Ogni anno vengono impiantati circa un milione di pacemaker in tutto il mondo, di cui 45000 in Italia, per far fronte ad aritmie cardiache. I pacemaker cardiaci artificiali sono piccoli dispositivi elettronici, composti da una batteria, un generatore di impulsi e uno o più elettrocateteri, che hanno il ruolo di percepire il ritmo cardiaco e trasmettere impulsi elettrici, se necessario, per stimolare il cuore e sopperire all’inefficienza del pacemaker naturale. Il primo pacemaker completamente impiantabile fu impiantato dai fisici svedesi Ake Senning e Rune Elmqvist, nel 1958, e durò soltanto qualche ora. Decine di anni di studi nell’ambito dei pacemaker hanno portato, ad oggi, ad ottenere dei dispositivi più piccoli, più leggeri e significativamente più duraturi (in quanto alimentati con batterie a litio-iodio capaci di far funzionare il pacemaker per circa dieci anni). Inoltre, i pacemaker moderni possiedono elettrocateteri composti da materiali più adatti per il loro scopo, un generatore di impulsi che presenta anche dei circuiti per rilevare l’attività intrinseca del cuore, dei software per il monitoraggio del pacemaker stesso e per comunicare a distanza e in maniera continuativa con l’ospedale e degli appositi sensori, che consentono al pacemaker di essere rate-responsive, ossia di stimolare il cuore a seconda della richiesta emodinamica.
Le funzionalità del pacemaker artificiale e le sue modalità di utilizzo basate sulle esigenze del paziente
FERRARI, LAURA
2021/2022
Abstract
Ogni anno vengono impiantati circa un milione di pacemaker in tutto il mondo, di cui 45000 in Italia, per far fronte ad aritmie cardiache. I pacemaker cardiaci artificiali sono piccoli dispositivi elettronici, composti da una batteria, un generatore di impulsi e uno o più elettrocateteri, che hanno il ruolo di percepire il ritmo cardiaco e trasmettere impulsi elettrici, se necessario, per stimolare il cuore e sopperire all’inefficienza del pacemaker naturale. Il primo pacemaker completamente impiantabile fu impiantato dai fisici svedesi Ake Senning e Rune Elmqvist, nel 1958, e durò soltanto qualche ora. Decine di anni di studi nell’ambito dei pacemaker hanno portato, ad oggi, ad ottenere dei dispositivi più piccoli, più leggeri e significativamente più duraturi (in quanto alimentati con batterie a litio-iodio capaci di far funzionare il pacemaker per circa dieci anni). Inoltre, i pacemaker moderni possiedono elettrocateteri composti da materiali più adatti per il loro scopo, un generatore di impulsi che presenta anche dei circuiti per rilevare l’attività intrinseca del cuore, dei software per il monitoraggio del pacemaker stesso e per comunicare a distanza e in maniera continuativa con l’ospedale e degli appositi sensori, che consentono al pacemaker di essere rate-responsive, ossia di stimolare il cuore a seconda della richiesta emodinamica.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/32541