Difficoltà metodologiche nell'indagine del bullismo in studenti con disturbi dello spettro autistico: il ruolo della teoria della mente

L’elaborato in questione ha lo scopo di mettere in luce problematiche legate all’indagine del bullismo in studenti affetti da disturbi dello spettro autistico (ASD). Nello specifico si soffermerà sui deficit di Teoria della Mente (ToM) che accomunano molti dei soggetti lungo lo spettro. Difficoltà in quest’area rendono inaffidabile l’utilizzo di strumenti self-report, i più comunemente indicati per indagare il bullismo subito e perpetrato, ragion per cui in questi casi vengono tendenzialmente sostituiti da strumenti parent- o teacher-report. Ciò nonostante, queste alternative risultano altrettanto carenti circa la qualità delle informazioni fornite (Blood et al., 2013; Nowell et al., 2014). I deficit nel campo della ToM possono spiegare diversi dei sintomi caratteristici dell’autismo e risultano ostacolanti per tutti i metodi di raccolta dati sopraelencati per l’indagine del bullismo: possono creare problemi circa la consapevolezza della propria condizione di vittima (Johnson, Filliter e Murphy, 2009), circa l’identificazione degli intenti malevoli altrui (Roekel, Scholte, Didden, 2010), nonché difficoltà nella comprensione dei questionari stessi (Fisher & Taylor, 2016). Infine, possono causare la possibile errata assunzione da parte della fonte circa l’intenzionalità del soggetto autistico indagato di ferire la “vittima” (Blood et al., 2013; Nowell et al., 2014, Hwang et al., 2018), comportando l’etichettamento come “bullismo” di un episodio che ne è sostanzialmente privo. Si concluderà, dunque, che ai fini di una ricerca in ambito di salute mentale o educazione professionale, l’utilizzo combinato di strumenti self-report e parent- o teacher-report è una necessità e non un mero supplemento. Verranno anche proposte alternative per ovviare ai problemi presentati.