Dato che la depressione è considerata la quarta causa di disabilità al mondo, sempre più studi si sono focalizzati sull’identificazione di fattori di rischio precoci, allo scopo di pianificare interventi di prevenzione del disturbo. Un approccio ampiamente utilizzato nello studio dei fattori di vulnerabilità della depressione è il confronto di individui con familiarità per la depressione (i.e., ad alto rischio) con individui senza una storia familiare di depressione. Le difficoltà nell’esercitare il controllo cognitivo in contesti affettivi potrebbero rappresentare un fattore di rischio per la depressione. Per comprendere l’impatto delle alterazioni nell’elaborazione emozionale sul controllo cognitivo nella depressione si può far riferimento alle teorie affettivo-motivazionali della depressione. In particolare, in letteratura vi sono tre teorie affettivo-motivazionali: l’ipotesi dell’iperreattività alle emozioni negative, l’ipotesi dell’iporeattività alle emozioni positive e l’ipotesi dell’insensibilità al contesto emozionale. L’obiettivo del presente studio era quello di indagare se il controllo cognitivo in contesti affettivi rappresentasse un fattore di vulnerabilità alla depressione. A tale scopo, è stata confrontata la capacità di inibizione della risposta motoria in presenza di immagini a diverso contenuto emozionale in individui con e senza familiarità per la depressione. Ventisette partecipanti con familiarità (23 femmine) per la depressione e 25 partecipanti di controllo sani e senza familiarità (18 femmine) hanno eseguito un compito Go/Nogo con immagini a diverso contenuto emozionale (piacevoli, neutre e spiacevoli). I partecipanti con familiarità per la depressione sono risultati complessivamente più accurati rispetto al gruppo di controllo nell’inibire la risposta alle immagini a contenuto emozionale, indipendentemente dalla loro valenza (piacevole e spiacevole). Questi risultati supportano l’ipotesi dell’insensibilità al contesto emozionale, secondo cui gli individui con depressione manifestano un generale appiattimento affettivo che comporta una riduzione dell’interferenza da parte degli stimoli emotigeni. I risultati di questo studio consentono di estendere questa ipotesi anche al rischio di depressione, suggerendo che l’appiattimento affettivo che caratterizza la depressione sembra manifestarsi anche prima dello sviluppo dei sintomi depressivi.
Inibizione in contesti affettivi e rischio di depressione: un supporto all'ipotesi dell'insensibilità al contesto emozionale
CHIAVAROLI, ARIANNA
2021/2022
Abstract
Dato che la depressione è considerata la quarta causa di disabilità al mondo, sempre più studi si sono focalizzati sull’identificazione di fattori di rischio precoci, allo scopo di pianificare interventi di prevenzione del disturbo. Un approccio ampiamente utilizzato nello studio dei fattori di vulnerabilità della depressione è il confronto di individui con familiarità per la depressione (i.e., ad alto rischio) con individui senza una storia familiare di depressione. Le difficoltà nell’esercitare il controllo cognitivo in contesti affettivi potrebbero rappresentare un fattore di rischio per la depressione. Per comprendere l’impatto delle alterazioni nell’elaborazione emozionale sul controllo cognitivo nella depressione si può far riferimento alle teorie affettivo-motivazionali della depressione. In particolare, in letteratura vi sono tre teorie affettivo-motivazionali: l’ipotesi dell’iperreattività alle emozioni negative, l’ipotesi dell’iporeattività alle emozioni positive e l’ipotesi dell’insensibilità al contesto emozionale. L’obiettivo del presente studio era quello di indagare se il controllo cognitivo in contesti affettivi rappresentasse un fattore di vulnerabilità alla depressione. A tale scopo, è stata confrontata la capacità di inibizione della risposta motoria in presenza di immagini a diverso contenuto emozionale in individui con e senza familiarità per la depressione. Ventisette partecipanti con familiarità (23 femmine) per la depressione e 25 partecipanti di controllo sani e senza familiarità (18 femmine) hanno eseguito un compito Go/Nogo con immagini a diverso contenuto emozionale (piacevoli, neutre e spiacevoli). I partecipanti con familiarità per la depressione sono risultati complessivamente più accurati rispetto al gruppo di controllo nell’inibire la risposta alle immagini a contenuto emozionale, indipendentemente dalla loro valenza (piacevole e spiacevole). Questi risultati supportano l’ipotesi dell’insensibilità al contesto emozionale, secondo cui gli individui con depressione manifestano un generale appiattimento affettivo che comporta una riduzione dell’interferenza da parte degli stimoli emotigeni. I risultati di questo studio consentono di estendere questa ipotesi anche al rischio di depressione, suggerendo che l’appiattimento affettivo che caratterizza la depressione sembra manifestarsi anche prima dello sviluppo dei sintomi depressivi.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/33583