Molto spesso nei pazienti sottoposti a intervento di ricostruzione di cuffia dei rotatori un elemento di rilievo è rappresentato dalla poca consapevolezza del paziente dell’influenza della postura sulla biomeccanica del cingolo scapolare. Il paziente spesso assume posizioni scorrette, soprattutto nel mantenimento dell’arto sul tutore, con secondario instaurarsi di un circolo vizioso facilitante il dolore. In particolare il posizionamento corretto della scapola con concomitante buona attivazione muscolare è un elemento che non viene spesso sottolineato in maniera adeguata. La funzione che la scapola svolge nella cinematica del cingolo scapolare garantisce in maniera ottimale il movimento funzionale dell’arto superiore, lavorando in dinamismo con le strutture costituenti la spalla. Lo studio in questione si è proposto di indagare se è possibile, attraverso un’educazione all’auto-trattamento e una parte informativa in fase preoperatoria, agire sul posizionamento corretto della scapola in modo da facilitare in fase postoperatoria una diminuzione del dolore e una miglior base di partenza per la riabilitazione. Ipotesi: l’educazione al paziente riguardo l’importanza della posizione e del movimento della scapola nella cinematica della spalla e l’apprendimento di un autotrattamento rivolto alla gestione in autonomia del posizionamento della scapola porta ad una diminuzione del dolore e un aumento del PROM e AROM nella fase post-intervento rispetto a pazienti che non ricevono questa informazione in fase preoperatoria. Inoltre come seconda ipotesi si è verificata la tenuta del protocollo così proposto dal punto di vista metodologico e organizzativo. Disegno dello studio: Studio pilota, monocentrico, randomizzato, a due gruppi, sperimentale e di controllo con randomizzazione bilanciata [1:1]. Partecipanti: la raccolta dei dati ha avuto luogo presso l’Ospedale Civile di Conegliano e l’Ospedale di Vittorio Veneto e si è protratta per circa 8 mesi, da Marzo 2016 a Ottobre 2016. Sono stati reclutati un totale di 20 soggetti che presentavano una lesione di tipo degenerativo della cuffia dei rotatori e che dovevano essere sottoposti a intervento chirurgico. Questi sono stati randomizzati per essere assegnati al gruppo sperimentale (n=10) e al gruppo di controllo (n=10). Sono stati inclusi nell’analisi per gli outcome primario e secondario tutti i partecipanti randomizzati (n=20). Hanno concluso lo studio 6 soggetti (4 del gruppo sperimentale e 2 del gruppo di controllo). Interventi: i pazienti inclusi nel gruppo di studio sperimentale hanno effettuato una seduta della durata di 45/60 minuti nella quale sono stati educati al significato dell’importanza della scapola nel movimento funzionale dell’arto superiore, alle conseguenze che derivano dal mal posizionamento e alla valenza funzionale di un lavoro incentrato sul mantenimento di una corretta postura in fase postoperatoria. A questo è stata associata una proposta di autotrattamento nella quale sono stati insegnati degli esercizi atti a promuovere il posizionamento corretto della scapola sia durante la vita quotidiana ma anche durante la fase di immobilizzazione dell’arto attraverso la prova di utilizzo di un tutore. A questo è seguita la tradizionale riabilitazione post-intervento secondo protocollo dipartimentale. I pazienti del gruppo di controllo hanno seguito il normale iter riabilitativo previsto dal protocollo dipartimentale. Randomizzazione: randomizzazione semplice. Outcome: sono state assunte come misure di esito per l’outcome primario il dolore tramite scala NRS, il PROM e l’AROM, le alterazioni della scapola tramite parametri Sahrmann e la qualità di vita tramite la Oxford Shoulder Score. Mentre per l’outcome secondario è stata valutata l’adeguatezza dei tempi di follow up e delle misure di outcome scelta (in particolare parametri Sahrmann e Oxford Shoulder Score). Risultati: in tutti gli outcome primari ci sono stati dei miglioramenti per il gruppo sperimentale soprattutto per il dolore e la qualità di vita. Risultati inferiori sono stati ottenuti per il gruppo di controllo dove troviamo un aumento del dolore e una riduzione dei valori della OSS nettamente inferiori al gruppo sperimentale. Fondamentale è tenere in considerazione il numero esiguo di soggetti che sono giunti a fine studio comportando dei risultati statisticamente non significativi. Pe quanto riguarda gli outcome secondari, si sono riscontrati dei problemi di verifica della valutazione funzionale dell’arto superiore mentre sono risultati idonei i tempi e le altre valutazioni. Conclusioni e rilevanza clinica: per quanto esiguo sia il numero dei soggetti dello studio, si può notare un miglioramento su ogni aspetto valutato per il gruppo sperimentale rispetto al gruppo di controllo. Tuttavia, il numero di pazienti e la presenza di più valutatori portano a non rendere statisticamente significativo lo studio. Nonostante questo, gli elementi emersi rendono auspicabile una prosecuzione del protocollo di studio, con alcune modifiche organizzative, per verificare ulteriormente l’efficacia e l’appropriatezza della proposta e implementarla nell’attività clinica quotidiana, ove risulti sostenibile da ulteriori risultati.
