La condizione di anisometropia, in maniera più o meno evidente, si riscontra di frequente nella pratica optometrica, ed è per questo che merita una certa attenzione. Si tratta di un’asimmetria nello stato refrattivo, che generalmente si considera significativa dal punto di vista clinico quando il potere di un occhio differisce di almeno una diottria da quello del controlaterale. La correzione ottica di questa condizione porta a una probabile differenza nella dimensione tra le immagini retiniche dei due occhi, che può essere invalidante per la visione binoculare del soggetto, dal momento che due immagini retiniche simili sono elementi fondamentali per una normale fusione sensoriale centrale. Lo scopo di questo lavoro è indagare sui metodi di compensazione per evidenziare se ci siano delle indicazioni da seguire per tentare di ridurre la problematica, che può portare anche a disturbi piuttosto fastidiosi, come mal di testa e sintomi astenopici. Nella prima parte dell’elaborato, a seguito di una ricerca nella letteratura, è stata definita e classificata l’anisometropia per poterne trattare poi gli aspetti ottici, arrivando a prendere in considerazione la legge di Knapp, la quale evidenzia come sia la correzione oftalmica a limitare l’aniseiconia in caso di anisometropia assiale e, al contrario, la correzione tramite lenti a contatto a minimizzare il problema in presenza di anisometropia di natura refrattiva. Tale legge, però, ha il limite di fare considerazioni solo dal punto di vista ottico. E’ per questo che ciò che succede nella pratica si trova spesso in contraddizione con essa, in quanto è l’utilizzo di lenti a contatto che presenta raramente problemi secondari ad aniseiconia, qualunque sia la natura del difetto corretto. La ricerca tra vari studi di un elemento che potesse spiegare questo contrasto mi ha portato a considerare l’ipotesi di uno stretching retinico che si verifica a livello dei fotorecettori quando esiste un’anisometropia assiale. In conclusione, l’analisi della letteratura condotta al fine dell’elaborato porta a stabilire una preminenza nell’utilizzo di lenti a contatto come dispositivi di correzione in presenza di anisometropia.

Anisometropia ed aniseiconia: analisi e compensazione

Lessio, Ilaria
2018/2019

Abstract

La condizione di anisometropia, in maniera più o meno evidente, si riscontra di frequente nella pratica optometrica, ed è per questo che merita una certa attenzione. Si tratta di un’asimmetria nello stato refrattivo, che generalmente si considera significativa dal punto di vista clinico quando il potere di un occhio differisce di almeno una diottria da quello del controlaterale. La correzione ottica di questa condizione porta a una probabile differenza nella dimensione tra le immagini retiniche dei due occhi, che può essere invalidante per la visione binoculare del soggetto, dal momento che due immagini retiniche simili sono elementi fondamentali per una normale fusione sensoriale centrale. Lo scopo di questo lavoro è indagare sui metodi di compensazione per evidenziare se ci siano delle indicazioni da seguire per tentare di ridurre la problematica, che può portare anche a disturbi piuttosto fastidiosi, come mal di testa e sintomi astenopici. Nella prima parte dell’elaborato, a seguito di una ricerca nella letteratura, è stata definita e classificata l’anisometropia per poterne trattare poi gli aspetti ottici, arrivando a prendere in considerazione la legge di Knapp, la quale evidenzia come sia la correzione oftalmica a limitare l’aniseiconia in caso di anisometropia assiale e, al contrario, la correzione tramite lenti a contatto a minimizzare il problema in presenza di anisometropia di natura refrattiva. Tale legge, però, ha il limite di fare considerazioni solo dal punto di vista ottico. E’ per questo che ciò che succede nella pratica si trova spesso in contraddizione con essa, in quanto è l’utilizzo di lenti a contatto che presenta raramente problemi secondari ad aniseiconia, qualunque sia la natura del difetto corretto. La ricerca tra vari studi di un elemento che potesse spiegare questo contrasto mi ha portato a considerare l’ipotesi di uno stretching retinico che si verifica a livello dei fotorecettori quando esiste un’anisometropia assiale. In conclusione, l’analisi della letteratura condotta al fine dell’elaborato porta a stabilire una preminenza nell’utilizzo di lenti a contatto come dispositivi di correzione in presenza di anisometropia.
2018-11-26
54
anisometropia, aniseiconia, correzione oftalmica, lenti a contatto
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/26773