I cittadini stranieri residenti in Veneto risultano 514mila nel 2013, pari al 10,4% della popolazione residente. Tra le regioni italiane il Veneto si colloca al quarto posto per numero di residenti stranieri dopo Lombardia, Lazio ed Emilia Romagna. La quota dei residenti stranieri in Veneto rispetto al totale italiano è passata dall’11,4% del 2011 al 10,5% del 2013. Analisi condotte in diverse regioni italiane hanno evidenziato il cosiddetto effetto “migrante sano”. Chi si trasferisce in Italia ha, in genere, una condizione di salute migliore rispetto a chi è rimasto nel paese d’origine. All’interno di questo effetto generale si riconoscono peraltro, per la popolazione immigrata, alcune caratteristiche specifiche quali una più alta mortalità infantile, un più alto tasso di ricovero ospedaliero tra le donne per cause ostetriche, un maggior rischio di neoplasie derivanti da esposizioni ad agenti virali. Altra peculiarità degli stranieri è il più elevato tasso di accesso al pronto soccorso per quasi tutte le fasce d’età, dovuto al fatto che gli immigrati riconoscono l’ospedale come struttura sanitaria di riferimento mentre tendono a fare un uso limitato dei servizi di assistenza territoriale. Si evidenziano numerosi ostacoli all’accesso e all’uso dei servizi sanitari da parte degli stranieri, che con posizione giuridica differente soggiornano in Italia. Le politiche sanitarie in Italia non sembrano favorire il veloce e facile accesso a tutti i servizi perché disomogenee in tutto il territorio e non sempre il cittadino straniero conosce i suoi diritti e di quali servizi può usufruire. Non basta, quindi la sola offerta di servizi sanitari per renderli esigibili, ma è necessaria l’attivazione di azioni di tipo educativo, affinché tali risorse diventino effettive e riconosciute per persone che arrivano da contesti differenti, e con diversi bagagli socio-culturali. L’infermieristica transculturale ha un ruolo importante perché offre un assistenza sanitaria culturalmente sensibile. Questo lavoro di tesi descrive ed analizza il Community health educator (CHE) model, come strumento per promuovere il corretto e consapevole accesso ai servizi da parte della persona straniera. L’esito della ricerca bibliografica mette in luce che questo modello di promozione della salute ha molteplici vantaggi e che risulta efficace nel promuovere i comportamenti attesi tra la popolazione straniera; è essenziale studiarne le caratteristiche per individuare gli interventi più adatti per i gruppi specifici.

Immigrazione e salute: il modello del community health educator come strategia di promozione della salute e di un corretto accesso ai servizi sanitari

Bellan, Maria Chiara
2015/2016

Abstract

I cittadini stranieri residenti in Veneto risultano 514mila nel 2013, pari al 10,4% della popolazione residente. Tra le regioni italiane il Veneto si colloca al quarto posto per numero di residenti stranieri dopo Lombardia, Lazio ed Emilia Romagna. La quota dei residenti stranieri in Veneto rispetto al totale italiano è passata dall’11,4% del 2011 al 10,5% del 2013. Analisi condotte in diverse regioni italiane hanno evidenziato il cosiddetto effetto “migrante sano”. Chi si trasferisce in Italia ha, in genere, una condizione di salute migliore rispetto a chi è rimasto nel paese d’origine. All’interno di questo effetto generale si riconoscono peraltro, per la popolazione immigrata, alcune caratteristiche specifiche quali una più alta mortalità infantile, un più alto tasso di ricovero ospedaliero tra le donne per cause ostetriche, un maggior rischio di neoplasie derivanti da esposizioni ad agenti virali. Altra peculiarità degli stranieri è il più elevato tasso di accesso al pronto soccorso per quasi tutte le fasce d’età, dovuto al fatto che gli immigrati riconoscono l’ospedale come struttura sanitaria di riferimento mentre tendono a fare un uso limitato dei servizi di assistenza territoriale. Si evidenziano numerosi ostacoli all’accesso e all’uso dei servizi sanitari da parte degli stranieri, che con posizione giuridica differente soggiornano in Italia. Le politiche sanitarie in Italia non sembrano favorire il veloce e facile accesso a tutti i servizi perché disomogenee in tutto il territorio e non sempre il cittadino straniero conosce i suoi diritti e di quali servizi può usufruire. Non basta, quindi la sola offerta di servizi sanitari per renderli esigibili, ma è necessaria l’attivazione di azioni di tipo educativo, affinché tali risorse diventino effettive e riconosciute per persone che arrivano da contesti differenti, e con diversi bagagli socio-culturali. L’infermieristica transculturale ha un ruolo importante perché offre un assistenza sanitaria culturalmente sensibile. Questo lavoro di tesi descrive ed analizza il Community health educator (CHE) model, come strumento per promuovere il corretto e consapevole accesso ai servizi da parte della persona straniera. L’esito della ricerca bibliografica mette in luce che questo modello di promozione della salute ha molteplici vantaggi e che risulta efficace nel promuovere i comportamenti attesi tra la popolazione straniera; è essenziale studiarne le caratteristiche per individuare gli interventi più adatti per i gruppi specifici.
2015-11-09
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/20674