“Si definisce ipovedente colui che è affetto da disabilità della funzione visiva anche dopo un trattamento medico-chirurgico e/o una correzione della refrazione standard e possiede un'acuità visiva inferiore a 3/10 o un campo visivo inferiore a 60° dal punto di fissazione, ma che utilizza o che potenzialmente è in grado di far uso del residuo visivo per la programmazione e l'esecuzione di un determinato compito. Gli ipovedenti presentano nella vita pratica gravi difficoltà nella lettura, nella scrittura, nel lavoro manuale fine, nel riconoscere la fisionomia delle persone.” (Istituto Configliachi per i minorati della vista) La maculopatia è una condizione bilaterale che colpisce dal 30 al 40% delle persone che hanno superato i 75 anni ed è considerata la causa principale di cecità, per soggetti che hanno superato i 50 anni, registrata nel mondo occidentale (Lupelli L., 2004). I disturbi della funzione visiva nei soggetti maculopatici non interessano soltanto i fotorecettori e i meccanismi retinici della visione. La lesione a livello maculare porta a una riorganizzazione globale del sistema visivo, che interessa le vie ottiche, dalla retina alla corteccia cerebrale. La corteccia cerebrale è capace di adattamento, in caso di comparsa di alterazioni sensoriali e particolarmente di minorazioni visive. La plasticità cerebrale rappresenta la base neurofisiologica della riabilitazione visiva: essa permette l’adattamento allo scotoma centrale, l’individuazione automatica delle aree retiniche eccentriche preferenziali e l’elaborazione di nuove strategie di fissazione. Si è preso come riferimento uno studio di Maniglia-Casco et al., pubblicato nel 2016, “L’apprendimento percettivo porta ad un miglioramento visivo a lunga durata in pazienti con perdita di visione centrale”, dove è stato valutato se l’apprendimento percettivo con mascheramento laterale nel PRL di pazienti affetti da degenerazione maculare (MD), ha migliorato le loro funzioni visive residue. Gli osservatori sono stati addestrati con due distinte modalità di rilevamento di contrasto: un compito Sì / No senza feedback (MD: N = 3; Controlli: N = 3), e un compito temporale a scelta forzata tra due alternative temporali con feedback (MD: N = 4; controlli: N = 3). Gli osservatori dovevano rilevare una patch Gabor (target) affiancato sopra e sotto da due patch Gabor ad alto contrasto (mascheramento laterale). La presentazione dello stimolo era monoculare con durata variabile tra 133 e 250 ms. I partecipanti sono stati sottoposti a 24-27 sedute di allenamento in totale. Partendo dai dati dell’esperimento numero 2, in cui è stato utilizzato un compito a scelta forzata, in cui il paziente doveva riferire in quale di due schermate successive (intervalli temporali) c’era lo stimolo target (temporal-2AFC), nel presente studio si vuole indagare la correlazione tra le curve di apprendimento, che sono state fittate da una retta di regressione, e i dati di trasferimento ad abilità visive non allenate. Il coefficiente angolare della retta (che tipicamente indica la velocità di un cambiamento, più è alto più il cambiamento accade velocemente) in questo caso indica la quantità dell’apprendimento. Si vuole indagare se i pazienti che hanno mostrato un apprendimento maggiore, abbiano conservato il miglioramento, raggiunto grazie al training, in compiti di trasferimento dove sono state testate abilità visive non allenate, come l’acuità visiva, l’affollamento e la funzione di sensibilità al contrasto. Dapprima vengono confrontati i risultati di trasferimento delle sessioni pre e post training relazionati ai coefficienti angolari delle regressioni lineari delle curve di apprendimento. Poi gli stessi coefficienti angolari vengono relazionati ai risultati di trasferimento delle sessioni del primo follow-up (2014) e del secondo (2016).

