La stragrande maggioranza dei pannelli fotovoltaici nel mercato globale sono a base di silicio cristallino. Per uso residenziale i tipi di pannelli più utilizzati sono a silicio monocristallino e policristallino. • Silicio monocristallino: le celle sono solitamente di colore scuro omogeneo, hanno un’ efficienza migliore (dal 19 al 23%) rispetto alle celle di silicio policristallino e di conseguenza permettono di costruire impianti più piccoli il che le rende ottime per l’ uso residenziale. Hanno una durata di circa 25 anni e sono più performanti a temperature minori, l’efficienza diminuisce a temperature più elevate. Per produrre il silicio monocristallino si utilizzano prevalentemente due metodi: 1) Metodo Czocharalski: si usa nell’ 85% dei casi, perché il da un prodotto più resistente (si usa anche in applicazioni extratterestri visto che è in grado di resistere molto bene alla radiazione cosmica) 2) Metodo float-zone: si usa solo nel 15% dei casi e serve per produrre silicio che verrà utilizzato in dispositivi ad alta efficienza • Silicio policristallino: è prodotto tramite fusione e versamento in stampi, a forma di foglio o di lingotto, del silicio solare (ingot/sheet crystalization); questo metodo essendo più economico rispetto al metodo Czocharalski e il metodo float zone rende i pannelli in silicio policristallino più economici ma meno efficienti (efficienza del 15% circa) rispetto ai pannelli in silicio monocristallino. D’ altro canto questo tipo di pannelli tollera meglio le alte temperature. Sono più sensibili alla degradazione (durata di vita di circa 20 anni) e sono meno apprezzati dal punto di vista estetico in quanto i pannelli si presentano con una colorazione blu a chiazze. • Silicio amorfo: in alcuni casi si utilizza anche silicio amorfo, ma solo per impianti fotovoltaici a bassa efficienza (che si aggira intorno al 5% ma in alcuni casi può arrivare anche all’ 8%)

ENERGIA DAL SOLE CON METODI NON TRADIZIONALI

CODOLO, ANDREA
2021/2022

Abstract

La stragrande maggioranza dei pannelli fotovoltaici nel mercato globale sono a base di silicio cristallino. Per uso residenziale i tipi di pannelli più utilizzati sono a silicio monocristallino e policristallino. • Silicio monocristallino: le celle sono solitamente di colore scuro omogeneo, hanno un’ efficienza migliore (dal 19 al 23%) rispetto alle celle di silicio policristallino e di conseguenza permettono di costruire impianti più piccoli il che le rende ottime per l’ uso residenziale. Hanno una durata di circa 25 anni e sono più performanti a temperature minori, l’efficienza diminuisce a temperature più elevate. Per produrre il silicio monocristallino si utilizzano prevalentemente due metodi: 1) Metodo Czocharalski: si usa nell’ 85% dei casi, perché il da un prodotto più resistente (si usa anche in applicazioni extratterestri visto che è in grado di resistere molto bene alla radiazione cosmica) 2) Metodo float-zone: si usa solo nel 15% dei casi e serve per produrre silicio che verrà utilizzato in dispositivi ad alta efficienza • Silicio policristallino: è prodotto tramite fusione e versamento in stampi, a forma di foglio o di lingotto, del silicio solare (ingot/sheet crystalization); questo metodo essendo più economico rispetto al metodo Czocharalski e il metodo float zone rende i pannelli in silicio policristallino più economici ma meno efficienti (efficienza del 15% circa) rispetto ai pannelli in silicio monocristallino. D’ altro canto questo tipo di pannelli tollera meglio le alte temperature. Sono più sensibili alla degradazione (durata di vita di circa 20 anni) e sono meno apprezzati dal punto di vista estetico in quanto i pannelli si presentano con una colorazione blu a chiazze. • Silicio amorfo: in alcuni casi si utilizza anche silicio amorfo, ma solo per impianti fotovoltaici a bassa efficienza (che si aggira intorno al 5% ma in alcuni casi può arrivare anche all’ 8%)
2021
ENERGY FROM SUN: A NOT TRADITIONAL APPROACH
FOTOVOLTAICO
SILICIO
SOLE
COMUNITA' ENERGETICA
ENERGIA
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/33034