Introduzione al problema: Le malattie cardiovascolari costituiscono, in Italia e nel mondo, uno dei più importanti problemi di salute pubblica: esse sono tra le principali cause di morbosità, invalidità e mortalità tra la popolazione adulta. I pazienti che sopravvivono ad uno STEMI (Infarto Miocardico con Elevazione del tratto ST) sottoposti a PTCA primaria (PPCI) continuano ad avere un elevato rischio cardiovascolare e maggiori probabilità di recidive. Ma non solo la popolazione sopravvissuta a STEMI è particolarmente a rischio; lo sono tutti i pazienti con malattia cardiovascolare (MCV). Lo scopo di questo lavoro è individuare i più importanti fattori di rischio della popolazione in analisi, valutare il numero di pazienti che avrebbe indicazione, secondo le Linee Guida nazionali ed Internazionali, a partecipare ad un percorso di Riabilitazione Cardiologica (RC) e prevedere un’educazione terapeutica personalizzata attraverso i percorsi di RC che limitino le ricadute a breve e a lungo termine. Materiali e metodi: Lo studio effettuato è un’indagine retrospettiva ed ha analizzato 193 cartelle dei pazienti dimessi dall’U.O. di Cardiologia - Unità Coronarica dell’Ospedale “Santa Maria del Prato” dell’ULSS n.2 di Feltre (BL) nell’anno 2014 con diagnosi di Sindrome Coronarica Acuta (SCA), Infarto Miocardico Acuto (IMA STEMI, NSTEMI), Angina, Angina Instabile e Sindrome di Tako-Tsubo. Risultati: Dei 193 pazienti analizzati, 137 sono uomini (71%) e 56 donne (29%). L’età media è di 71 anni (M/F: 69 vs 76 anni). Le quattro diagnosi di dimissione più comunemente trovate sono state l’IMA NSTEMI (47 eventi; 24,4%), l’IMA STEMI (32; 16,6%), l’angina (32; 16,6%), e l’angina instabile (20; 10,4). Dei pazienti studiati, 52 pazienti (26,9%) presentano familiarità per la patologia; il fattore di rischio modificabile più prevalente è l’ipertensione con 133 (68,9%) pazienti. Hanno già subito un precedente ricovero per un pregresso IMA 57 pazienti (29,5%) e 47 (24,4%) hanno già effettuato un’angioplastica coronarica percutanea transcatetere (PTCA). Dei 193 pazienti analizzati, 60 (31,1%) presentavano una controindicazione al ciclo riabilitativo per il training fisico. La controindicazione più frequente è il quadro clinico non concluso con 29 (15%) casi e la patologia limitante il training fisico 15 (7,8%); 5 pazienti sono deceduti (2,6%). Hanno effettuato la RC 60 pazienti (31,1%) mentre ad altri 73 pazienti, candidabili ad un progetto riabilitativo, non è stato proposto nulla. Discussione: I dati ottenuti confermano quanto rilevato in letteratura per quanto riguarda i fattori di rischio non modificabili (sesso, età, familiarità); per i fattori di rischio modificabili, la realtà dell’ULSS n.2 di Feltre (BL), riporta valori più elevati di quelli illustrati in letteratura per le variabili di pressione, colesterolemia e presenza di fumatori. I dati riguardanti il BMI e la presenza di diabetici, sono invece inferiori a quelli riportati in letteratura. Lo studio evidenzia anche come sia elevata nella popolazione analizzata la pregressa malattia cardiaca; proprio per questo la riabilitazione cardiologica dovrebbe essere un percorso da intraprendere al meglio attraverso valutazioni individuali e personalizzate dei fattori di rischio modificabili e non, per limitare le ricadute. Conclusioni: Il raggiungimento di valori adeguati di pressione arteriosa, colesterolemia, glicemia e indice di massa corporea, non è un obiettivo irrealistico: la malattia coronarica è per gran parte prevenibile attraverso l’adozione di stili di vita sani, che includano una sana alimentazione, un’attività fisica regolare e la cessazione del fumo di sigaretta. L’infermiere ha l’opportunità di fare la differenza nel raggiungimento del miglior risultato di salute, gestendo la fase acuta durante il ricovero, prevedendo un’assistenza personalizzata post dimissione in ambito riabilitativo, focalizzando l’attenzione sul counselling, sull’aderenza alla terapia e sull’attuazione delle modificazioni comportamentali necessarie alla gestione della patologia cronica e alla prevenzione della recidiva infartuale. Maggiori energie dovrebbero essere spese nella programmazione di un percorso educativo-assistenziale strutturato a supporto del paziente e dei suoi familiari, che integri follow-up, educazione terapeutica e programmi di riabilitazione cardiologica, considerato che la popolazione analizzata presenta un’incidenza di pregressa patologia cardiovascolare maggiore rispetto ai dati di letteratura.

