PROBLEMA: le demenze costituiscono sempre di più un problema rilevante di sanità pubblica rappresentando una delle maggiori cause di disabilità nella popolazione generale ed hanno un considerevole impatto socio-sanitario. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, già da qualche anno ha introdotto le demenze tra le sue priorità. Tra le diverse forme di alterazioni comportamentali, causate dalle demenze (irrequietezza, aggressività fisica e verbale, manierismi e movimenti ripetitivi, alterazioni ciclo sono veglia, pedinare, spiare) una di particolare interesse è rappresentata dal wandering (vagabondaggio). Attualmente, nel contesto clinico, gli episodi di wandering vengono trattati prevalentemente mediante la contenzione chimica (somministrazione di terapia farmacologica) oppure nei casi di reale pericolo si procede alla contenzione fisica. Viene quindi spontaneo chiedersi: esistono modalità assistenziali alternative per trattare in modo specifico il problema, prendendosi cura della persona e migliorare la sua qualità di vita? SCOPO: Individuare secondo le evidenze scientifiche le terapie non farmacologiche (art therapy, stimolazione cognitiva, Rot o Reality Therapy, musicoterapia e Doll Therapy) più efficaci nel trattamento, o miglioramento, del disturbo del wandering nell’assistito demente, rispetto alla contenzione fisica e farmacologica. CAMPIONE: sono stati presi in considerazione gli articoli di ricerca che hanno coinvolto gli assistiti di età maggiore ai 65 anni, diagnosticati con una qualsiasi forma di demenza e che manifestano il sintomo comportamentale del wandering. Assistiti che vengono trattati con terapie farmacologiche, con la contenzione fisica e terapie non farmacologiche in un contesto ospedaliero o nelle case di cura. METODI E STRUMENTI: i criteri di selezione utilizzati non hanno previsto restrizioni in merito al disegno di studio. Si è proceduto ricercando tutti gli studi free full text che comparassero i metodi di contenzione fisica e chimica negli episodi di wandering con tutta una serie di trattamenti non farmacologici, o che riguardassero in maniera separata i diversi tipi di trattamenti farmacologici e non farmacologici, per gestire detto fenomeno. La ricerca è stata condotta consultando le seguenti banche dati: MedLine, EBN Guideline, GoogleScholar, PubMed,Cinahl, Scopus. Non è stato utilizzato alcun limite attinente alla lingua. RISULTATI: sono stati reperiti 13 studi, in seguito all’applicazione dei criteri di inclusione, 9 sono stati gli studi inclusi nel lavoro di revisione:1 studio randomizzato doppio cieco, 2 revisioni della letteratura, 2 case report, 2 studi pilota,1 studio osservazionale e 1 studio qualitativo. La provenienza degli studi inclusi è piuttosto eterogenea: 1 proveniente dal South Dakota, 1 studio dalla Gran Bretagna, 1 dall’Italia, 1 dalla Germania, 1 da Praga (Repubblica Ceca), 2 dal Seoul (Corea del Sud),1 dall’Australia e 1 dal Singapore. DISCUSSIONE: i lavori inseriti in questa revisione della letteratura, seppure nella loro debolezza metodologica, portano ad evidenziare un’importante uso della contenzione farmacologica e fisica negli assistiti con demenza che presentano il sintomo comportamentale del wandering. Sia la contenzione farmacologica che quella fisica, rappresentano, attualmente la metodica di prima scelta per poter gestire al meglio l’agitazione/iperattività motoria e il wandering negli assistiti anziani con demenza in un contesto ospedaliero o nelle case di riposo. In letteratura vi è una carenza degli studi che trattano, in maniera specifica l’importanza, l’uso e l’efficacia/inefficacia dei trattamenti non farmacologici. CONCLUSIONI: la letteratura, mostra chiaramente il fatto che non tutti i sintomi comportamentali della demenza possono essere trattati mediante l’uso dei farmaci, prevalentemente antipsicotici e benzodiazepine, e che la contenzione fisica ha effetti altamente inabilitanti ed è controindicata nel trattamento del “vagabondaggio”. Quindi, in assenza di risposte terapeutiche risolutive diventa molto importante prendersi cura della persona malata per migliorarne la qualità di vita. Un miglioramento della qualità di vita o comunque un miglioramento del wandering si è potuto nottare nell’uso della bambola terapeutica, durante gli interventi di musicoterapia e di interventi nei quali il soggetto era impegnato. Dagli studi, risulta evidente che i trattamenti non farmacologici, rispetto alla contenzione chimica e fisica, non producono effetti collaterali.
