Introduzione. L’induzione del travaglio di parto è un intervento medico messo in atto al fine di interrompere l’evoluzione della gravidanza e ha come obbiettivo l’ottenimento di un travaglio attivo. Al giorno d’oggi più del 20% dei travagli è indotto. Tra le indicazioni al ricorso a tale metodica rientrano: la gravidanza post termine, la PROM, la pPROM, la MEF, i disordini ipertensivi, l’FGR/SGA, la colestasi gravidica, l’oligoamnios e polidramnios, il diabete, l’eccessiva crescita fetale e la gravidanza gemellare. I metodi di induzione sono molteplici; tra i metodi farmacologici rientrano le prostaglandine e l’ossitocina che in alcuni casi possono essere anche associate, tra i metodi chirurgici l’amniorexi e tra i metodi meccanici i cateteri transcervicali. Ogni metodo è correlato a effetti collaterali più o meno importanti tra i quali è necessario menzionare la tachisistolia. Prima, durante e dopo l’induzione del travaglio è necessario eseguire uno stretto monitoraggio del benessere materno e fetale mediante valutazione clinica e cardiotocografica. Il successo della metodica è correlato ai predittori tra cui l’indice di Bishop, l’età materna, la parità, il peso materno, l’altezza materna, le comorbidità, l’età gestazionale e il peso stimato del neonato. Esistono anche altri predittori tra cui l’ecografia transvaginale della cervice uterina, la fibronectina fetale e l’insulin like growth factor binding protein 1. Scopo dello studio. Lo studio mira a confrontare 5 sottopopolazioni, create sulla base dei metodi più frequentemente utilizzati, e verificarne la presenza di differenze statisticamente significative sia per quanto riguarda i dati materni che i dati neonatali. Come secondo obiettivo mira a analizzare i principali predittori di cui sono stati raccolti i dati: indice di Bishop, dilatazione cervicale, parità, età materna, peso del neonato alla nascita e settimane gestazionali e valutarne la correlazione all’outcome materno inteso come esito del parto e durata dell’intervallo tra l’inizio dell’induzione e l’espletamento del parto. Materiali e metodi. Lo studio si compone di 798 pazienti che hanno partorito presso la Sala Parto della Clinica Ostetrica di Padova nel biennio 2019-2020 dopo induzione del travaglio di parto. Per queste pazienti sono state valutate le principali caratteristiche tra cui età, parità, settimane gestazionali, indice di Bishop, metodo di induzione, esito del parto e durata dell’intervallo tra l’inizio dell’induzione e l’espletamento del parto. Oltre a ciò sono stati raccolti i dati dei relativi neonati e valutati il sesso, il peso alla nascita, il pH cordonale, l’eccesso di basi e l’indice di APGAR al 1, 5 e 10 minuto di vita. Risultati. Dall’analisi dei dati sulla popolazione generale sono emersi dati in linea con le principali evidenze della letteratura. Suddividendo la popolazione in 5 sottocategorie, in base al metodo di induzione, sono emerse differenze statisticamente significative per quanto riguarda la parità, l’indice di Bishop, la durata dell’intervallo tra inizio dell’induzione e l’espletamento del parto e l’esito del parto. Non sono emerse invece differenza in termini di età materna, settimane gestazionali, sesso, peso e pH del neonato. Analizzando i predittori si è dimostrata la capacità di indice di Bishop, dilatazione, parità e età gestazionale di correlare con l’outcome materno inteso come esito di parto e durata dell’intervallo tra inizio dell’induzione e espletamento del parto. Conclusioni. Lo studio suggerisce che i differenti metodi sono correlati a diverse caratteristiche materne e diversi outcomes. Tempistiche più brevi si hanno in caso di utilizzo di ossitocina, più lunghe in caso di prostaglandine, associazioni o metodi meccanici. I predatori di successo migliori sono l'indice di Bishop e soprattutto il suo parametro dilatazione e la parità.

L'induzione del travaglio di parto: correlazione tra predittori, metodi e oucomes materno-neonatali.

