La percezione stereoscopica è un fenomeno binoculare che permette di avere una visione solida del mondo circostante e di stimare profondità e distanze. Essendo inoltre, l’espressione più raffinata del sistema visivo binoculare, ne è considerata il “barometro” attraverso cui monitorarne sviluppo e funzionalità. Perciò, la sua valutazione qualitativa e quantitativa a livello clinico è importante, nonostante i test siano degli artefatti e la stereoacuità rilevata sia solo un’indicazione di quella che è invece la reale capacità stereoscopica del soggetto in ambiente naturale. Esistono varie tipologie di test e, con l’avvento delle nuove tecnologie, se ne stanno sviluppando altri sempre più all’avanguardia. Scopo di questo lavoro sperimentale è comparare i risultati, a breve distanza (0,40m), ottenuti con un test Random-dot somministrato su Tablet 3D a barriera di parallasse, della ditta RV2-RealVision Kiwie (Milano, Italia) senza utilizzo di filtri, con quelli ottenuti con il Randot® Stereotest della Stereo Optical Co., Inc. (Chicago, USA), test che si avvale di filtri polarizzati, presente da tempo nella pratica clinica e usato quindi come gold standard, per verificare se le aspettative di compatibilità sono soddisfatte. Si è innanzitutto appurato, che l’ordine di somministrazione dei due test fosse indifferente. Sono stati raccolti i dati di stereoacuità di 110 soggetti, di età variabile tra i 12 e i 79 anni. A ciascuno è stato somministrato un questionario anamnestico riguardante comfort e abilità visive prossimali per individuare eventuali corrispondenze tra ridotta stereopsi e disturbi visivi. Successivamente, tutti i soggetti sono stati sottoposti, con correzione in uso, a valutazioni refrattive (AV), valutazioni binoculari (forie e tropie), accomodative e di bilanciamento, per individuare coloro i quali presentavano anomalie refrattive rispetto ai parametri scelti come valori di norma in tali ambiti. Essendo i disturbi degli ambiti refrattivo e accomodativo fattori che influiscono negativamente sulla capacità stereoscopica, si è reso necessario condurre tale indagine preliminare per selezionare solo gli individui, che non presentando problematiche, forniscono valori di stereoacuità attendibili. Infine, i due test di stereopsi, sono stati somministrati ad una distanza fissa di 0,40m e sotto condizioni di illuminamento standard (80-110 lux). Settantacinque dei 110 soggetti sono stati considerati idonei ai fini dello studio ed è stata operata un’ulteriore suddivisione in due gruppi: non presbiti e presbiti, per evidenziare eventuali differenze sulla base dell’età e dell’invecchiamento del sistema visivo. Dall’analisi statistica, e tenendo conto di piccoli accorgimenti (differenze di struttura e di fondo scala dei test), è emerso che i due test sono tra di loro altamente compatibili, limitatamente ai soggetti considerati. Elaborando anche i dati dei soggetti esclusi si nota che i risultati evidenziano valori di stereoacuità ridotta e sono molto eterogenei. Diventa, quindi, difficile stabilire un denominatore comune. A seconda delle problematiche, la risposta del sistema visivo ad uno stimolo differisce. Lo studio perciò non solo soddisfa le aspettative di compatibilità dei test ma anche evidenzia le potenzialità del test su schermo e dimostra ancora una volta che, qualunque sia il test utilizzato, se l’efficacia del sistema visivo binoculare è in qualche modo compromessa, la performance a livello stereoscopico diminuisce.

La percezione stereoscopica e la sua valutazione. Comparazione della modalità di visualizzazione e della quantificazione della stereoacuità globale tra stereogrammi polarizzati e monitor 3D a barriera di parallasse.

Montagner, Alice
2016/2017

Abstract

La percezione stereoscopica è un fenomeno binoculare che permette di avere una visione solida del mondo circostante e di stimare profondità e distanze. Essendo inoltre, l’espressione più raffinata del sistema visivo binoculare, ne è considerata il “barometro” attraverso cui monitorarne sviluppo e funzionalità. Perciò, la sua valutazione qualitativa e quantitativa a livello clinico è importante, nonostante i test siano degli artefatti e la stereoacuità rilevata sia solo un’indicazione di quella che è invece la reale capacità stereoscopica del soggetto in ambiente naturale. Esistono varie tipologie di test e, con l’avvento delle nuove tecnologie, se ne stanno sviluppando altri sempre più all’avanguardia. Scopo di questo lavoro sperimentale è comparare i risultati, a breve distanza (0,40m), ottenuti con un test Random-dot somministrato su Tablet 3D a barriera di parallasse, della ditta RV2-RealVision Kiwie (Milano, Italia) senza utilizzo di filtri, con quelli ottenuti con il Randot® Stereotest della Stereo Optical Co., Inc. (Chicago, USA), test che si avvale di filtri polarizzati, presente da tempo nella pratica clinica e usato quindi come gold standard, per verificare se le aspettative di compatibilità sono soddisfatte. Si è innanzitutto appurato, che l’ordine di somministrazione dei due test fosse indifferente. Sono stati raccolti i dati di stereoacuità di 110 soggetti, di età variabile tra i 12 e i 79 anni. A ciascuno è stato somministrato un questionario anamnestico riguardante comfort e abilità visive prossimali per individuare eventuali corrispondenze tra ridotta stereopsi e disturbi visivi. Successivamente, tutti i soggetti sono stati sottoposti, con correzione in uso, a valutazioni refrattive (AV), valutazioni binoculari (forie e tropie), accomodative e di bilanciamento, per individuare coloro i quali presentavano anomalie refrattive rispetto ai parametri scelti come valori di norma in tali ambiti. Essendo i disturbi degli ambiti refrattivo e accomodativo fattori che influiscono negativamente sulla capacità stereoscopica, si è reso necessario condurre tale indagine preliminare per selezionare solo gli individui, che non presentando problematiche, forniscono valori di stereoacuità attendibili. Infine, i due test di stereopsi, sono stati somministrati ad una distanza fissa di 0,40m e sotto condizioni di illuminamento standard (80-110 lux). Settantacinque dei 110 soggetti sono stati considerati idonei ai fini dello studio ed è stata operata un’ulteriore suddivisione in due gruppi: non presbiti e presbiti, per evidenziare eventuali differenze sulla base dell’età e dell’invecchiamento del sistema visivo. Dall’analisi statistica, e tenendo conto di piccoli accorgimenti (differenze di struttura e di fondo scala dei test), è emerso che i due test sono tra di loro altamente compatibili, limitatamente ai soggetti considerati. Elaborando anche i dati dei soggetti esclusi si nota che i risultati evidenziano valori di stereoacuità ridotta e sono molto eterogenei. Diventa, quindi, difficile stabilire un denominatore comune. A seconda delle problematiche, la risposta del sistema visivo ad uno stimolo differisce. Lo studio perciò non solo soddisfa le aspettative di compatibilità dei test ma anche evidenzia le potenzialità del test su schermo e dimostra ancora una volta che, qualunque sia il test utilizzato, se l’efficacia del sistema visivo binoculare è in qualche modo compromessa, la performance a livello stereoscopico diminuisce.
2016-11
60
Stereopsi; Stereoacuità; Randot® Stereotest; Monitor 3D a barriera (RealVision-Kiwie)
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/28081