INTRODUZIONE. A partire dagli anni 90, con l'istituzione del Corso di Laurea in Infermieristica, la professione di infermiere ha subito un processo di evoluzione costante. La formazione di livello universitario ha prodotto, tra l'altro, un incremento della qualità dell’assistenza prestata legata ad un più ampio utilizzo delle tecnologie disponibili. Le attività di monitoraggio, alla base della routine assistenziale, sono sempre più frequenti e approfondite. Esse non si avvalgono più solo dei sensi dell’operatore ma anche di nuovi strumenti, che permettono un monitoraggio preciso. Uno strumento recentemente adottato è l’ecografo; esso ha molti campi di utilizzo, quali la valutazione del ristagno vescicale, la valutazione della presenza di edema polmonare, la valutazione degli accessi vascolari ed il reperimento degli stessi. Nuove forme di ecografia infermieristica stanno nascendo ed è importante sottolineare che esse non vanno a interferire in nessun modo con l’ambito medico. Mentre l’ecografia medica è finalizzata alla diagnosi, quella infermieristica funge da supporto al monitoraggio infermieristico ed alle manovre invasive come il reperimento di accessi vascolari. Nei reparti di emodialisi, dove il principale obbiettivo del monitoraggio infermieristico è la fistola arterovenosa, si sta iniziando a introdurre l’ecografia infermieristica. Essa funge da supporto al monitoraggio per la prevenzione delle complicanze e facilita le manovre di reperimento degli accessi vascolari. SCOPO. L’obbiettivo di questa tesi è quello di determinare se ci siano effettive differenze tra i reparti ospedalieri in cui si usa questo apparecchio e quelli dove non si usa, inoltre si è studiato l'impatto determinato dall'utilizzo dell'ecografo sui pazienti e sul personale, in particolare dal punto di vista assistenziale e relazionale. MATERIALI E METODI. Sono state analizzate due realtà assistenziali, il Reparto di Emodialisi dell’Ospedale di Feltre e quello di Rovigo. È stato scelto di confrontare queste due unità operative perché a Feltre non viene utilizzato l’ecografo mentre a Rovigo è in uso da 3 anni. Sono state esaminate le cartelle cliniche di 19 pazienti in entrambi i reparti nell’arco di 2 anni, per rilevare le differenze nei risultati del monitoraggio. È stato poi condotto unouno studio riguardante la puntura in ecoguida; sono stati registrati gli esiti di 98 punture di FAV con ecoguida a Rovigo, nell’arco di 4 mesi. È stato scelto poi di valutare i cambiamenti apportati dello strumento ecografico dal punto di vista relazionale ed emotivo, somministrando un questionario a risposta chiusa a 25 pazienti portatori di FAV ed a 12 infermieri, addestrati all’uso dell’ecografo. CONCLUSIONI. I risultati dello studio dimostrano che le complicanze rilevate a Rovigo con l’ausilio dell’ecografo sono maggiori e più frequenti. I questionari somministrati al personale infermieristico ed ai pazienti hanno fornito dati positivi, evidenziando un miglioramento nelle relazioni tra infermiere e paziente, dato da una maggior sicurezza nelle procedure da parte degli operatori ed un aumento della fiducia nel paziente. Considerando i risultati dello studio, che evidenziano una maggiore sicurezza per il paziente e per il lavoro dell’operatore, è auspicabile la diffusione dell'uso di questo strumento. L'aumento dei costi necessari ad assicurare un monitoraggio più approfondito può essere compensato dall’identificazione precoce delle complicanze, dalla riduzione degli interventi chirurgici di ripristino della FAV, e dalla conseguente diminuzione delle spese dovute a giorni di ricovero, esami strumentali, e personale sanitario.
La prevenzione delle complicanze della fav in emodialisi. Indagine sulle tecniche di monitoraggio e sull'utilizzo dell'ecografo come supporto all'assistenza infermieristica
Barbanente, Marco
2015/2016
Abstract
INTRODUZIONE. A partire dagli anni 90, con l'istituzione del Corso di Laurea in Infermieristica, la professione di infermiere ha subito un processo di evoluzione costante. La formazione di livello universitario ha prodotto, tra l'altro, un incremento della qualità dell’assistenza prestata legata ad un più ampio utilizzo delle tecnologie disponibili. Le attività di monitoraggio, alla base della routine assistenziale, sono sempre più frequenti e approfondite. Esse non si avvalgono più solo dei sensi dell’operatore ma anche di nuovi strumenti, che permettono un monitoraggio preciso. Uno strumento recentemente adottato è l’ecografo; esso ha molti campi di utilizzo, quali la valutazione del ristagno vescicale, la valutazione della presenza di edema polmonare, la valutazione degli accessi vascolari ed il reperimento degli stessi. Nuove forme di ecografia infermieristica stanno nascendo ed è importante sottolineare che esse non vanno a interferire in nessun modo con l’ambito medico. Mentre l’ecografia medica è finalizzata alla diagnosi, quella infermieristica funge da supporto al monitoraggio infermieristico ed alle manovre invasive come il reperimento di accessi vascolari. Nei reparti di emodialisi, dove il principale obbiettivo del monitoraggio infermieristico è la fistola arterovenosa, si sta iniziando a introdurre l’ecografia infermieristica. Essa funge da supporto al monitoraggio per la prevenzione delle complicanze e facilita le manovre di reperimento degli accessi vascolari. SCOPO. L’obbiettivo di questa tesi è quello di determinare se ci siano effettive differenze tra i reparti ospedalieri in cui si usa questo apparecchio e quelli dove non si usa, inoltre si è studiato l'impatto determinato dall'utilizzo dell'ecografo sui pazienti e sul personale, in particolare dal punto di vista assistenziale e relazionale. MATERIALI E METODI. Sono state analizzate due realtà assistenziali, il Reparto di Emodialisi dell’Ospedale di Feltre e quello di Rovigo. È stato scelto di confrontare queste due unità operative perché a Feltre non viene utilizzato l’ecografo mentre a Rovigo è in uso da 3 anni. Sono state esaminate le cartelle cliniche di 19 pazienti in entrambi i reparti nell’arco di 2 anni, per rilevare le differenze nei risultati del monitoraggio. È stato poi condotto unouno studio riguardante la puntura in ecoguida; sono stati registrati gli esiti di 98 punture di FAV con ecoguida a Rovigo, nell’arco di 4 mesi. È stato scelto poi di valutare i cambiamenti apportati dello strumento ecografico dal punto di vista relazionale ed emotivo, somministrando un questionario a risposta chiusa a 25 pazienti portatori di FAV ed a 12 infermieri, addestrati all’uso dell’ecografo. CONCLUSIONI. I risultati dello studio dimostrano che le complicanze rilevate a Rovigo con l’ausilio dell’ecografo sono maggiori e più frequenti. I questionari somministrati al personale infermieristico ed ai pazienti hanno fornito dati positivi, evidenziando un miglioramento nelle relazioni tra infermiere e paziente, dato da una maggior sicurezza nelle procedure da parte degli operatori ed un aumento della fiducia nel paziente. Considerando i risultati dello studio, che evidenziano una maggiore sicurezza per il paziente e per il lavoro dell’operatore, è auspicabile la diffusione dell'uso di questo strumento. L'aumento dei costi necessari ad assicurare un monitoraggio più approfondito può essere compensato dall’identificazione precoce delle complicanze, dalla riduzione degli interventi chirurgici di ripristino della FAV, e dalla conseguente diminuzione delle spese dovute a giorni di ricovero, esami strumentali, e personale sanitario.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/20665