Obiettivo: Analizzare l’influenza reale e ipotetica di fattori anagrafici (sesso e genitorialità) e/o fattori formativi (partecipazione a corsi pediatrici durante gli studi universitari e dopo l’assunzione) sulle capacità tecnico-pratica ed emotiva dell’infermiere di Pronto Soccorso e 118 di affrontare e gestire un’urgenza pediatrica. Inoltre indagare la presenza di momenti di debriefing e di un supporto psicologico a disposizione degli infermieri, per attutire il carico emotivo che una tale circostanza porta con sé. Materiali e metodi: È stato fornito un questionario agli infermieri del 118 e del Pronto Soccorso dell’ospedale Cà Foncello, del Pronto Soccorso/118 dell’ospedale di Oderzo e del Pronto Soccorso dell’istituto Meyer di Firenze. Su 134 infermieri idonei alla compilazione ne sono stati raccolti 90; i dati sono stati poi inseriti in fogli di calcolo per lo studio percentuale e statistico. Risultato: Le caratteristiche anagrafiche non sono risultate influenti in modo univoco e assoluto, poiché i dati emersi non hanno un andamento regolare, nonostante si possa osservare una tendenza dei non genitori a essere più sicuri. È stata confermata l’influenza della formazione specifica, e in particolare della partecipazione a corsi pediatrici: i dati relativi agli infermieri che li hanno frequentati durante gli studi universitari e/o dopo l’assunzione sono risultati in ogni caso superiori per quanto riguarda la capacità di gestire un’urgenza pediatrica e in ogni caso inferiori per quanto riguarda il grado in cui il sanitario si sente influenzato dalla componente emotiva. La seconda parte dello studio ha confermato il fatto che debriefing e supporto psicologico non sono adeguatamente diffusi e che gli infermieri li ritengono/riterrebbero utili nel 95,3% (debriefing) e nel 91,7% (supporto psicologico) dei casi. Conclusioni: I piani delle offerte formative dell’Ateneo di Padova, e di molti altri nel Veneto e nelle regioni limitrofe, dovrebbero tenere maggiormente in considerazione la formazione pediatrica di base e nei corsi di area critica. La politica formativa dell’ospedale Meyer dà evidentemente dei risultati: per questo si auspica che anche le realtà sanitarie non specificatamente pediatriche, come l'U.L.S.S. 9, inizino a facilitare la formazione pediatrica degli infermieri del Pronto Soccorso/118, poiché i bambini che ne dovessero avere necessità devono ricevere la migliore assistenza possibile. In entrambe le realtà analizzate si dovrebbe dare maggior evidenza e importanza alle occasioni di debriefing e supporto psicologico, per assicurare il benessere psicofisico dei propri infermieri.
Emergenza pediatrica: azione e reazione dell'infermiere di 118 e pronto soccorso
Lot, Alessia
2015/2016
Abstract
Obiettivo: Analizzare l’influenza reale e ipotetica di fattori anagrafici (sesso e genitorialità) e/o fattori formativi (partecipazione a corsi pediatrici durante gli studi universitari e dopo l’assunzione) sulle capacità tecnico-pratica ed emotiva dell’infermiere di Pronto Soccorso e 118 di affrontare e gestire un’urgenza pediatrica. Inoltre indagare la presenza di momenti di debriefing e di un supporto psicologico a disposizione degli infermieri, per attutire il carico emotivo che una tale circostanza porta con sé. Materiali e metodi: È stato fornito un questionario agli infermieri del 118 e del Pronto Soccorso dell’ospedale Cà Foncello, del Pronto Soccorso/118 dell’ospedale di Oderzo e del Pronto Soccorso dell’istituto Meyer di Firenze. Su 134 infermieri idonei alla compilazione ne sono stati raccolti 90; i dati sono stati poi inseriti in fogli di calcolo per lo studio percentuale e statistico. Risultato: Le caratteristiche anagrafiche non sono risultate influenti in modo univoco e assoluto, poiché i dati emersi non hanno un andamento regolare, nonostante si possa osservare una tendenza dei non genitori a essere più sicuri. È stata confermata l’influenza della formazione specifica, e in particolare della partecipazione a corsi pediatrici: i dati relativi agli infermieri che li hanno frequentati durante gli studi universitari e/o dopo l’assunzione sono risultati in ogni caso superiori per quanto riguarda la capacità di gestire un’urgenza pediatrica e in ogni caso inferiori per quanto riguarda il grado in cui il sanitario si sente influenzato dalla componente emotiva. La seconda parte dello studio ha confermato il fatto che debriefing e supporto psicologico non sono adeguatamente diffusi e che gli infermieri li ritengono/riterrebbero utili nel 95,3% (debriefing) e nel 91,7% (supporto psicologico) dei casi. Conclusioni: I piani delle offerte formative dell’Ateneo di Padova, e di molti altri nel Veneto e nelle regioni limitrofe, dovrebbero tenere maggiormente in considerazione la formazione pediatrica di base e nei corsi di area critica. La politica formativa dell’ospedale Meyer dà evidentemente dei risultati: per questo si auspica che anche le realtà sanitarie non specificatamente pediatriche, come l'U.L.S.S. 9, inizino a facilitare la formazione pediatrica degli infermieri del Pronto Soccorso/118, poiché i bambini che ne dovessero avere necessità devono ricevere la migliore assistenza possibile. In entrambe le realtà analizzate si dovrebbe dare maggior evidenza e importanza alle occasioni di debriefing e supporto psicologico, per assicurare il benessere psicofisico dei propri infermieri.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/20836