PROPOSITO: in ambito ottico e optometrico ci si trova spesso nella condizione di svolgere il ruolo di Primary Care verso i soggetti che richiedono una valutazione delle loro problematiche visive. Ai fini della tutela della loro salute si ritiene importante evidenziare precocemente le anomalie visive che richiedono accertamenti oftalmologici. Questo lavoro si propone di studiare il test di Amsler, rivisitato in formato digitale, con il fine di evidenziare una più stretta relazione verso le anomalie maculari ed eventualmente proporne una moderna interpretazione da introdurre nella routine optometrica standard. METODO: 51 soggetti, in condizioni normali o patologiche, di età compresa fra i 40 e gli 86 anni, presso la clinica oculistica dell’Azienda Ospedaliera di Padova. I test di selezione sono stati l’acuità visiva e il controllo alla lampada a fessura. Dopo il controllo inziale i soggetti si sono sottoposti al Test di Amsler, rivisitato su tablet ad alta risoluzione, nelle varie versioni digitalizzate (Amsler bianco su sfondo nero, Amsler Rosso, Amsler a basso contrasto) proposto ciascuno a differenti distanze (40 centimetri, 1 metro, 2 metri). Risposte e descrizioni soggettive sono state organizzate per la valutazione e il confronto con l’esame del fundus oculare in dilatazione pupillare, effettuato da un oftalmologo esperto. RISULTATI: la sensibilità del test di Amsler è migliorata in modo statisticamente significativo, rispetto alla proposizione consueta del test, quando questo veniva svolto alla distanza di un metro (p-value = 0.0019) e alla distanza di due metri (p-value = 0.0011). Alla distanza classica di 40 centimetri (p-value = 0.0186), il test porta con sé un numero maggiori di falsi positivi e di falsi negativi. Non è invece risultata significativa la presentazione di tre griglie dalle tonalità e contrasto differenti. CONCLUSIONI: la significatività dei dati ottenuti evidenzia che il test di Amsler effettuato alla distanza di 1 metro e a quella di 2 metri risulta essere, rispetto al test classico svolto alla distanza usuale, più sensibile nell’individuare patologie maculari, soprattutto se queste si trovano ancora in uno stato precoce. Il test di Amsler è considerato un test di routine, anche se aspetti della sua funzionalità sono criticati dalla letteratura più recente. Secondo questo studio, il test (anche nella versione digitale) rimane un buon compromesso di praticità per uno screening qualitativo del campo visivo centrale, il cui uso richiede solo alcune accortezze.

Screening per anomalie maculari tramite il test di Amsler rivisitato in formato digitale.

Beggio, Nicolò
2016/2017

Abstract

PROPOSITO: in ambito ottico e optometrico ci si trova spesso nella condizione di svolgere il ruolo di Primary Care verso i soggetti che richiedono una valutazione delle loro problematiche visive. Ai fini della tutela della loro salute si ritiene importante evidenziare precocemente le anomalie visive che richiedono accertamenti oftalmologici. Questo lavoro si propone di studiare il test di Amsler, rivisitato in formato digitale, con il fine di evidenziare una più stretta relazione verso le anomalie maculari ed eventualmente proporne una moderna interpretazione da introdurre nella routine optometrica standard. METODO: 51 soggetti, in condizioni normali o patologiche, di età compresa fra i 40 e gli 86 anni, presso la clinica oculistica dell’Azienda Ospedaliera di Padova. I test di selezione sono stati l’acuità visiva e il controllo alla lampada a fessura. Dopo il controllo inziale i soggetti si sono sottoposti al Test di Amsler, rivisitato su tablet ad alta risoluzione, nelle varie versioni digitalizzate (Amsler bianco su sfondo nero, Amsler Rosso, Amsler a basso contrasto) proposto ciascuno a differenti distanze (40 centimetri, 1 metro, 2 metri). Risposte e descrizioni soggettive sono state organizzate per la valutazione e il confronto con l’esame del fundus oculare in dilatazione pupillare, effettuato da un oftalmologo esperto. RISULTATI: la sensibilità del test di Amsler è migliorata in modo statisticamente significativo, rispetto alla proposizione consueta del test, quando questo veniva svolto alla distanza di un metro (p-value = 0.0019) e alla distanza di due metri (p-value = 0.0011). Alla distanza classica di 40 centimetri (p-value = 0.0186), il test porta con sé un numero maggiori di falsi positivi e di falsi negativi. Non è invece risultata significativa la presentazione di tre griglie dalle tonalità e contrasto differenti. CONCLUSIONI: la significatività dei dati ottenuti evidenzia che il test di Amsler effettuato alla distanza di 1 metro e a quella di 2 metri risulta essere, rispetto al test classico svolto alla distanza usuale, più sensibile nell’individuare patologie maculari, soprattutto se queste si trovano ancora in uno stato precoce. Il test di Amsler è considerato un test di routine, anche se aspetti della sua funzionalità sono criticati dalla letteratura più recente. Secondo questo studio, il test (anche nella versione digitale) rimane un buon compromesso di praticità per uno screening qualitativo del campo visivo centrale, il cui uso richiede solo alcune accortezze.
2016-03
50
AMSLER, MACULA, MACULOPATIA, GRIGLIA, DEFORMAZIONE, SCOTOMI, AMSLER, MACULA, MACULOPATIA, GRIGLIA, DEFORMAZIONE, SCOTOMI, CAMPO VISIVO.
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
Beggio_Nicolo.pdf

accesso aperto

Dimensione 3 MB
Formato Adobe PDF
3 MB Adobe PDF Visualizza/Apri

The text of this website © Università degli studi di Padova. Full Text are published under a non-exclusive license. Metadata are under a CC0 License

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/26886