La maggior parte degli studi che riguardano l’aDNA sono stati condotti su resti archeologici animali, perché l’estrazione di DNA da questi campioni ha tendenzialmente una resa più alta. Questo studio sottolinea invece l’importanza di estendere gli studi all’aDNA vegetale, per sfruttarne il ricchissimo potenziale. Essi possono infatti fornire importanti evidenze nell’ambito della comprensione dei processi di domesticazione delle piante, delle strategie di sussistenza umana e dell’interazione umana con l’ambiente. L’obiettivo del lavoro è quello di valutare in che modo è possibile massimizzare l’efficienza dell’estrazione di DNA da resti archeobotanici non carbonizzati, al fine di ottenere dei campioni quanto più possibili adatti ai metodi di sequenziamento di nuova generazione. Vengono inoltre testate cinque DNA polimerasi per determinare la loro abilità nel superare le inibizioni dei contaminanti spesso presenti in estratti di aDNA vegetale. Ciò al fine di valutare le loro proprietà nelle reazioni di PCR, la loro compatibilità con l’aDNA altamente danneggiato e la loro fedeltà nella replicazione. Lo studio intende incoraggiare i ricercatori all’adozione delle tecniche più efficienti, per assicurare che i preziosi resti archeobotanici siano utilizzati in nella maniera ottimale.

Ottimizzazione dei protocolli di estrazione ed amplificazione del DNA ottenuto da resti archeobotanici non carbonizzati

Licciardello, Giorgio
2017/2018

Abstract

La maggior parte degli studi che riguardano l’aDNA sono stati condotti su resti archeologici animali, perché l’estrazione di DNA da questi campioni ha tendenzialmente una resa più alta. Questo studio sottolinea invece l’importanza di estendere gli studi all’aDNA vegetale, per sfruttarne il ricchissimo potenziale. Essi possono infatti fornire importanti evidenze nell’ambito della comprensione dei processi di domesticazione delle piante, delle strategie di sussistenza umana e dell’interazione umana con l’ambiente. L’obiettivo del lavoro è quello di valutare in che modo è possibile massimizzare l’efficienza dell’estrazione di DNA da resti archeobotanici non carbonizzati, al fine di ottenere dei campioni quanto più possibili adatti ai metodi di sequenziamento di nuova generazione. Vengono inoltre testate cinque DNA polimerasi per determinare la loro abilità nel superare le inibizioni dei contaminanti spesso presenti in estratti di aDNA vegetale. Ciò al fine di valutare le loro proprietà nelle reazioni di PCR, la loro compatibilità con l’aDNA altamente danneggiato e la loro fedeltà nella replicazione. Lo studio intende incoraggiare i ricercatori all’adozione delle tecniche più efficienti, per assicurare che i preziosi resti archeobotanici siano utilizzati in nella maniera ottimale.
2017
14
Archeobotanica, DNA antico, qPCR, Estrazione, Amplificazione
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/28173