Il contact lens discomfort è una condizione che affligge metà dei 135 milioni di portatori di lenti a contatto, il quale comporta ad una completa sospensione dell’utilizzo della lente o ad una riduzione delle ore di utilizzo. Quando la lente viene inserita sulla superficie oculare ci sono dei cambiamenti che interessano soprattutto la dinamica palpebrale e la composizione del film lacrimale. La presenza fisica della lente in situ divide il film lacrimale in pre e post lente definendo uno spessore ridotto dello strato lipidico che produce a sua volta un tasso di evaporazione più alto rispetto alla norma; inoltre anche la produzione di mucine viene completamente alterata. Il tutto determina un’aumentata frizione tra lente e lid wiper, la quale è strettamente correlata ad una sensazione di discomfort. Questo evidenzia dunque la forte relazione tra la bagnabilità di superficie della lente a contatto e il comfort oculare. Avere una buona bagnabilità della lente significa infatti avere un buon strato di lubrificazione e dunque un coefficiente d’attrito più basso. Cercare di soddisfare le aspettative di comfort dei portatori deriva quindi dai continui progressi della chimica superficiale, modificando chimicamente la superficie, assorbendo o legando componenti bagnanti di lunga durata sulla superficie durante lo stoccaggio o la cura, o fornendo un sistema interno di bagnatura che rilascia o migra verso la superficie durante l'usura. Molte sono le lenti commerciali che fanno uso di questo. Esse risultano essere sicuramente buone lenti perché diversi studi le definiscono molto più confortevoli rispetto ad altre prive di agenti bagnanti. Tuttavia, non sono lenti eccellenti, vista la continua ricerca scientifica ed industriale nel cercare molecole in grado di garantire una buona performance visiva e di porto anche a fine giornata. Le ultime ricerche si stanno indirizzando sul campo dei lubrificanti fisiologici: l’acido ialuronico e il proteoglicano 4, presenti naturalmente sulla superficie oculare e aventi proprietà molto simili alla mucina. Il primo risulta essere già una realtà consolidata grazie a lacrime artificiali per soggetti con dry eye, soluzioni multiuso e lenti a contatto con questa biomolecola già presenti commercialmente. Studi hanno evidenziato la capacità di lenti idratate o legate all’HA, di eluirla per molte ore dopo l’inserimento garantendo una bagnabilità duratura. Anche il coefficiente d’attrito è inferiore per le lenti trattate; ciò non è però valido per le lenti idrogel che con HA cross-linkato mostrano un CoF superiore dovuto ad un aumento di rugosità riscontrabile in AFM. Il proteoglicano 4 risulta essere invece una scoperta più attuale. Un recente studio ha dimostrato come sia un buon lubrificante oculare in 40 soggetti affetti da una moderata DED. Per quando riguarda il campo contattologico altri studi hanno constatato la capacità di PRG4 di aumentare la bagnabilità e ridurre il coefficiente d’attrito delle lenti sia adsorbendo che legando su superfici particolarmente idrofobe. Questo si pensa sia dato dalla natura anfipatica della molecola, la quale infatti riesce a legare anche con lenti idrofile, senza però riuscire a svolgere un’azione di lubrificazione. Si è infine osservato una sinergia tra le due biomolecole, le quali riescono a ridurre ulteriormente il coefficiente d’attrito nelle lenti in silicone idrogel. Questa tesi vuole dunque offrire una panoramica della recente letteratura riguardante i trattamenti che implementano il comfort nel portatore di lenti a contatto. Per un contattologo è infatti fondamentale conoscere i materiali e i trattamenti di cui le lenti sono caratterizzate, per offrire la soluzione più confortevole possibile per ogni singolo soggetto.
CLD contact lens discomfort: la nuova frontiera dei lubrificanti fisiologici per aumentare la bagnabilità delle lenti a contatto
Gaborin, Giorgia
2018/2019
Abstract
Il contact lens discomfort è una condizione che affligge metà dei 135 milioni di portatori di lenti a contatto, il quale comporta ad una completa sospensione dell’utilizzo della lente o ad una riduzione delle ore di utilizzo. Quando la lente viene inserita sulla superficie oculare ci sono dei cambiamenti che interessano soprattutto la dinamica palpebrale e la composizione del film lacrimale. La presenza fisica della lente in situ divide il film lacrimale in pre e post lente definendo uno spessore ridotto dello strato lipidico che produce a sua volta un tasso di evaporazione più alto rispetto alla norma; inoltre anche la produzione di mucine viene completamente alterata. Il tutto determina un’aumentata frizione tra lente e lid wiper, la quale è strettamente correlata ad una sensazione di discomfort. Questo evidenzia dunque la forte relazione tra la bagnabilità di superficie della lente a contatto e il comfort oculare. Avere una buona bagnabilità della lente significa infatti avere un buon strato di lubrificazione e dunque un coefficiente d’attrito più basso. Cercare di soddisfare le aspettative di comfort dei portatori deriva quindi dai continui progressi della chimica superficiale, modificando chimicamente la superficie, assorbendo o legando componenti bagnanti di lunga durata sulla superficie durante lo stoccaggio o la cura, o fornendo un sistema interno di bagnatura che rilascia o migra verso la superficie durante l'usura. Molte sono le lenti commerciali che fanno uso di questo. Esse risultano essere sicuramente buone lenti perché diversi studi le definiscono molto più confortevoli rispetto ad altre prive di agenti bagnanti. Tuttavia, non sono lenti eccellenti, vista la continua ricerca scientifica ed industriale nel cercare molecole in grado di garantire una buona performance visiva e di porto anche a fine giornata. Le ultime ricerche si stanno indirizzando sul campo dei lubrificanti fisiologici: l’acido ialuronico e il proteoglicano 4, presenti naturalmente sulla superficie oculare e aventi proprietà molto simili alla mucina. Il primo risulta essere già una realtà consolidata grazie a lacrime artificiali per soggetti con dry eye, soluzioni multiuso e lenti a contatto con questa biomolecola già presenti commercialmente. Studi hanno evidenziato la capacità di lenti idratate o legate all’HA, di eluirla per molte ore dopo l’inserimento garantendo una bagnabilità duratura. Anche il coefficiente d’attrito è inferiore per le lenti trattate; ciò non è però valido per le lenti idrogel che con HA cross-linkato mostrano un CoF superiore dovuto ad un aumento di rugosità riscontrabile in AFM. Il proteoglicano 4 risulta essere invece una scoperta più attuale. Un recente studio ha dimostrato come sia un buon lubrificante oculare in 40 soggetti affetti da una moderata DED. Per quando riguarda il campo contattologico altri studi hanno constatato la capacità di PRG4 di aumentare la bagnabilità e ridurre il coefficiente d’attrito delle lenti sia adsorbendo che legando su superfici particolarmente idrofobe. Questo si pensa sia dato dalla natura anfipatica della molecola, la quale infatti riesce a legare anche con lenti idrofile, senza però riuscire a svolgere un’azione di lubrificazione. Si è infine osservato una sinergia tra le due biomolecole, le quali riescono a ridurre ulteriormente il coefficiente d’attrito nelle lenti in silicone idrogel. Questa tesi vuole dunque offrire una panoramica della recente letteratura riguardante i trattamenti che implementano il comfort nel portatore di lenti a contatto. Per un contattologo è infatti fondamentale conoscere i materiali e i trattamenti di cui le lenti sono caratterizzate, per offrire la soluzione più confortevole possibile per ogni singolo soggetto.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/26772