L’adesione ai trattamenti rappresenta uno dei problemi principali nei pazienti con Insufficienza Renale Cronica (IRC) sottoposti ad emodialisi, dal momento che il successo di qualsiasi intervento dipende dall’effettiva compliance del paziente alla prescrizione. I pazienti possono non aderire a diversi aspetti del trattamento, che includono l’assunzione dei farmaci, i regimi di trattamento e le restrizioni idrico-dietetiche. La non compliance al trattamento ha come dirette conseguenze la distorsione dell’efficacia del trattamento e l’emergere di problematiche cliniche connesse, con un incremento dei costi legato ad una inefficace gestione della patologia. Per ridurre al minimo la non aderenza, gli interventi devono focalizzarsi sia sui fattori correlati al paziente, sia sull’importanza con cui le relazioni e i problemi sociali compromettono l’abilità del paziente ad aderire al piano di trattamento. Gli infermieri possono sviluppare una forte relazione terapeutica con i pazienti, identificare le barriere, e offrire strategie per aiutare i pazienti a migliorare l’aderenza. Il cambiamento epidemiologico dell’incidenza delle malattie da acute a croniche, avvenuto nei paesi sviluppati nel corso degli ultimi 50 anni, risente della necessità di orientare modelli di cura verso le richieste di assistenza a lungo termine, tanto che il problema della scarsa adesione è diventato uno delle preoccupazioni maggiori per coloro che si occupano di assistenza sanitaria. Risulta assodato che nel focus delle malattie renali croniche, l’aderenza al regime dietetico, idrico e farmacologico, rappresenta un fattore di grande rilevanza per migliorare il benessere e la salute dei pazienti sottoposti ad emodialisi. Sebbene l’importanza dell’aderenza e le conseguenze da essa derivanti, siano state largamente affrontate, studi che si focalizzano sui principali metodi e strategie educative applicabili dai professionisti sanitari, nella pratica clinica quotidiana, risultano tutt’ora limitati e confusi e hanno perciò bisogno di essere valutati ulteriormente. L’obiettivo del presente elaborato è stato quello di raccogliere le più aggiornate evidenze designate a migliorare l’aderenza al regime nutrizionale nei pazienti emodializzati adulti, individuando il ruolo che l’infermiere può assumere all’interno di questo processo educativo, sia a livello individuale che all’interno di un’equipe multidisciplinare. Inoltre, ci si propone di fare emergere quanto “l’assistenza infermieristica preventiva, curativa, palliativa e riabilitativa sia di natura tecnica, relazionale ed educativa”. La ricerca bibliografica è stata condotta nei principali DataBase, PubMed (Medline), CINHAL- EBSCO Health e GoogleScholar. I risultati hanno riportato dei punti salienti e comuni, di cui l’infermiere è responsabile quale professionista autonomo che agisce all’interno di un progetto multidisciplinare, questi risultano: la valutazione multidimensionale del paziente, l’individuazione di coloro che necessitano di essere seguiti, informati ed educati, l’insegnamento di strategie di autogestione del regime nutrizionale, il miglioramento dell’adattamento fisico ed emozionale alla situazione di cronicità e il coinvolgimento stesso di pazienti e relativi caregivers nel piano di cura. In accordo a quanto veniva affermato dalle Teoriche del Nursing, e in particolare dalla teorica Dorothea Orem, nel momento in cui i pazienti non riescono a prendersi cura di sé stessi, gli infermieri possono aiutarli a fare da sé, incoraggiandoli, educandoli e fornendo loro strategie di autocura: "L'arte del nursing è praticata operando per la persona disabile aiutandola a operare da sola o aiutandola a imparare a fare da sola" (Orem, 1956)(1). I benefici dell’educazione sanitaria, e quindi degli interventi educativi, possono ripercuotersi su più livelli; in letteratura vi è concordanza nel sostenere che gli interventi educativi portino ad un miglioramento della qualità di vita della persona, ad aumento dell’aderenza al regime nutrizionale e di conseguenza una diminuzione dell’insorgenza di problemi di clinici, una riduzione delle ospedalizzazioni e del tasso di mortalità. Tuttavia, non vi è conformità per altri dati quali le modalità di accertamento di non aderenza, gli standard di misurazione per valutare in modo specifico il comportamento di aderenza e il momento più adatto in cui svolgere la sessione educativa. A fronte di ciò, la scrivente ha potuto sperimentare a livello empirico quanto la letteratura asserisce, instaurando una relazione terapeutica con un paziente in trattamento emodialitico e constatando l’efficacia di una continuità educativa che trova descrizione all’interno del corpo dell’elaborato
L'infermiere nell'educazione alimentare dei pazienti in emodialisi: dalla revisione della letteratura all'esperienza nella realtà