Autotrattamento e educazione in fase preoperatoria per pazienti operati di ricostruzione di cuffia dei rotatori: studio pilota
Nogare, Paolo
2016/2017
Abstract
Molto spesso nei pazienti sottoposti a intervento di ricostruzione di cuffia dei rotatori un elemento di rilievo è rappresentato dalla poca consapevolezza del paziente dell’influenza della postura sulla biomeccanica del cingolo scapolare. Il paziente spesso assume posizioni scorrette, soprattutto nel mantenimento dell’arto sul tutore, con secondario instaurarsi di un circolo vizioso facilitante il dolore. In particolare il posizionamento corretto della scapola con concomitante buona attivazione muscolare è un elemento che non viene spesso sottolineato in maniera adeguata. La funzione che la scapola svolge nella cinematica del cingolo scapolare garantisce in maniera ottimale il movimento funzionale dell’arto superiore, lavorando in dinamismo con le strutture costituenti la spalla. Lo studio in questione si è proposto di indagare se è possibile, attraverso un’educazione all’auto-trattamento e una parte informativa in fase preoperatoria, agire sul posizionamento corretto della scapola in modo da facilitare in fase postoperatoria una diminuzione del dolore e una miglior base di partenza per la riabilitazione. Ipotesi: l’educazione al paziente riguardo l’importanza della posizione e del movimento della scapola nella cinematica della spalla e l’apprendimento di un autotrattamento rivolto alla gestione in autonomia del posizionamento della scapola porta ad una diminuzione del dolore e un aumento del PROM e AROM nella fase post-intervento rispetto a pazienti che non ricevono questa informazione in fase preoperatoria. Inoltre come seconda ipotesi si è verificata la tenuta del protocollo così proposto dal punto di vista metodologico e organizzativo. Disegno dello studio: Studio pilota, monocentrico, randomizzato, a due gruppi, sperimentale e di controllo con randomizzazione bilanciata [1:1]. Partecipanti: la raccolta dei dati ha avuto luogo presso l’Ospedale Civile di Conegliano e l’Ospedale di Vittorio Veneto e si è protratta per circa 8 mesi, da Marzo 2016 a Ottobre 2016. Sono stati reclutati un totale di 20 soggetti che presentavano una lesione di tipo degenerativo della cuffia dei rotatori e che dovevano essere sottoposti a intervento chirurgico. Questi sono stati randomizzati per essere assegnati al gruppo sperimentale (n=10) e al gruppo di controllo (n=10). Sono stati inclusi nell’analisi per gli outcome primario e secondario tutti i partecipanti randomizzati (n=20). Hanno concluso lo studio 6 soggetti (4 del gruppo sperimentale e 2 del gruppo di controllo). Interventi: i pazienti inclusi nel gruppo di studio sperimentale hanno effettuato una seduta della durata di 45/60 minuti nella quale sono stati educati al significato dell’importanza della scapola nel movimento funzionale dell’arto superiore, alle conseguenze che derivano dal mal posizionamento e alla valenza funzionale di un lavoro incentrato sul mantenimento di una corretta postura in fase postoperatoria. A questo è stata associata una proposta di autotrattamento nella quale sono stati insegnati degli esercizi atti a promuovere il posizionamento corretto della scapola sia durante la vita quotidiana ma anche durante la fase di immobilizzazione dell’arto attraverso la prova di utilizzo di un tutore. A questo è seguita la tradizionale riabilitazione post-intervento secondo protocollo dipartimentale. I pazienti del gruppo di controllo hanno seguito il normale iter riabilitativo previsto dal protocollo dipartimentale. Randomizzazione: randomizzazione semplice. Outcome: sono state assunte come misure di esito per l’outcome primario il dolore tramite scala NRS, il PROM e l’AROM, le alterazioni della scapola tramite parametri Sahrmann e la qualità di vita tramite la Oxford Shoulder Score. Mentre per l’outcome secondario è stata valutata l’adeguatezza dei tempi di follow up e delle misure di outcome scelta (in particolare parametri Sahrmann e Oxford Shoulder Score). Risultati: in tutti gli outcome primari ci sono stati dei miglioramenti per il gruppo sperimentale soprattutto per il dolore e la qualità di vita. Risultati inferiori sono stati ottenuti per il gruppo di controllo dove troviamo un aumento del dolore e una riduzione dei valori della OSS nettamente inferiori al gruppo sperimentale. Fondamentale è tenere in considerazione il numero esiguo di soggetti che sono giunti a fine studio comportando dei risultati statisticamente non significativi. Pe quanto riguarda gli outcome secondari, si sono riscontrati dei problemi di verifica della valutazione funzionale dell’arto superiore mentre sono risultati idonei i tempi e le altre valutazioni. Conclusioni e rilevanza clinica: per quanto esiguo sia il numero dei soggetti dello studio, si può notare un miglioramento su ogni aspetto valutato per il gruppo sperimentale rispetto al gruppo di controllo. Tuttavia, il numero di pazienti e la presenza di più valutatori portano a non rendere statisticamente significativo lo studio. Nonostante questo, gli elementi emersi rendono auspicabile una prosecuzione del protocollo di studio, con alcune modifiche organizzative, per verificare ulteriormente l’efficacia e l’appropriatezza della proposta e implementarla nell’attività clinica quotidiana, ove risulti sostenibile da ulteriori risultati.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/26899