Taking into consideration the scathing Euripidean voice, through the exegetic translation of specific verses of the tragedy Helen, the present study wants to investigate the different philosophical perspectives of the idea of αἰθὴρ, totally released from the traditional Homeric conception that paints it as a simple area of space between the human earth and the divine world. An ether full of deep suggestions emerges from the analysis, associable to peculiar shapes of the Euripidean divine κόσμος which allow a process of etheric deification: from costitutive element for the creation of human εἴδωλα, the αἰθὴρ becomes responsible of their vivification, from lifeless instrument employed by the gods, it becomes a god itself. Therefore, conceived as an immortal divine being, in an anthropologic view, the ether seems imaginable consubstantial with the human mind, where it’s considered the possibility for the immortal fragment intrinsic to humans to reach, after death, the divine ether. From this assumption, it’s examined the Euripidean effort to demonstrate, under an orphic inspiration, the immortality and the possible divine essence of the human beings’ intellect. In the end this study has the purpose to reveal the emergence of a human θεὸς νοῦς, a personal inner and innate principle whose definition is entrusted by Euripides to the teaching of prophetess Theonoe, pregnant with a new profound spirituality.

Esaminando la risemantizzante voce euripidea, l’analisi si propone, a partire da uno studio sull’Elena e da una traduzione esegetica di passi scelti, di sviscerare l’idea di un αἰθὴρ poliprospettico, svincolato dalla consolidata concezione omerica che lo effigia quale semplice intervallo spaziale tra terra e aria, tra umano e divino. Emerge un etere colorato di molteplici suggestioni, associabile a peculiari forme del κόσμος celeste euripideo che ne delineano emblematiche caratteristiche finalizzate ad un processo di divinizzazione eterica: da elemento costitutivo degli εἴδωλα umani, a demiurgo responsabile della loro vivificazione, da passivo strumento in mano divina, a entità divina esso stesso. Ascendendo a realtà divina immortale, l’αἰθὴρ appare concepibile, entro una prospettiva antropologica, come compartecipe consustanziale del νοῦς umano, ove si ponga che il frammento imperituro presente nell’uomo si elevi al cielo fondendosi, in virtù dell’equivalente essenza, con l’etere divino. Colta un’ispirazione velatamente orfica, nonché di matrice fisiologica, si considera il tentativo euripideo di dimostrare che la parte intelligente dell’uomo, alla pari del νοῦς cosmico, sia divina e immortale. Lo studio ha dunque l'obiettivo di rivelare l’emersione di un θεὸς νοῦς umano, principio personale innato la cui definizione è affidata da Euripide alla dottrina della profetessa Teonoe, gravida d’un sacro foriero di nuova spiritualità.

Θεῖος αἰθήρ. Il divino in-spirato per una noetica euripidea

D'URSO, SOFIA
2021/2022

Abstract

Taking into consideration the scathing Euripidean voice, through the exegetic translation of specific verses of the tragedy Helen, the present study wants to investigate the different philosophical perspectives of the idea of αἰθὴρ, totally released from the traditional Homeric conception that paints it as a simple area of space between the human earth and the divine world. An ether full of deep suggestions emerges from the analysis, associable to peculiar shapes of the Euripidean divine κόσμος which allow a process of etheric deification: from costitutive element for the creation of human εἴδωλα, the αἰθὴρ becomes responsible of their vivification, from lifeless instrument employed by the gods, it becomes a god itself. Therefore, conceived as an immortal divine being, in an anthropologic view, the ether seems imaginable consubstantial with the human mind, where it’s considered the possibility for the immortal fragment intrinsic to humans to reach, after death, the divine ether. From this assumption, it’s examined the Euripidean effort to demonstrate, under an orphic inspiration, the immortality and the possible divine essence of the human beings’ intellect. In the end this study has the purpose to reveal the emergence of a human θεὸς νοῦς, a personal inner and innate principle whose definition is entrusted by Euripides to the teaching of prophetess Theonoe, pregnant with a new profound spirituality.
2021
Θεῖος αἰθήρ. The in-breathed divine for an Euripidean noetic
Esaminando la risemantizzante voce euripidea, l’analisi si propone, a partire da uno studio sull’Elena e da una traduzione esegetica di passi scelti, di sviscerare l’idea di un αἰθὴρ poliprospettico, svincolato dalla consolidata concezione omerica che lo effigia quale semplice intervallo spaziale tra terra e aria, tra umano e divino. Emerge un etere colorato di molteplici suggestioni, associabile a peculiari forme del κόσμος celeste euripideo che ne delineano emblematiche caratteristiche finalizzate ad un processo di divinizzazione eterica: da elemento costitutivo degli εἴδωλα umani, a demiurgo responsabile della loro vivificazione, da passivo strumento in mano divina, a entità divina esso stesso. Ascendendo a realtà divina immortale, l’αἰθὴρ appare concepibile, entro una prospettiva antropologica, come compartecipe consustanziale del νοῦς umano, ove si ponga che il frammento imperituro presente nell’uomo si elevi al cielo fondendosi, in virtù dell’equivalente essenza, con l’etere divino. Colta un’ispirazione velatamente orfica, nonché di matrice fisiologica, si considera il tentativo euripideo di dimostrare che la parte intelligente dell’uomo, alla pari del νοῦς cosmico, sia divina e immortale. Lo studio ha dunque l'obiettivo di rivelare l’emersione di un θεὸς νοῦς umano, principio personale innato la cui definizione è affidata da Euripide alla dottrina della profetessa Teonoe, gravida d’un sacro foriero di nuova spiritualità.
Euripide
Elena
Etere
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/33325