Questa tesi vuole essere di spunto per il raccoglimento di idee sull’organizzazione di un visual training e sulle modalità d’esecuzione, affinché sia accessibile ad un numero crescente di professionisti vista la mancanza di lavori peer review rinvenuti, come risultato delle mie ricerche, in merito ad un protocollo di procedure scientificamente provate, che riguardano le modalità e gli strumenti d’esecuzione più consoni in base alla tipologia di problematica, utilizzando come primari motori di ricerca “Pubmed” https: //pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/ e “Google Scholar” https://scholar.google.com/. Verrà definito il termine di “propriocezione” quale punto di partenza per la consapevolezza di ciò che il sistema visivo è in grado di fare. Si descriveranno i processi cognitivi che permettono il raccoglimento, l’analisi e l’elaborazione dei dati visivi raccolti (information processing model), nonché le basi per la costruzione dello spazio che ci circonda. Si analizzeranno anche i processi neuronali alla base dell’apprendimento percettivo (plasticità sinaptica) che permettono, grazie alla memoria a lungo termine, di acquisire nuove competenze senza imporre un limite ben preciso nella fascia d’età. Le procedure descritte atte al miglioramento delle abilità visive, qualora fossero presenti disfunzioni binoculari (intendendo un termine generico che includa anche quelle di carattere accomodativo e visuomotorio), possono essere personalizzate in base alla tipologia di problematica presente e alle caratteristiche individuali del soggetto in esame, a discrezione dell’operatore. Il miglioramento che consegue dal visual training è verificato da articoli evidenced-based, è versatile e comprende diverse aree, quali l’incremento della velocità e della precisione di lettura, la diminuzione dell’affaticamento durante impegni prossimali sostenti (studio intenso, attività che prevedano l’uso di videoterminali) e il potenziamento delle attitudini sportive. Durante un allenamento visivo saranno implementate varie abilità visive, esercitate a diversi livelli. Analizzando i lavori peer-review è stato possibile appurare che il visual training sia efficace ma non delineare una linea guida, verificata sperimentalmente, da applicare ogni qualvolta ci si trovi ad affrontare una problematica legata all’accomodazione, alla binocularità o alla visuomotricità. Per questo motivo mi sono basata su libri di testo che riportassero diverse tipologie di esercizi con le relative finalità e procedure d’esecuzione, seppur non siano comprovate, per cercare di trovare un punto di partenza su cui basarsi per cominciare a praticare il visual training, con delle accezioni generali anche sulla sua organizzazione e sull’approccio dell’operatore nei confronti dell’esaminato. Pur essendo consapevole dei limiti di questa ricerca, mi sembra utile portare alla luce tali aspetti non solo perché la pratica del visual training si diffonda e venga applicata da più operatori possibili, anche da coloro che non hanno esperienze decennali alle spalle, ma anche perché sia di spunto per future ricerche sull’argomento. Le indagini scientifiche future potrebbero, infatti, portare alla luce gli strumenti e le tecniche più efficaci per ogni problematica considerata e, perché no, anche nuovi dispositivi da utilizzare.

LE BASI DEL VISUAL TRAINING OPTOMETRICO: DALLA CONSAPEVOLEZZA DI SÈ ALL’ELABORAZIONE DI UN PROGRAMMA DI TRAINING CONSAPEVOLE

Furlan, Alessia
2020/2021

Abstract

Questa tesi vuole essere di spunto per il raccoglimento di idee sull’organizzazione di un visual training e sulle modalità d’esecuzione, affinché sia accessibile ad un numero crescente di professionisti vista la mancanza di lavori peer review rinvenuti, come risultato delle mie ricerche, in merito ad un protocollo di procedure scientificamente provate, che riguardano le modalità e gli strumenti d’esecuzione più consoni in base alla tipologia di problematica, utilizzando come primari motori di ricerca “Pubmed” https: //pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/ e “Google Scholar” https://scholar.google.com/. Verrà definito il termine di “propriocezione” quale punto di partenza per la consapevolezza di ciò che il sistema visivo è in grado di fare. Si descriveranno i processi cognitivi che permettono il raccoglimento, l’analisi e l’elaborazione dei dati visivi raccolti (information processing model), nonché le basi per la costruzione dello spazio che ci circonda. Si analizzeranno anche i processi neuronali alla base dell’apprendimento percettivo (plasticità sinaptica) che permettono, grazie alla memoria a lungo termine, di acquisire nuove competenze senza imporre un limite ben preciso nella fascia d’età. Le procedure descritte atte al miglioramento delle abilità visive, qualora fossero presenti disfunzioni binoculari (intendendo un termine generico che includa anche quelle di carattere accomodativo e visuomotorio), possono essere personalizzate in base alla tipologia di problematica presente e alle caratteristiche individuali del soggetto in esame, a discrezione dell’operatore. Il miglioramento che consegue dal visual training è verificato da articoli evidenced-based, è versatile e comprende diverse aree, quali l’incremento della velocità e della precisione di lettura, la diminuzione dell’affaticamento durante impegni prossimali sostenti (studio intenso, attività che prevedano l’uso di videoterminali) e il potenziamento delle attitudini sportive. Durante un allenamento visivo saranno implementate varie abilità visive, esercitate a diversi livelli. Analizzando i lavori peer-review è stato possibile appurare che il visual training sia efficace ma non delineare una linea guida, verificata sperimentalmente, da applicare ogni qualvolta ci si trovi ad affrontare una problematica legata all’accomodazione, alla binocularità o alla visuomotricità. Per questo motivo mi sono basata su libri di testo che riportassero diverse tipologie di esercizi con le relative finalità e procedure d’esecuzione, seppur non siano comprovate, per cercare di trovare un punto di partenza su cui basarsi per cominciare a praticare il visual training, con delle accezioni generali anche sulla sua organizzazione e sull’approccio dell’operatore nei confronti dell’esaminato. Pur essendo consapevole dei limiti di questa ricerca, mi sembra utile portare alla luce tali aspetti non solo perché la pratica del visual training si diffonda e venga applicata da più operatori possibili, anche da coloro che non hanno esperienze decennali alle spalle, ma anche perché sia di spunto per future ricerche sull’argomento. Le indagini scientifiche future potrebbero, infatti, portare alla luce gli strumenti e le tecniche più efficaci per ogni problematica considerata e, perché no, anche nuovi dispositivi da utilizzare.
2020-12-10
91
PROPRIOCEZIONE, TRAINING VISIVO, BINOCULARITÀ.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/22685