Assistenza al paziente affetto da demenza: approccio infermieristico al wandering
Bajan, Andreea
2015/2016
Abstract
PROBLEMA: le demenze costituiscono sempre di più un problema rilevante di sanità pubblica rappresentando una delle maggiori cause di disabilità nella popolazione generale ed hanno un considerevole impatto socio-sanitario. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, già da qualche anno ha introdotto le demenze tra le sue priorità. Tra le diverse forme di alterazioni comportamentali, causate dalle demenze (irrequietezza, aggressività fisica e verbale, manierismi e movimenti ripetitivi, alterazioni ciclo sono veglia, pedinare, spiare) una di particolare interesse è rappresentata dal wandering (vagabondaggio). Attualmente, nel contesto clinico, gli episodi di wandering vengono trattati prevalentemente mediante la contenzione chimica (somministrazione di terapia farmacologica) oppure nei casi di reale pericolo si procede alla contenzione fisica. Viene quindi spontaneo chiedersi: esistono modalità assistenziali alternative per trattare in modo specifico il problema, prendendosi cura della persona e migliorare la sua qualità di vita? SCOPO: Individuare secondo le evidenze scientifiche le terapie non farmacologiche (art therapy, stimolazione cognitiva, Rot o Reality Therapy, musicoterapia e Doll Therapy) più efficaci nel trattamento, o miglioramento, del disturbo del wandering nell’assistito demente, rispetto alla contenzione fisica e farmacologica. CAMPIONE: sono stati presi in considerazione gli articoli di ricerca che hanno coinvolto gli assistiti di età maggiore ai 65 anni, diagnosticati con una qualsiasi forma di demenza e che manifestano il sintomo comportamentale del wandering. Assistiti che vengono trattati con terapie farmacologiche, con la contenzione fisica e terapie non farmacologiche in un contesto ospedaliero o nelle case di cura. METODI E STRUMENTI: i criteri di selezione utilizzati non hanno previsto restrizioni in merito al disegno di studio. Si è proceduto ricercando tutti gli studi free full text che comparassero i metodi di contenzione fisica e chimica negli episodi di wandering con tutta una serie di trattamenti non farmacologici, o che riguardassero in maniera separata i diversi tipi di trattamenti farmacologici e non farmacologici, per gestire detto fenomeno. La ricerca è stata condotta consultando le seguenti banche dati: MedLine, EBN Guideline, GoogleScholar, PubMed,Cinahl, Scopus. Non è stato utilizzato alcun limite attinente alla lingua. RISULTATI: sono stati reperiti 13 studi, in seguito all’applicazione dei criteri di inclusione, 9 sono stati gli studi inclusi nel lavoro di revisione:1 studio randomizzato doppio cieco, 2 revisioni della letteratura, 2 case report, 2 studi pilota,1 studio osservazionale e 1 studio qualitativo. La provenienza degli studi inclusi è piuttosto eterogenea: 1 proveniente dal South Dakota, 1 studio dalla Gran Bretagna, 1 dall’Italia, 1 dalla Germania, 1 da Praga (Repubblica Ceca), 2 dal Seoul (Corea del Sud),1 dall’Australia e 1 dal Singapore. DISCUSSIONE: i lavori inseriti in questa revisione della letteratura, seppure nella loro debolezza metodologica, portano ad evidenziare un’importante uso della contenzione farmacologica e fisica negli assistiti con demenza che presentano il sintomo comportamentale del wandering. Sia la contenzione farmacologica che quella fisica, rappresentano, attualmente la metodica di prima scelta per poter gestire al meglio l’agitazione/iperattività motoria e il wandering negli assistiti anziani con demenza in un contesto ospedaliero o nelle case di riposo. In letteratura vi è una carenza degli studi che trattano, in maniera specifica l’importanza, l’uso e l’efficacia/inefficacia dei trattamenti non farmacologici. CONCLUSIONI: la letteratura, mostra chiaramente il fatto che non tutti i sintomi comportamentali della demenza possono essere trattati mediante l’uso dei farmaci, prevalentemente antipsicotici e benzodiazepine, e che la contenzione fisica ha effetti altamente inabilitanti ed è controindicata nel trattamento del “vagabondaggio”. Quindi, in assenza di risposte terapeutiche risolutive diventa molto importante prendersi cura della persona malata per migliorarne la qualità di vita. Un miglioramento della qualità di vita o comunque un miglioramento del wandering si è potuto nottare nell’uso della bambola terapeutica, durante gli interventi di musicoterapia e di interventi nei quali il soggetto era impegnato. Dagli studi, risulta evidente che i trattamenti non farmacologici, rispetto alla contenzione chimica e fisica, non producono effetti collaterali.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
bajan.andreea.1024029.pdf
accesso aperto
Dimensione
783.25 kB
Formato
Adobe PDF
|
783.25 kB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
The text of this website © Università degli studi di Padova. Full Text are published under a non-exclusive license. Metadata are under a CC0 License
https://hdl.handle.net/20.500.12608/20660