In questo elaborato si affronta il problema della prova illecita nel processo civile. La tematica, non nuova nel panorama dottrinale e giuridico acquista oggi sempre maggiore consistenza ed impellenza. Il punto di partenza del problema in discorso è rinvenibile nell’assenza di una norma procedurale che si occupi di considerare ammissibili oppure, al contrario, inammissibili le prove illecite. Sulla base di tale assunto il percorso logico del tema si articola, anzitutto, nel tentativo di dare una definizione al concetto stesso di prova illecita, il quale, almeno sino a questo momento, vede contrapposte due differenti correnti di pensiero: la prima, considera illecita quella prova che sia entrata in possesso della parte per mezzo della violazione di una norma tanto di diritto sostanziale quanto processuale; la seconda invece, che come si vedrà è la predominante, inquadra tale tipologica probatoria sulla scorta dell’esclusiva violazione di una norma di diritto sostanziale. Ciò posto, copiosa dottrina ha cercato di ricavare, vuoi dalle norme del codice di rito attualmente vigenti, vuoi da disposizioni costituzionali, vuoi ancora dai principi che circondano e compongono l’ordinamento processuale civile, argomentazioni tanto a favore quanto a sfavore dell’ammissibilità della prova illecita. Il problema, dunque, consiste nel capire quale delle differenti proposizioni dottrinali dovrebbe prevalere e, cioè, se nel nostro ordinamento le c.d. prove illecite dovrebbero essere considerate ammissibili ovvero sottoposte ad una regola di totale esclusione. Come si vedrà, peraltro, il problema non appartiene esclusivamente all’ordinamento italiano ma anzi è presente, in taluni casi in epoca anche antecedente alla nostra, in molti altri sistemi giuridici come, ad esempio, quello statunitense e quello spagnolo. Pertanto, una volta prospettate le differenti tesi ed indirizzi dottrinali si darà anche un approfondito e specifico sguardo alle soluzioni che la nostra giurisprudenza ha, di volta in volta, ritenuto di accogliere. L’importanza della tematica risulta, per certi versi, assolutamente autoevidente: non solo perché decidere in un senso piuttosto che nell’altro, porta a delle specifiche conseguenze sul piano della possibilità, per chiunque, di ottenere la tutela giurisdizionale garantita dall’ordinamento, ma anche perché, in un’epoca di irrefrenabile avanzamento tecnologico, sempre più spesso si assiste alla commistione dei mezzi di prova ritenuto “tradizionali” con quelli derivanti dalle nuove tecnologie e dai sistemi informatici, con la chiara difficoltà di valutare se e quando tali prove siano da considerarsi illecite. Così, partendo dall’ovvia constatazione dell’auspicabilità di un intervento legislativo volto a risolvere il problema, si cercherà di dare riscontro alla soluzione più ragionevole ed opportuna.

Il problema dell'ammissibilità delle prove illecite nel processo civile: dibattito dottrinale e casistica giurisprudenziale.

GAVA, DAVIDE
2021/2022

Abstract

In questo elaborato si affronta il problema della prova illecita nel processo civile. La tematica, non nuova nel panorama dottrinale e giuridico acquista oggi sempre maggiore consistenza ed impellenza. Il punto di partenza del problema in discorso è rinvenibile nell’assenza di una norma procedurale che si occupi di considerare ammissibili oppure, al contrario, inammissibili le prove illecite. Sulla base di tale assunto il percorso logico del tema si articola, anzitutto, nel tentativo di dare una definizione al concetto stesso di prova illecita, il quale, almeno sino a questo momento, vede contrapposte due differenti correnti di pensiero: la prima, considera illecita quella prova che sia entrata in possesso della parte per mezzo della violazione di una norma tanto di diritto sostanziale quanto processuale; la seconda invece, che come si vedrà è la predominante, inquadra tale tipologica probatoria sulla scorta dell’esclusiva violazione di una norma di diritto sostanziale. Ciò posto, copiosa dottrina ha cercato di ricavare, vuoi dalle norme del codice di rito attualmente vigenti, vuoi da disposizioni costituzionali, vuoi ancora dai principi che circondano e compongono l’ordinamento processuale civile, argomentazioni tanto a favore quanto a sfavore dell’ammissibilità della prova illecita. Il problema, dunque, consiste nel capire quale delle differenti proposizioni dottrinali dovrebbe prevalere e, cioè, se nel nostro ordinamento le c.d. prove illecite dovrebbero essere considerate ammissibili ovvero sottoposte ad una regola di totale esclusione. Come si vedrà, peraltro, il problema non appartiene esclusivamente all’ordinamento italiano ma anzi è presente, in taluni casi in epoca anche antecedente alla nostra, in molti altri sistemi giuridici come, ad esempio, quello statunitense e quello spagnolo. Pertanto, una volta prospettate le differenti tesi ed indirizzi dottrinali si darà anche un approfondito e specifico sguardo alle soluzioni che la nostra giurisprudenza ha, di volta in volta, ritenuto di accogliere. L’importanza della tematica risulta, per certi versi, assolutamente autoevidente: non solo perché decidere in un senso piuttosto che nell’altro, porta a delle specifiche conseguenze sul piano della possibilità, per chiunque, di ottenere la tutela giurisdizionale garantita dall’ordinamento, ma anche perché, in un’epoca di irrefrenabile avanzamento tecnologico, sempre più spesso si assiste alla commistione dei mezzi di prova ritenuto “tradizionali” con quelli derivanti dalle nuove tecnologie e dai sistemi informatici, con la chiara difficoltà di valutare se e quando tali prove siano da considerarsi illecite. Così, partendo dall’ovvia constatazione dell’auspicabilità di un intervento legislativo volto a risolvere il problema, si cercherà di dare riscontro alla soluzione più ragionevole ed opportuna.
2021
The problem of the admissibility of unlawful evidence in civil proceedings: doctrinal debate and case law.
Prova civile
Ammissibilità
Illecita
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/30659