La mentalizzazione è la funzione mentale che permette di rappresentarsi la mente dell’altro, di interpretare conseguentemente il comportamento altrui e di potervi rispondere in maniera adeguata (Fonagy & Target, 2001). Tale capacità permette la comprensione dei propri stati mentali, oltre che l’inferenza e la previsione di quelli altrui. La mentalizzazione è alla base di numerose altre capacità e funzioni mentali, quali la funzione riflessiva, l’automonitoraggio, l’empatia, l’autoregolazione la percezione di un sé coerente. Lo sviluppo della funzione riflessiva è una tappa di sviluppo del bambino, che inizia con l’abbandono del pensiero teleologico e dell’equivalenza psichica, grazie al rispecchiamento adeguato del genitore (Fonagy & Target, 2001). Il disturbo borderline di personalità si caratterizza per deficit nella mentalizzazione (Penner et al., 2020; Tay et al., 2017), identità diffusa, uso massiccio di scissione ed identificazione proiettiva, problemi di autoregolazione, comportamenti impulsivi pericolosi, autolesivi o suicidari ricorrenti (Interdisciplinary Council on Developmental and Learning Disorder, 2020). I sintomi del disturbo possono essere interpretati in base alla disarmonia nelle modalità di mentalizzazione di questi pazienti (sbilanciamento verso l’altro e verso la dimensione affettiva, uso di indicatori esterni e modalità automatica; Colli & Gagliardini, 2016). Vi sono numerose prove dell’efficacia del MBT (Mentalization based treatment; Bateman & Fonagy, 1999) per il disturbo borderline di personalità. Il trattamento ha effetti positivi sia per il funzionamento globale (Jørgensen et al., 2014) che per la riduzione dei sintomi psichiatrici (Bales et al., 2012). Il trattamento MBT comporta, inoltre, un miglioramento significativo della mentalizzazione dei pazienti (Kalleklev & Karterud, 2018). Il presente elaborato analizza l’efficacia del trattamento basato sulla mentalizzazione in un campione di pazienti borderline, attenzionando (per un tempo totale di 24 mesi) l’andamento della gravità dei sintomi, gli sbilanciamenti nella mentalizzazione e le modalità prementalizzanti. In particolare, si ipotizza: a) una riduzione significativa dei sintomi al termine del trattamento; b) il raggiungimento di un maggiore equilibrio delle quattro dimensioni della mentalizzazione; c) la riduzione nell’uso di modalità prementalizzanti. Prima di procedere all’analisi dei dati, il presente elaborato tratta e approfondisce la struttura borderline di personalità, il disturbo borderline di personalità e i deficit nella mentalizzazione dei pazienti borderline. L’analisi ha evidenziato un miglioramento del campione preso in esame per quel che riguarda la gravità dei sintomi, gli sbilanciamenti nella mentalizzazione e l’uso della pseudo-mentalizzazione intrusiva, confermando le ipotesi della ricerca.
Deficit nella mentalizzazione dei pazienti borderline: Analisi dell'efficacia del MBT
ODETTI, MIRTILLA
2021/2022
Abstract
La mentalizzazione è la funzione mentale che permette di rappresentarsi la mente dell’altro, di interpretare conseguentemente il comportamento altrui e di potervi rispondere in maniera adeguata (Fonagy & Target, 2001). Tale capacità permette la comprensione dei propri stati mentali, oltre che l’inferenza e la previsione di quelli altrui. La mentalizzazione è alla base di numerose altre capacità e funzioni mentali, quali la funzione riflessiva, l’automonitoraggio, l’empatia, l’autoregolazione la percezione di un sé coerente. Lo sviluppo della funzione riflessiva è una tappa di sviluppo del bambino, che inizia con l’abbandono del pensiero teleologico e dell’equivalenza psichica, grazie al rispecchiamento adeguato del genitore (Fonagy & Target, 2001). Il disturbo borderline di personalità si caratterizza per deficit nella mentalizzazione (Penner et al., 2020; Tay et al., 2017), identità diffusa, uso massiccio di scissione ed identificazione proiettiva, problemi di autoregolazione, comportamenti impulsivi pericolosi, autolesivi o suicidari ricorrenti (Interdisciplinary Council on Developmental and Learning Disorder, 2020). I sintomi del disturbo possono essere interpretati in base alla disarmonia nelle modalità di mentalizzazione di questi pazienti (sbilanciamento verso l’altro e verso la dimensione affettiva, uso di indicatori esterni e modalità automatica; Colli & Gagliardini, 2016). Vi sono numerose prove dell’efficacia del MBT (Mentalization based treatment; Bateman & Fonagy, 1999) per il disturbo borderline di personalità. Il trattamento ha effetti positivi sia per il funzionamento globale (Jørgensen et al., 2014) che per la riduzione dei sintomi psichiatrici (Bales et al., 2012). Il trattamento MBT comporta, inoltre, un miglioramento significativo della mentalizzazione dei pazienti (Kalleklev & Karterud, 2018). Il presente elaborato analizza l’efficacia del trattamento basato sulla mentalizzazione in un campione di pazienti borderline, attenzionando (per un tempo totale di 24 mesi) l’andamento della gravità dei sintomi, gli sbilanciamenti nella mentalizzazione e le modalità prementalizzanti. In particolare, si ipotizza: a) una riduzione significativa dei sintomi al termine del trattamento; b) il raggiungimento di un maggiore equilibrio delle quattro dimensioni della mentalizzazione; c) la riduzione nell’uso di modalità prementalizzanti. Prima di procedere all’analisi dei dati, il presente elaborato tratta e approfondisce la struttura borderline di personalità, il disturbo borderline di personalità e i deficit nella mentalizzazione dei pazienti borderline. L’analisi ha evidenziato un miglioramento del campione preso in esame per quel che riguarda la gravità dei sintomi, gli sbilanciamenti nella mentalizzazione e l’uso della pseudo-mentalizzazione intrusiva, confermando le ipotesi della ricerca.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/30481