PIERANGELO, SILVIA
2021/2022

Abstract

Introduzione. L’induzione del travaglio di parto è un intervento medico messo in atto al fine di interrompere l’evoluzione della gravidanza e ha come obbiettivo l’ottenimento di un travaglio attivo. Al giorno d’oggi più del 20% dei travagli è indotto. Tra le indicazioni al ricorso a tale metodica rientrano: la gravidanza post termine, la PROM, la pPROM, la MEF, i disordini ipertensivi, l’FGR/SGA, la colestasi gravidica, l’oligoamnios e polidramnios, il diabete, l’eccessiva crescita fetale e la gravidanza gemellare. I metodi di induzione sono molteplici; tra i metodi farmacologici rientrano le prostaglandine e l’ossitocina che in alcuni casi possono essere anche associate, tra i metodi chirurgici l’amniorexi e tra i metodi meccanici i cateteri transcervicali. Ogni metodo è correlato a effetti collaterali più o meno importanti tra i quali è necessario menzionare la tachisistolia. Prima, durante e dopo l’induzione del travaglio è necessario eseguire uno stretto monitoraggio del benessere materno e fetale mediante valutazione clinica e cardiotocografica. Il successo della metodica è correlato ai predittori tra cui l’indice di Bishop, l’età materna, la parità, il peso materno, l’altezza materna, le comorbidità, l’età gestazionale e il peso stimato del neonato. Esistono anche altri predittori tra cui l’ecografia transvaginale della cervice uterina, la fibronectina fetale e l’insulin like growth factor binding protein 1. Scopo dello studio. Lo studio mira a confrontare 5 sottopopolazioni, create sulla base dei metodi più frequentemente utilizzati, e verificarne la presenza di differenze statisticamente significative sia per quanto riguarda i dati materni che i dati neonatali. Come secondo obiettivo mira a analizzare i principali predittori di cui sono stati raccolti i dati: indice di Bishop, dilatazione cervicale, parità, età materna, peso del neonato alla nascita e settimane gestazionali e valutarne la correlazione all’outcome materno inteso come esito del parto e durata dell’intervallo tra l’inizio dell’induzione e l’espletamento del parto. Materiali e metodi. Lo studio si compone di 798 pazienti che hanno partorito presso la Sala Parto della Clinica Ostetrica di Padova nel biennio 2019-2020 dopo induzione del travaglio di parto. Per queste pazienti sono state valutate le principali caratteristiche tra cui età, parità, settimane gestazionali, indice di Bishop, metodo di induzione, esito del parto e durata dell’intervallo tra l’inizio dell’induzione e l’espletamento del parto. Oltre a ciò sono stati raccolti i dati dei relativi neonati e valutati il sesso, il peso alla nascita, il pH cordonale, l’eccesso di basi e l’indice di APGAR al 1, 5 e 10 minuto di vita. Risultati. Dall’analisi dei dati sulla popolazione generale sono emersi dati in linea con le principali evidenze della letteratura. Suddividendo la popolazione in 5 sottocategorie, in base al metodo di induzione, sono emerse differenze statisticamente significative per quanto riguarda la parità, l’indice di Bishop, la durata dell’intervallo tra inizio dell’induzione e l’espletamento del parto e l’esito del parto. Non sono emerse invece differenza in termini di età materna, settimane gestazionali, sesso, peso e pH del neonato. Analizzando i predittori si è dimostrata la capacità di indice di Bishop, dilatazione, parità e età gestazionale di correlare con l’outcome materno inteso come esito di parto e durata dell’intervallo tra inizio dell’induzione e espletamento del parto. Conclusioni. Lo studio suggerisce che i differenti metodi sono correlati a diverse caratteristiche materne e diversi outcomes. Tempistiche più brevi si hanno in caso di utilizzo di ossitocina, più lunghe in caso di prostaglandine, associazioni o metodi meccanici. I predatori di successo migliori sono l'indice di Bishop e soprattutto il suo parametro dilatazione e la parità.
2021
Labor induction: correlation between predictors, methods and outcomes.
induzione
travaglio
Bishop
prostaglandine
ossitocina
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/30886