This dissertation aims at analyzing the evolution of PRC's foreign policy towards Africa with reference to the period stretching from the Bandung Conference to Mao's death in 1976. In order to do so with respect to the timespan under consideration, we cannot exempt ourselves from providing the reader with a straightforward characterization of the broader international context within which the PRC had to operate. In this regard, it is necessary to pay heed to the overall framework of Peking's diplomatic strategy concerning Asia - Bandung, the rise of Afro-Asiatism and its aftermath - and the relations with the two main superpowers within the bounds of the Cold War's East-West confrontation. In fact, here it is worth mentioning the Sino-Soviet split as a prodrome of the ensuing Sino-American détente, Peking's admission to the UN and finally the open rivalry with Moscow in Africa. Furthermore, as far as Chinese african policy is concerned, it is desirable to divide its history in three different phases, each of which stands out for important features of Sino-African relations and is linked to the general international context the author was refering to above. Thus, there is a first phase (1955-59), featured by the Bandung conference and the emergence of Afro-Asiatism; a second phase (1959-66) with respect to which the Sino-Soviet split is pivotal; at last, the third stage (1968-76) harbinger of various changes at international level, such as the Cultural Revolution, the Chinese communist government's admission to the United Nations and the rapprochement with the US in the early '70s. To conclude, for each of these three phases - with the exception of the first one mainly focused on the Bandung experience - it was deemed appropriate to include a national case-study illustrative of China's diplomatic attitude towards Africa. For this purpose, the States of Congo (L), Angola and Tanzania are suitable for the current examination, since they occupy a key position within the periodization of PRC's foreign policy towards the African continent and, as such, they are worthy of comprehension.

Il presente lavoro si prefigge di analizzare l'evoluzione della politica estera della RPC verso l'Africa nel periodo, che si estende dalla Conferenza di Bandung fino alla morte di Mao. A tal fine, è necessario fornire, per l'arco di tempo in questione, una precisa caratterizzazione del più ampio contesto internazionale entro cui la Repubblica Popolare si trovò ad operare. Al riguardo, è indispensabile prendere in considerazione l'intero quadro della strategia diplomatica di Pechino, con riferimento alla sua postura in Asia - da Bandung alla nascita dell'afroasiatismo ed il suo epilogo - ed ai rapporti con le due superpotenze egemoni, nella cornice del confronto Est-Ovest tipico della Guerra Fredda. Infatti, vale qui la pena menzionare la scissione sino-sovietica, quale prodromo della successiva distensione sino-americana, l'ammissione di Pechino all'ONU e la rivalità con Mosca in Africa. Inoltre, per quanto attiene alla politica africana della Cina, si è ritenuto opportuno suddividere la sua storia in tre fasi distinte, ognuna delle quali spicca per aspetti importanti delle relazioni sino-africane ed è legata al generale contesto internazionale, cui si accennava sopra. Così, vi è una prima fase (1955-59), caratterizzata dalla conferenza di Bandung e dall'emergere dell'afroasiatismo; una seconda fase (1959-66), rispetto a cui è nodale la scissione sino-sovietica; infine, la terza (1968-76) foriera di numerosi cambiamenti sul piano internazionale, quali la Rivoluzione Culturale, l'ammissione del governo comunista cinese alle Nazioni Unite ed il riavvicinamento con gli USA, nei primi anni '70. Infine, per ognuno di questi stadi - con l'eccezione del primo, incentrato sull'esperienza di Bandung e sull'afroasiatismo - si è deciso di inserire un caso di studio nazionale specifico, che è esemplificativo dell'orientamento diplomatico cinese verso l'Africa. A tal fine corrisponde la scelta degli Stati di Congo (L), Angola e Tanzania, giacché questi Paesi occupano una posizione chiave nella periodizzazione della politica estera cinese verso il continente africano e, in quanto tali, sono meritevoli d'analisi.

