La maternità, tra Ottocento e Novecento, iniziò ad essere considerata un aspetto della vita della donna da tutelare e proteggere. La tutela giuridica della condizione delle madri di figli illegittimi, però, rimaneva ancora molto incerta. In un primo momento la segretezza dell’identità materna era garantita dal meccanismo della ruota degli esposti che consentiva alla madre di non essere vista in volto nel momento in cui lasciava il figlio alle cure del brefotrofio. Nella seconda metà del XIX secolo, poi, se, da una parte, il Codice civile del 1865 tutelava le indagini sulla maternità, consentendole ai soli figli, dall’altra una rete legislativa gerarchicamente inferiore si poneva in contrasto con la normativa vigente, ammettendo una ricerca della maternità dei figli di ignoti da parte di brefotrofi e ospizi per partorienti. Mentre nell’Ottocento, attraverso regolamenti e circolari, si arrivava ad ammettere la possibilità di svolgere indagini sulle generalità della madre, nel periodo fascista, sotto l’influenza di una specifica ideologia e con l’avvento dell’Opera Nazionale Maternità e Infanzia, questa ricerca si trasformava in una vera e propria spinta affinché la madre decidesse di riconoscere il figlio e crescerlo. Venivano forniti sussidi, premi di riconoscimento e aiuti di vario genere a quelle madri che avessero scelto di occuparsi del figlio e di educarlo. Sarà il codice del 1942, quasi ottant’anni dopo il codice Pisanelli, recependo completamente la politica fascista, a modificare la precedente normativa in materia di indagini sulla maternità e sulla paternità e a prevedere, al titolo XI rubricato “Dei minori affidati alla pubblica o alla privata assistenza e dell’affiliazione”, un nuovo istituto, quello dell’affiliazione.
Madri irregolari tra Otto e Novecento: evoluzione delle tutele e ricerca della maternità nel sistema giuridico italiano
MACCARI, MARTINA
2021/2022
Abstract
La maternità, tra Ottocento e Novecento, iniziò ad essere considerata un aspetto della vita della donna da tutelare e proteggere. La tutela giuridica della condizione delle madri di figli illegittimi, però, rimaneva ancora molto incerta. In un primo momento la segretezza dell’identità materna era garantita dal meccanismo della ruota degli esposti che consentiva alla madre di non essere vista in volto nel momento in cui lasciava il figlio alle cure del brefotrofio. Nella seconda metà del XIX secolo, poi, se, da una parte, il Codice civile del 1865 tutelava le indagini sulla maternità, consentendole ai soli figli, dall’altra una rete legislativa gerarchicamente inferiore si poneva in contrasto con la normativa vigente, ammettendo una ricerca della maternità dei figli di ignoti da parte di brefotrofi e ospizi per partorienti. Mentre nell’Ottocento, attraverso regolamenti e circolari, si arrivava ad ammettere la possibilità di svolgere indagini sulle generalità della madre, nel periodo fascista, sotto l’influenza di una specifica ideologia e con l’avvento dell’Opera Nazionale Maternità e Infanzia, questa ricerca si trasformava in una vera e propria spinta affinché la madre decidesse di riconoscere il figlio e crescerlo. Venivano forniti sussidi, premi di riconoscimento e aiuti di vario genere a quelle madri che avessero scelto di occuparsi del figlio e di educarlo. Sarà il codice del 1942, quasi ottant’anni dopo il codice Pisanelli, recependo completamente la politica fascista, a modificare la precedente normativa in materia di indagini sulla maternità e sulla paternità e a prevedere, al titolo XI rubricato “Dei minori affidati alla pubblica o alla privata assistenza e dell’affiliazione”, un nuovo istituto, quello dell’affiliazione.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
Maccari_Martina.pdf
accesso riservato
Dimensione
1.35 MB
Formato
Adobe PDF
|
1.35 MB | Adobe PDF |
The text of this website © Università degli studi di Padova. Full Text are published under a non-exclusive license. Metadata are under a CC0 License
https://hdl.handle.net/20.500.12608/31604