Prefazione. L’emianopsia omonima è caratterizzata dalla perdita di metà del campo visivo ed è causata da un danno retrochiasmatico alle vie visive centrali. Può presentarsi come una conseguenza di patologie quali ictus, ischemia, aneurisma della carotide, tumore dell’ipofisi, infezioni ed interventi chirurgici. I pazienti che presentano cecità corticale trovano difficoltà nello svolgimento di molte attività della vita quotidiana, come guidare, leggere, eseguire movimenti e orientarsi in nuovi ambienti. Ciò non solo rende difficile partecipare in modo attivo alla riabilitazione ma, origina anche un profondo stato di depressione correlato alla malattia. Sino a pochi anni fa si pensava che tali difetti del campo visivo fossero irreversibili, pertanto la riabilitazione si è per lungo tempo concentrata su trattamenti compensativi e dispositivi ottici di ausilio. Studi recenti hanno invece dimostrato l’efficacia dei trattamenti restitutivi basati sul training, che utilizzano stimoli specifici per l’attivazione dell’area visiva primaria (V1). Tali riabilitazioni sfruttano la potenzialità dell’apprendimento percettivo (AP) di ottimizzare il sistema sulla base della plasticità corticale residua nell’adulto. Per ottenere un miglior risultato, tale plasticità può essere incrementata grazie all’uso di tecniche neuromodulatorie come la stimolazione elettrica transcranica non-invasiva (tES). Scopo dello studio. Dimostrare la validità di un nuovo protocollo riabilitativo training + tES, definito Neuro-Restoration-Training (NRT) sviluppato dal Laboratorio Neurovisus dell’Università di Padova. Il risultato atteso è il recupero della sensibilità nella zona di transizione tra campo visivo vedente e lo scotoma oltre che una riduzione dello scotoma assoluto. Metodo. Lo studio ha coinvolto 5 pazienti in fase post-acuta (minimo 6 mesi dall’evento lesivo). I soggetti sono stati sottoposti ad un training psicofisico basato sulla detenzione di elementi a basso contrasto combinato con una tecnica tES a corrente anodica continua. Gli stimoli presentati sul bordo dello scotoma ed all’interno del campo visivo cieco erano dei reticoli cosinusoidali modulati da inviluppi gaussiani, nella condizione statica, di movimento (6°/sec) e oscillante (20Hz). Il protocollo si basava quindi sulla combinazione del training psicofisico, per allenare le regioni della corteccia occipitale con visione residua, e della stimolazione elettrica, sfruttando e incrementando il processo naturale della plasticità sinaptica. Per verificare l’efficacia del trattamento, i partecipanti sono stati sottoposti a una batteria di test preliminari con lo scopo di valutare le abilità visive residue comprendente anche la misurazione dei potenziali evocati visivi (PEV). La stessa batteria di test è stata poi sottoposta al termine del trattamento per poter confrontare i risultati ottenuti. Risultati. Tutti i soggetti hanno migliorato la performance nel compito di allenamento, incrementando la sensibilità al contrasto nella zona di transizione. Il confronto della perimetria Rarebit nelle regioni di campo visivo allenato ha inoltre evidenziato un recupero del campo visivo di circa 5° in media. Tale miglioramento correla con un aumento nell’ampiezza dei potenziali evocati. Conclusione. Questi risultati confermano l’efficacia del protocollo NRT + tES come tecnica restitutiva. Il trattamento ha permesso di ripristinare parzialmente la funzionalità delle aree visive danneggiate come evidenziato dai dati ottenuti dal Rarebit e PEV, promuovendo la riduzione dello scotoma.

Training riabilitativo in pazienti con emianopsia mediante l’utilizzo combinato di allenamento percettivo e stimolazione elettrica

Chinaglia, Anna
2019/2020

Abstract

Prefazione. L’emianopsia omonima è caratterizzata dalla perdita di metà del campo visivo ed è causata da un danno retrochiasmatico alle vie visive centrali. Può presentarsi come una conseguenza di patologie quali ictus, ischemia, aneurisma della carotide, tumore dell’ipofisi, infezioni ed interventi chirurgici. I pazienti che presentano cecità corticale trovano difficoltà nello svolgimento di molte attività della vita quotidiana, come guidare, leggere, eseguire movimenti e orientarsi in nuovi ambienti. Ciò non solo rende difficile partecipare in modo attivo alla riabilitazione ma, origina anche un profondo stato di depressione correlato alla malattia. Sino a pochi anni fa si pensava che tali difetti del campo visivo fossero irreversibili, pertanto la riabilitazione si è per lungo tempo concentrata su trattamenti compensativi e dispositivi ottici di ausilio. Studi recenti hanno invece dimostrato l’efficacia dei trattamenti restitutivi basati sul training, che utilizzano stimoli specifici per l’attivazione dell’area visiva primaria (V1). Tali riabilitazioni sfruttano la potenzialità dell’apprendimento percettivo (AP) di ottimizzare il sistema sulla base della plasticità corticale residua nell’adulto. Per ottenere un miglior risultato, tale plasticità può essere incrementata grazie all’uso di tecniche neuromodulatorie come la stimolazione elettrica transcranica non-invasiva (tES). Scopo dello studio. Dimostrare la validità di un nuovo protocollo riabilitativo training + tES, definito Neuro-Restoration-Training (NRT) sviluppato dal Laboratorio Neurovisus dell’Università di Padova. Il risultato atteso è il recupero della sensibilità nella zona di transizione tra campo visivo vedente e lo scotoma oltre che una riduzione dello scotoma assoluto. Metodo. Lo studio ha coinvolto 5 pazienti in fase post-acuta (minimo 6 mesi dall’evento lesivo). I soggetti sono stati sottoposti ad un training psicofisico basato sulla detenzione di elementi a basso contrasto combinato con una tecnica tES a corrente anodica continua. Gli stimoli presentati sul bordo dello scotoma ed all’interno del campo visivo cieco erano dei reticoli cosinusoidali modulati da inviluppi gaussiani, nella condizione statica, di movimento (6°/sec) e oscillante (20Hz). Il protocollo si basava quindi sulla combinazione del training psicofisico, per allenare le regioni della corteccia occipitale con visione residua, e della stimolazione elettrica, sfruttando e incrementando il processo naturale della plasticità sinaptica. Per verificare l’efficacia del trattamento, i partecipanti sono stati sottoposti a una batteria di test preliminari con lo scopo di valutare le abilità visive residue comprendente anche la misurazione dei potenziali evocati visivi (PEV). La stessa batteria di test è stata poi sottoposta al termine del trattamento per poter confrontare i risultati ottenuti. Risultati. Tutti i soggetti hanno migliorato la performance nel compito di allenamento, incrementando la sensibilità al contrasto nella zona di transizione. Il confronto della perimetria Rarebit nelle regioni di campo visivo allenato ha inoltre evidenziato un recupero del campo visivo di circa 5° in media. Tale miglioramento correla con un aumento nell’ampiezza dei potenziali evocati. Conclusione. Questi risultati confermano l’efficacia del protocollo NRT + tES come tecnica restitutiva. Il trattamento ha permesso di ripristinare parzialmente la funzionalità delle aree visive danneggiate come evidenziato dai dati ottenuti dal Rarebit e PEV, promuovendo la riduzione dello scotoma.
2019-06
emianopsia, Neuro Restoration Training, campo visivo, Potenziali Evocati Visivi.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/28374