La tesi ha ad oggetto la questione relativa alla presunzione di vessatorietà delle clausole compromissorie inserite nei contratti conclusi tra consumatori e professionisti. L’orientamento prevalente, sia in dottrina che in giurisprudenza, ritiene che la clausola arbitrale, in forza di una interpretazione estensiva, rientri tra quelle ritenute presuntivamente abusive dal Codice del consumo, ex art. 33, co. 2. Tale orientamento, di fatto, esclude la possibilità di utilizzare l’arbitrato come valido strumento per la soluzione delle controversie consumeristiche, poiché, in assenza di prova contraria, la clausola compromissoria sarebbe sanzionata con la nullità di protezione. Questo dato, oltre ad apparire del tutto anacronistico (in ragione dell’attuale considerazione di cui gode l’arbitrato rituale nella giurisprudenza costituzionale e di legittimità) si scontra, da un lato, con l’esigenza di tutela del consumatore, la quale non è detto che venga efficacemente e compiutamente soddisfatta dalla possibilità di rivolgersi esclusivamente all’autorità giudiziaria; dall’altro, con la tendenza all’incentivazione degli strumenti alternativi di risoluzione delle controversie che caratterizza l’intervento delle istituzioni comunitarie in materia. Dopo un’iniziale inquadramento dell’istituto arbitrale, anche all’interno del mondo ADR, si affronta la disciplina delle clausole vessatorie, contenuta nel Codice civile e nel Codice del consumo, per individuarne la ratio e capire le modalità attraverso le quali il legislatore ha inteso soddisfare le esigenze di protezione del contraente debole. Nell’ultima parte dell’elaborato, dopo alcune osservazioni critiche all’interpretazione predominante, si propone un’interpretazione ritenuta più in linea con il dato letterale attualmente vigente nel nostro ordinamento e più aderente alla voluntas del legislatore comunitario; interpretazione che porta ad escludere la ricomprensione della clausola compromissoria nell’elenco contenuto nell’art. 33, co. 2, cod. cons. e, conseguentemente, alla necessità che il giudizio di vessatorietà su dette clausole sia svolto secondo quanto previsto dall’art. 33, co. 1, cod. cons.

La questione relativa alla presunta vessatorietà della clausola compromissoria nei contratti col consumatore

SEMBIANTE, MAURIZIO
2021/2022

Abstract

La tesi ha ad oggetto la questione relativa alla presunzione di vessatorietà delle clausole compromissorie inserite nei contratti conclusi tra consumatori e professionisti. L’orientamento prevalente, sia in dottrina che in giurisprudenza, ritiene che la clausola arbitrale, in forza di una interpretazione estensiva, rientri tra quelle ritenute presuntivamente abusive dal Codice del consumo, ex art. 33, co. 2. Tale orientamento, di fatto, esclude la possibilità di utilizzare l’arbitrato come valido strumento per la soluzione delle controversie consumeristiche, poiché, in assenza di prova contraria, la clausola compromissoria sarebbe sanzionata con la nullità di protezione. Questo dato, oltre ad apparire del tutto anacronistico (in ragione dell’attuale considerazione di cui gode l’arbitrato rituale nella giurisprudenza costituzionale e di legittimità) si scontra, da un lato, con l’esigenza di tutela del consumatore, la quale non è detto che venga efficacemente e compiutamente soddisfatta dalla possibilità di rivolgersi esclusivamente all’autorità giudiziaria; dall’altro, con la tendenza all’incentivazione degli strumenti alternativi di risoluzione delle controversie che caratterizza l’intervento delle istituzioni comunitarie in materia. Dopo un’iniziale inquadramento dell’istituto arbitrale, anche all’interno del mondo ADR, si affronta la disciplina delle clausole vessatorie, contenuta nel Codice civile e nel Codice del consumo, per individuarne la ratio e capire le modalità attraverso le quali il legislatore ha inteso soddisfare le esigenze di protezione del contraente debole. Nell’ultima parte dell’elaborato, dopo alcune osservazioni critiche all’interpretazione predominante, si propone un’interpretazione ritenuta più in linea con il dato letterale attualmente vigente nel nostro ordinamento e più aderente alla voluntas del legislatore comunitario; interpretazione che porta ad escludere la ricomprensione della clausola compromissoria nell’elenco contenuto nell’art. 33, co. 2, cod. cons. e, conseguentemente, alla necessità che il giudizio di vessatorietà su dette clausole sia svolto secondo quanto previsto dall’art. 33, co. 1, cod. cons.
2021
The issue about the alleged unfair nature of the arbitration clause in consumer contracts
clausola vessatoria
arbitrato rituale
presunta abusività
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