Ipovisione: perceptual learning in soggetti affetti da degenerazione maculare. Relazione tra le curve di apprendimento del training e i risultati dei test di follow-up

Spinello, Valentina
2016/2017

Abstract

“Si definisce ipovedente colui che è affetto da disabilità della funzione visiva anche dopo un trattamento medico-chirurgico e/o una correzione della refrazione standard e possiede un'acuità visiva inferiore a 3/10 o un campo visivo inferiore a 60° dal punto di fissazione, ma che utilizza o che potenzialmente è in grado di far uso del residuo visivo per la programmazione e l'esecuzione di un determinato compito. Gli ipovedenti presentano nella vita pratica gravi difficoltà nella lettura, nella scrittura, nel lavoro manuale fine, nel riconoscere la fisionomia delle persone.” (Istituto Configliachi per i minorati della vista) La maculopatia è una condizione bilaterale che colpisce dal 30 al 40% delle persone che hanno superato i 75 anni ed è considerata la causa principale di cecità, per soggetti che hanno superato i 50 anni, registrata nel mondo occidentale (Lupelli L., 2004). I disturbi della funzione visiva nei soggetti maculopatici non interessano soltanto i fotorecettori e i meccanismi retinici della visione. La lesione a livello maculare porta a una riorganizzazione globale del sistema visivo, che interessa le vie ottiche, dalla retina alla corteccia cerebrale. La corteccia cerebrale è capace di adattamento, in caso di comparsa di alterazioni sensoriali e particolarmente di minorazioni visive. La plasticità cerebrale rappresenta la base neurofisiologica della riabilitazione visiva: essa permette l’adattamento allo scotoma centrale, l’individuazione automatica delle aree retiniche eccentriche preferenziali e l’elaborazione di nuove strategie di fissazione. Si è preso come riferimento uno studio di Maniglia-Casco et al., pubblicato nel 2016, “L’apprendimento percettivo porta ad un miglioramento visivo a lunga durata in pazienti con perdita di visione centrale”, dove è stato valutato se l’apprendimento percettivo con mascheramento laterale nel PRL di pazienti affetti da degenerazione maculare (MD), ha migliorato le loro funzioni visive residue. Gli osservatori sono stati addestrati con due distinte modalità di rilevamento di contrasto: un compito Sì / No senza feedback (MD: N = 3; Controlli: N = 3), e un compito temporale a scelta forzata tra due alternative temporali con feedback (MD: N = 4; controlli: N = 3). Gli osservatori dovevano rilevare una patch Gabor (target) affiancato sopra e sotto da due patch Gabor ad alto contrasto (mascheramento laterale). La presentazione dello stimolo era monoculare con durata variabile tra 133 e 250 ms. I partecipanti sono stati sottoposti a 24-27 sedute di allenamento in totale. Partendo dai dati dell’esperimento numero 2, in cui è stato utilizzato un compito a scelta forzata, in cui il paziente doveva riferire in quale di due schermate successive (intervalli temporali) c’era lo stimolo target (temporal-2AFC), nel presente studio si vuole indagare la correlazione tra le curve di apprendimento, che sono state fittate da una retta di regressione, e i dati di trasferimento ad abilità visive non allenate. Il coefficiente angolare della retta (che tipicamente indica la velocità di un cambiamento, più è alto più il cambiamento accade velocemente) in questo caso indica la quantità dell’apprendimento. Si vuole indagare se i pazienti che hanno mostrato un apprendimento maggiore, abbiano conservato il miglioramento, raggiunto grazie al training, in compiti di trasferimento dove sono state testate abilità visive non allenate, come l’acuità visiva, l’affollamento e la funzione di sensibilità al contrasto. Dapprima vengono confrontati i risultati di trasferimento delle sessioni pre e post training relazionati ai coefficienti angolari delle regressioni lineari delle curve di apprendimento. Poi gli stessi coefficienti angolari vengono relazionati ai risultati di trasferimento delle sessioni del primo follow-up (2014) e del secondo (2016).
2016-12
67
ipovisione, degenerazione maculare
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
spinello_valentina.pdf

accesso aperto

Dimensione 1.28 MB
Formato Adobe PDF
1.28 MB Adobe PDF Visualizza/Apri

The text of this website © Università degli studi di Padova. Full Text are published under a non-exclusive license. Metadata are under a CC0 License

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/24676