LA REPUBBLICA POPOLARE CINESE E L'AFRICA, DA BANDUNG ALLA MORTE DI MAO: CONGO, ANGOLA E TANZANIA

MARCHIONI, MATTEO
2021/2022

Abstract

This dissertation aims at analyzing the evolution of PRC's foreign policy towards Africa with reference to the period stretching from the Bandung Conference to Mao's death in 1976. In order to do so with respect to the timespan under consideration, we cannot exempt ourselves from providing the reader with a straightforward characterization of the broader international context within which the PRC had to operate. In this regard, it is necessary to pay heed to the overall framework of Peking's diplomatic strategy concerning Asia - Bandung, the rise of Afro-Asiatism and its aftermath - and the relations with the two main superpowers within the bounds of the Cold War's East-West confrontation. In fact, here it is worth mentioning the Sino-Soviet split as a prodrome of the ensuing Sino-American détente, Peking's admission to the UN and finally the open rivalry with Moscow in Africa. Furthermore, as far as Chinese african policy is concerned, it is desirable to divide its history in three different phases, each of which stands out for important features of Sino-African relations and is linked to the general international context the author was refering to above. Thus, there is a first phase (1955-59), featured by the Bandung conference and the emergence of Afro-Asiatism; a second phase (1959-66) with respect to which the Sino-Soviet split is pivotal; at last, the third stage (1968-76) harbinger of various changes at international level, such as the Cultural Revolution, the Chinese communist government's admission to the United Nations and the rapprochement with the US in the early '70s. To conclude, for each of these three phases - with the exception of the first one mainly focused on the Bandung experience - it was deemed appropriate to include a national case-study illustrative of China's diplomatic attitude towards Africa. For this purpose, the States of Congo (L), Angola and Tanzania are suitable for the current examination, since they occupy a key position within the periodization of PRC's foreign policy towards the African continent and, as such, they are worthy of comprehension.
2021
THE PEOPLE'S REPUBLIC OF CHINA AND AFRICA, FROM BANDUNG TO MAO'S DEATH: CONGO, ANGOLA AND TANZANIA
Il presente lavoro si prefigge di analizzare l'evoluzione della politica estera della RPC verso l'Africa nel periodo, che si estende dalla Conferenza di Bandung fino alla morte di Mao. A tal fine, è necessario fornire, per l'arco di tempo in questione, una precisa caratterizzazione del più ampio contesto internazionale entro cui la Repubblica Popolare si trovò ad operare. Al riguardo, è indispensabile prendere in considerazione l'intero quadro della strategia diplomatica di Pechino, con riferimento alla sua postura in Asia - da Bandung alla nascita dell'afroasiatismo ed il suo epilogo - ed ai rapporti con le due superpotenze egemoni, nella cornice del confronto Est-Ovest tipico della Guerra Fredda. Infatti, vale qui la pena menzionare la scissione sino-sovietica, quale prodromo della successiva distensione sino-americana, l'ammissione di Pechino all'ONU e la rivalità con Mosca in Africa. Inoltre, per quanto attiene alla politica africana della Cina, si è ritenuto opportuno suddividere la sua storia in tre fasi distinte, ognuna delle quali spicca per aspetti importanti delle relazioni sino-africane ed è legata al generale contesto internazionale, cui si accennava sopra. Così, vi è una prima fase (1955-59), caratterizzata dalla conferenza di Bandung e dall'emergere dell'afroasiatismo; una seconda fase (1959-66), rispetto a cui è nodale la scissione sino-sovietica; infine, la terza (1968-76) foriera di numerosi cambiamenti sul piano internazionale, quali la Rivoluzione Culturale, l'ammissione del governo comunista cinese alle Nazioni Unite ed il riavvicinamento con gli USA, nei primi anni '70. Infine, per ognuno di questi stadi - con l'eccezione del primo, incentrato sull'esperienza di Bandung e sull'afroasiatismo - si è deciso di inserire un caso di studio nazionale specifico, che è esemplificativo dell'orientamento diplomatico cinese verso l'Africa. A tal fine corrisponde la scelta degli Stati di Congo (L), Angola e Tanzania, giacché questi Paesi occupano una posizione chiave nella periodizzazione della politica estera cinese verso il continente africano e, in quanto tali, sono meritevoli d'analisi.
CINA
AFRICA
POLITICA ESTERA
BANDUNG
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/33009