Mancin, Laura
2015/2016
Abstract
L’adesione ai trattamenti rappresenta uno dei problemi principali nei pazienti con Insufficienza Renale Cronica (IRC) sottoposti ad emodialisi, dal momento che il successo di qualsiasi intervento dipende dall’effettiva compliance del paziente alla prescrizione. I pazienti possono non aderire a diversi aspetti del trattamento, che includono l’assunzione dei farmaci, i regimi di trattamento e le restrizioni idrico-dietetiche. La non compliance al trattamento ha come dirette conseguenze la distorsione dell’efficacia del trattamento e l’emergere di problematiche cliniche connesse, con un incremento dei costi legato ad una inefficace gestione della patologia. Per ridurre al minimo la non aderenza, gli interventi devono focalizzarsi sia sui fattori correlati al paziente, sia sull’importanza con cui le relazioni e i problemi sociali compromettono l’abilità del paziente ad aderire al piano di trattamento. Gli infermieri possono sviluppare una forte relazione terapeutica con i pazienti, identificare le barriere, e offrire strategie per aiutare i pazienti a migliorare l’aderenza. Il cambiamento epidemiologico dell’incidenza delle malattie da acute a croniche, avvenuto nei paesi sviluppati nel corso degli ultimi 50 anni, risente della necessità di orientare modelli di cura verso le richieste di assistenza a lungo termine, tanto che il problema della scarsa adesione è diventato uno delle preoccupazioni maggiori per coloro che si occupano di assistenza sanitaria. Risulta assodato che nel focus delle malattie renali croniche, l’aderenza al regime dietetico, idrico e farmacologico, rappresenta un fattore di grande rilevanza per migliorare il benessere e la salute dei pazienti sottoposti ad emodialisi. Sebbene l’importanza dell’aderenza e le conseguenze da essa derivanti, siano state largamente affrontate, studi che si focalizzano sui principali metodi e strategie educative applicabili dai professionisti sanitari, nella pratica clinica quotidiana, risultano tutt’ora limitati e confusi e hanno perciò bisogno di essere valutati ulteriormente. L’obiettivo del presente elaborato è stato quello di raccogliere le più aggiornate evidenze designate a migliorare l’aderenza al regime nutrizionale nei pazienti emodializzati adulti, individuando il ruolo che l’infermiere può assumere all’interno di questo processo educativo, sia a livello individuale che all’interno di un’equipe multidisciplinare. Inoltre, ci si propone di fare emergere quanto “l’assistenza infermieristica preventiva, curativa, palliativa e riabilitativa sia di natura tecnica, relazionale ed educativa”. La ricerca bibliografica è stata condotta nei principali DataBase, PubMed (Medline), CINHAL- EBSCO Health e GoogleScholar. I risultati hanno riportato dei punti salienti e comuni, di cui l’infermiere è responsabile quale professionista autonomo che agisce all’interno di un progetto multidisciplinare, questi risultano: la valutazione multidimensionale del paziente, l’individuazione di coloro che necessitano di essere seguiti, informati ed educati, l’insegnamento di strategie di autogestione del regime nutrizionale, il miglioramento dell’adattamento fisico ed emozionale alla situazione di cronicità e il coinvolgimento stesso di pazienti e relativi caregivers nel piano di cura. In accordo a quanto veniva affermato dalle Teoriche del Nursing, e in particolare dalla teorica Dorothea Orem, nel momento in cui i pazienti non riescono a prendersi cura di sé stessi, gli infermieri possono aiutarli a fare da sé, incoraggiandoli, educandoli e fornendo loro strategie di autocura: "L'arte del nursing è praticata operando per la persona disabile aiutandola a operare da sola o aiutandola a imparare a fare da sola" (Orem, 1956)(1). I benefici dell’educazione sanitaria, e quindi degli interventi educativi, possono ripercuotersi su più livelli; in letteratura vi è concordanza nel sostenere che gli interventi educativi portino ad un miglioramento della qualità di vita della persona, ad aumento dell’aderenza al regime nutrizionale e di conseguenza una diminuzione dell’insorgenza di problemi di clinici, una riduzione delle ospedalizzazioni e del tasso di mortalità. Tuttavia, non vi è conformità per altri dati quali le modalità di accertamento di non aderenza, gli standard di misurazione per valutare in modo specifico il comportamento di aderenza e il momento più adatto in cui svolgere la sessione educativa. A fronte di ciò, la scrivente ha potuto sperimentare a livello empirico quanto la letteratura asserisce, instaurando una relazione terapeutica con un paziente in trattamento emodialitico e constatando l’efficacia di una continuità educativa che trova descrizione all’interno del corpo dell’elaboratoFile | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/20843