La valutazione delle caratteristiche dei pazienti cardiopatici dimessi dall'u.o. di cardiologia- Unita coronarica dell'ulss n.2 di feltre (bl) Studio osservazionale retrospettivo

Centa, Sonia
2015/2016

Abstract

Introduzione al problema: Le malattie cardiovascolari costituiscono, in Italia e nel mondo, uno dei più importanti problemi di salute pubblica: esse sono tra le principali cause di morbosità, invalidità e mortalità tra la popolazione adulta. I pazienti che sopravvivono ad uno STEMI (Infarto Miocardico con Elevazione del tratto ST) sottoposti a PTCA primaria (PPCI) continuano ad avere un elevato rischio cardiovascolare e maggiori probabilità di recidive. Ma non solo la popolazione sopravvissuta a STEMI è particolarmente a rischio; lo sono tutti i pazienti con malattia cardiovascolare (MCV). Lo scopo di questo lavoro è individuare i più importanti fattori di rischio della popolazione in analisi, valutare il numero di pazienti che avrebbe indicazione, secondo le Linee Guida nazionali ed Internazionali, a partecipare ad un percorso di Riabilitazione Cardiologica (RC) e prevedere un’educazione terapeutica personalizzata attraverso i percorsi di RC che limitino le ricadute a breve e a lungo termine. Materiali e metodi: Lo studio effettuato è un’indagine retrospettiva ed ha analizzato 193 cartelle dei pazienti dimessi dall’U.O. di Cardiologia - Unità Coronarica dell’Ospedale “Santa Maria del Prato” dell’ULSS n.2 di Feltre (BL) nell’anno 2014 con diagnosi di Sindrome Coronarica Acuta (SCA), Infarto Miocardico Acuto (IMA STEMI, NSTEMI), Angina, Angina Instabile e Sindrome di Tako-Tsubo. Risultati: Dei 193 pazienti analizzati, 137 sono uomini (71%) e 56 donne (29%). L’età media è di 71 anni (M/F: 69 vs 76 anni). Le quattro diagnosi di dimissione più comunemente trovate sono state l’IMA NSTEMI (47 eventi; 24,4%), l’IMA STEMI (32; 16,6%), l’angina (32; 16,6%), e l’angina instabile (20; 10,4). Dei pazienti studiati, 52 pazienti (26,9%) presentano familiarità per la patologia; il fattore di rischio modificabile più prevalente è l’ipertensione con 133 (68,9%) pazienti. Hanno già subito un precedente ricovero per un pregresso IMA 57 pazienti (29,5%) e 47 (24,4%) hanno già effettuato un’angioplastica coronarica percutanea transcatetere (PTCA). Dei 193 pazienti analizzati, 60 (31,1%) presentavano una controindicazione al ciclo riabilitativo per il training fisico. La controindicazione più frequente è il quadro clinico non concluso con 29 (15%) casi e la patologia limitante il training fisico 15 (7,8%); 5 pazienti sono deceduti (2,6%). Hanno effettuato la RC 60 pazienti (31,1%) mentre ad altri 73 pazienti, candidabili ad un progetto riabilitativo, non è stato proposto nulla. Discussione: I dati ottenuti confermano quanto rilevato in letteratura per quanto riguarda i fattori di rischio non modificabili (sesso, età, familiarità); per i fattori di rischio modificabili, la realtà dell’ULSS n.2 di Feltre (BL), riporta valori più elevati di quelli illustrati in letteratura per le variabili di pressione, colesterolemia e presenza di fumatori. I dati riguardanti il BMI e la presenza di diabetici, sono invece inferiori a quelli riportati in letteratura. Lo studio evidenzia anche come sia elevata nella popolazione analizzata la pregressa malattia cardiaca; proprio per questo la riabilitazione cardiologica dovrebbe essere un percorso da intraprendere al meglio attraverso valutazioni individuali e personalizzate dei fattori di rischio modificabili e non, per limitare le ricadute. Conclusioni: Il raggiungimento di valori adeguati di pressione arteriosa, colesterolemia, glicemia e indice di massa corporea, non è un obiettivo irrealistico: la malattia coronarica è per gran parte prevenibile attraverso l’adozione di stili di vita sani, che includano una sana alimentazione, un’attività fisica regolare e la cessazione del fumo di sigaretta. L’infermiere ha l’opportunità di fare la differenza nel raggiungimento del miglior risultato di salute, gestendo la fase acuta durante il ricovero, prevedendo un’assistenza personalizzata post dimissione in ambito riabilitativo, focalizzando l’attenzione sul counselling, sull’aderenza alla terapia e sull’attuazione delle modificazioni comportamentali necessarie alla gestione della patologia cronica e alla prevenzione della recidiva infartuale. Maggiori energie dovrebbero essere spese nella programmazione di un percorso educativo-assistenziale strutturato a supporto del paziente e dei suoi familiari, che integri follow-up, educazione terapeutica e programmi di riabilitazione cardiologica, considerato che la popolazione analizzata presenta un’incidenza di pregressa patologia cardiovascolare maggiore rispetto ai dati di letteratura.
2015-11-12
paziente cardiopatico, riabilitazione cardiologica
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/20718