacologiche e non farmacologiche, non si siano rivelate efficaci, e la decisione di procedere con la contenzione dovrebbe essere intrapresa in modo collaborativo, con tutti i professionisti sanitari che si occupano della cura del bambino, con i genitori e, quando possibile, con il bambino stesso. L’utilizzo della contenzione deve avvenire ad opera di personale competente, secondo modalità sicure ed approvate, e nel rispetto dei diritti del bambino.
2015-11-04
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/20398