Tra i cinque sensi che possediamo la vista è sicuramente quello che maggiormente ci permette di conoscere il mondo esterno e che rappresenta il canale di comunicazione primario. Grazie agli occhi riceviamo l’83% delle informazioni del mondo che ci sta attorno: il messaggio visivo è l’unico che può essere captato a piacere dal ricettore per tutto il tempo che lo desidera. Infatti, gli altri quattro sensi giocano un ruolo meno importante nel gestire lo spazio percettivo: il tatto e il gusto necessitano di prossimità immediata, l’odorato ci permette di catare stimoli che si trovano a maggiore distanza ma l’impiego delle sue informazioni avviene, soprattutto, in funzione di necessità vegetative e, infine, l’udito ha un campo d’azione più vasto; tuttavia, il messaggio uditivo ci viene imposto, esiste fintanto che dura l’emissione dello stimolo e non esiste la possibilità di riesaminare il messaggio uditivo. La vista, però, non è innata e non rimane uguale per tutta la vita ma subisce delle modifiche, ossia, “matura”. Quando il bambino nasce non è ancora in grado di camminare, di stare diritto, di mangiare, così, non è neanche in grado di vedere come gli adulti e imparerà a farlo man mano durante la crescita. L’intervento della visione non si limita solo all’acquisizione delle immagini, ma, gioca un ruolo privilegiato durante il rapporto mamma-neonato diventando, così, il principale veicolo dei rapporti sociali. Il bambino “arriva” e sorride: la sua vista non è nitida, è limitata nella visione a distanza per cui il suo mondo è governato, soprattutto, dal tatto e dal gusto. Infatti, alla nascita le abilità visive del neonato sono molto povere; la figura illustra le differenze nella dimensione complessiva, nella forma della lente e nella profondità della camera anteriore. L’occhio alla nascita, come il cervello, è relativamente grande: entrambi aumentano di volume di circa 3 o 4 volte rispetto al resto del corpo che aumenta di 21 volte per raggiungere la dimensione degli adulti. Al momento della nascita la retina periferica è relativamente ben sviluppata, mentre, la retina centrale (la regione maculare e la fovea), che consente la rilevazione dei dettagli, è meno sviluppata. Nei capitoli successivi vedremo come si sviluppa la vista; quando il bambino acquisisce le varie funzioni visive che caratterizzano gli adulti; le anomalie che possono insorgere quando non avviene un corretto sviluppo della vista, come effettuare un esame visivo accurato nelle diverse fasce d’età dei bambini e come favorire lo sviluppo visivo e, quindi, prevenire le anomalie.
Sviluppo e prevenzione del sistema visivo: principali caratteristiche anatomiche e optometriche nell’infanzia
Tariq, Mariyam
2017/2018
Abstract
Tra i cinque sensi che possediamo la vista è sicuramente quello che maggiormente ci permette di conoscere il mondo esterno e che rappresenta il canale di comunicazione primario. Grazie agli occhi riceviamo l’83% delle informazioni del mondo che ci sta attorno: il messaggio visivo è l’unico che può essere captato a piacere dal ricettore per tutto il tempo che lo desidera. Infatti, gli altri quattro sensi giocano un ruolo meno importante nel gestire lo spazio percettivo: il tatto e il gusto necessitano di prossimità immediata, l’odorato ci permette di catare stimoli che si trovano a maggiore distanza ma l’impiego delle sue informazioni avviene, soprattutto, in funzione di necessità vegetative e, infine, l’udito ha un campo d’azione più vasto; tuttavia, il messaggio uditivo ci viene imposto, esiste fintanto che dura l’emissione dello stimolo e non esiste la possibilità di riesaminare il messaggio uditivo. La vista, però, non è innata e non rimane uguale per tutta la vita ma subisce delle modifiche, ossia, “matura”. Quando il bambino nasce non è ancora in grado di camminare, di stare diritto, di mangiare, così, non è neanche in grado di vedere come gli adulti e imparerà a farlo man mano durante la crescita. L’intervento della visione non si limita solo all’acquisizione delle immagini, ma, gioca un ruolo privilegiato durante il rapporto mamma-neonato diventando, così, il principale veicolo dei rapporti sociali. Il bambino “arriva” e sorride: la sua vista non è nitida, è limitata nella visione a distanza per cui il suo mondo è governato, soprattutto, dal tatto e dal gusto. Infatti, alla nascita le abilità visive del neonato sono molto povere; la figura illustra le differenze nella dimensione complessiva, nella forma della lente e nella profondità della camera anteriore. L’occhio alla nascita, come il cervello, è relativamente grande: entrambi aumentano di volume di circa 3 o 4 volte rispetto al resto del corpo che aumenta di 21 volte per raggiungere la dimensione degli adulti. Al momento della nascita la retina periferica è relativamente ben sviluppata, mentre, la retina centrale (la regione maculare e la fovea), che consente la rilevazione dei dettagli, è meno sviluppata. Nei capitoli successivi vedremo come si sviluppa la vista; quando il bambino acquisisce le varie funzioni visive che caratterizzano gli adulti; le anomalie che possono insorgere quando non avviene un corretto sviluppo della vista, come effettuare un esame visivo accurato nelle diverse fasce d’età dei bambini e come favorire lo sviluppo visivo e, quindi, prevenire le anomalie.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/25090