Problema: L’agitazione psicomotoria è un’insieme di comportamenti anomali che spaziano da sintomi di aggressione verbale e fisica a sintomi non aggressivi di vagabondaggio, passeggio e altre attività intenzionali ricorrenti (1). Nelle strutture residenziali gli utenti con demenza raggiungono il 40-90% (2), e di questi il 90-100% sviluppa problemi comportamentali (3), di cui agitazione psicomotoria nel 50-60% dei casi (4). Obiettivo: Il confronto tra l’assistenza offerta ad un soggetto anziano istituzionalizzato affetto da demenza di Alzheimer in fase severa con agitazione psicomotoria e le evidenze più recenti della letteratura, circa il trattamento farmacologico o di altra natura capace di offrire i migliori risultati in termini di controllo dei sintomi comportamentali, salute, qualità di vita e sicurezza. Metodi: La descrizione di caso clinico incontrato in struttura residenziale, lo studio delle informazioni fornite dalla letteratura terziaria e la revisione sistematica della letteratura secondaria e primaria attraverso la consultazione di banche dati di ricerca online. La ricerca delle evidenze riguarda soggetti affetti da demenza di Alzheimer con agitazione psicomotoria, primariamente anziani e istituzionalizzati. Risultati: L’agitazione psicomotoria è un fenomeno non completamente prevenibile o evitabile, tuttavia esistono trattamenti in grado di contenerla. Gli effetti di queste strategie sono tuttavia limitati, nel tempo e nel livello di agitazione, come limitate sono le evidenze per il numero di studi e per il loro grado di raccomandazione, e spesso si accompagnano ad eventi avversi. Punto di partenza è l’accertamento dei sintomi e delle possibili cause, specialmente il dolore, la depressione e le psicosi, andando ad intervenire su queste ultime, nonché la pianificazione dell’assistenza e l’educazione e la sorveglianza ai caregiver nell’aiuto all’assistito. Principio guida nei trattamenti è quello di dare priorità a interventi non farmacologici di tipo sensoriale e ricreativo, restringendo il ricorso alle terapie farmacologiche e alla contenzione fisica per situazioni di pericolo per le persone e l’ambiente, nonché impiegando con cautela i farmaci e monitorandone l’efficacia.
L'agitazione psicomotoria nel soggetto affetto da morbo di alzheimer: un case report
Furlan, Stefano
2015/2016
Abstract
Problema: L’agitazione psicomotoria è un’insieme di comportamenti anomali che spaziano da sintomi di aggressione verbale e fisica a sintomi non aggressivi di vagabondaggio, passeggio e altre attività intenzionali ricorrenti (1). Nelle strutture residenziali gli utenti con demenza raggiungono il 40-90% (2), e di questi il 90-100% sviluppa problemi comportamentali (3), di cui agitazione psicomotoria nel 50-60% dei casi (4). Obiettivo: Il confronto tra l’assistenza offerta ad un soggetto anziano istituzionalizzato affetto da demenza di Alzheimer in fase severa con agitazione psicomotoria e le evidenze più recenti della letteratura, circa il trattamento farmacologico o di altra natura capace di offrire i migliori risultati in termini di controllo dei sintomi comportamentali, salute, qualità di vita e sicurezza. Metodi: La descrizione di caso clinico incontrato in struttura residenziale, lo studio delle informazioni fornite dalla letteratura terziaria e la revisione sistematica della letteratura secondaria e primaria attraverso la consultazione di banche dati di ricerca online. La ricerca delle evidenze riguarda soggetti affetti da demenza di Alzheimer con agitazione psicomotoria, primariamente anziani e istituzionalizzati. Risultati: L’agitazione psicomotoria è un fenomeno non completamente prevenibile o evitabile, tuttavia esistono trattamenti in grado di contenerla. Gli effetti di queste strategie sono tuttavia limitati, nel tempo e nel livello di agitazione, come limitate sono le evidenze per il numero di studi e per il loro grado di raccomandazione, e spesso si accompagnano ad eventi avversi. Punto di partenza è l’accertamento dei sintomi e delle possibili cause, specialmente il dolore, la depressione e le psicosi, andando ad intervenire su queste ultime, nonché la pianificazione dell’assistenza e l’educazione e la sorveglianza ai caregiver nell’aiuto all’assistito. Principio guida nei trattamenti è quello di dare priorità a interventi non farmacologici di tipo sensoriale e ricreativo, restringendo il ricorso alle terapie farmacologiche e alla contenzione fisica per situazioni di pericolo per le persone e l’ambiente, nonché impiegando con cautela i farmaci e monitorandone l’efficacia.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/20781